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Si sono rinnovate, le Guide Verdi del Touring, seguendo l’evoluzione dei gusti, dei consumi e del modo di viaggiare. Fra i contenuti troverete approfondimenti e consigli d’autore su musica, cinema e vita quotidiana, focus su piatti, festival e sapori locali, proposte di turismo all’aria aperta, naturalistico e sportivo. Vi proponiamo un estratto dalla Nuova Guida Verde Belgio Lussemburgo, con un approfondimento legato alle birre belghe, da scaricare (con contenuti aggiuntivi) anche in pdf.
Che la birra in Belgio non sia solo una bevanda è facile da capire anche solo consultando un elenco di tutti i tipi prodotti nel Paese – si supera facilmente quota 800! Si potrebbe quasi dire che la birra per i belgi è una specie di religione, considerando il fatto che delle otto birre riconosciute ufficialmente come trappiste (cioè prodotte all’interno di monasteri da monaci trappisti – filiazione secentesca dell’ordine cistercense - e vendute esclusivamente a beneficio del monastero stesso, che devolve gran parte dei ricavi a enti umanitari) in tutto il mondo, ben sei si trovano in Belgio, equamente suddivise tra Vallonia e Fiandre e dotate di marchio doc (nero, esagonale), che ne certifica l’origine. Senza contare il grande numero delle cosiddette birre d’abbazia, che a differenza di quelle trappiste vengono commercializzate in seguito ad accordi con produttori esterni. Se si aggiunge che quella che forse è la birra più conosciuta di tutto il Belgio, ovvero la Duvel, porta addirittura il nome del diavolo (duvel in fiammingo significa appunto diavolo), il quadro si completa: in realtà la Duvel si chiamava Victory-Ale, ma un giorno un amico del suo inventore e produttore disse: «Questa è proprio un diavolo di birra!» e il nome della birra cambiò.
Tipiche della regione di Bruxelles sono le lambic, birre prodotte con il sistema della fermentazione spontanea o selvaggia, in combinazione con lieviti particolari e sotto il controllo degli zytholoog (zitòlogi, esperti conoscitori della birra, come gli enologi lo sono del vino). Nei sobborghi della capitale sopravvivono attività artigianali che oggi aprono anche le porte ai visitatori. L’unico ad abbinare produzione e istruzione è il secolare birrificio familiare Cantillon ad Anderlecht, con annesso il Musée Bruxellois de la Gueuze (rue Gheude 56; I, E1; visita a pagamento, lun-ven ore 9-17; sab ore 10-17; www.cantillon.be), dove si possono imparare i segreti di fabbricazione delle lambic. Fuori porta anche il Musée Schaerbeekois de la Bière, in avenue Louis Bertrand NN. 33-35 a Schaerbeek (II, C4; visita a pagamento, mer e sab ore 14-18), con la sua collezione di etichette e vecchi macchinari. In pieno centro, attorno alla Grand’Place, dove la Maison des Brasseurs con il suo annesso Musée de la Brasserie testimonia della potenza raggiunta nel xvi secolo dalla corporazione dei mastri birrai, si degusta in molti locali storici, con pareti e arredi d’epoca, sotto le premure esperte dei sommelier.
Buona parte degli oltre 800 tipi di birra sono prodotti secondo metodi tradizionali da imprese a conduzione familiare, come a Falmignoul (Brasserie Caracol), o ancora a Lovanio (Domus Brouwerij) o a Mechelen (Brouwerij Het Hanker). Per poi essere assaggiate tutte assieme allo Zythos Bierfestival, che si tiene sempre a Lovanio a fine aprile. Per le birre trappiste valgono i suggerimenti di visita che troverete nella guida, riferiti all’abbazia di Orval e all’Espace Chimay, a cui si può aggiungere anche l’abbazia di Westmalle, sulla strada tra Anversa e Turnhout: non è visitabile, a meno che non si voglia passare qualche giorno in meditazione (info: www.trappistwestmalle.be), ma si possono degustare, oltre alla birra, gli ottimi formaggi prodotti dai monaci presso il Café Trappisten, proprio di fronte all’abbazia.
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