di Barbara Gallucci
Il museo Pino Pascali di Polignano a Mare conserva molte opere dell'artista scomparso nel 1968. Per fortuna i suoi lavori hanno continuato a viaggiare mantenendo viva la memoria e la diffusione delle sue opere.
A cominciare dalla Galleria nazionale d'arte moderna e contemporanea di Roma che custodisce gran parte dei suoi lavori, due esposti in permanenza nella sala Capogrossi, il Primo piano labbra del 1965 e Dinosauro riposa del 1966.
Rimanendo in Europa, a Parigi, è esposta al centro Georges Pompidou una riproduzione dell'opera Le penne di Esopo del 1968.
Una seconda tappa ideale sulle tracce di Pascali potrebbe essere Vienna dove al Mumok fa bella mostra di sé la Vedova blu, un'installazione “pelosa” molto interessante.
È nell'area riservata agli esponenti dell'Arte Povera l'opera Trappola esposta alla Tate Modern di Londra, un lavoro che ricorda le reti dei pescatori appesa però al soffitto di una sala bianca.
Ma Pino Pascali viaggia anche oltreoceano per approdare al MoMa di New York, dove trova spazio una delle armi inventate dall'artista pugliese nel 1966. Un incredibile provocazione in un Paese che con le armi continua ad avere un rapporto estremamente conflittuale.
Molto azzeccata anche la collocazione dell'opera il Mare, sempre del 1966, esposta al museo di arte moderna a Osaka, in Giappone.
Il giro del mondo sulle tracce di Pino Pascali non comprende purtroppo le collezioni private, ma ce n'è a sufficienza per godere di una produzione affascinante e molto contemporanea.