ESCLUSIVA WEB - Pico, dove i balenieri diventano guide

Sull'isola di Pico, a sette miglia da Faial, i balenieri si sono trasformati in guide per i turisti, e i cetacei invece che cacciarli con gli arpioni li avvistano con il binocolo

Faial e Pico sono separate da uno stretto braccio di mare. Sette miglia di Atlantico in cui da sempre incrociano barche e velieri. Sette miglia di canale da cui, chissà perché, le balene si sono sempre tenute alla larga. Preferivano passare più a sud, doppiando le coste scoscese dell'isola di Pico, dominata dai 2531 metri del vulcano, la vetta più alta di tutto il Portogallo. Forse lo facevano per istinto di conservazione, il canale rischiava di diventare un imbuto per le loro speranze migratorie. Per secoli è andata bene: la caccia alle balene sull'isola di Pico è iniziata solo nel 1873. E per oltre un secolo ha prodotto i migliori balenieri del mondo, arpionieri o semplici mozzi che fossero. Lo scrive anche Melville in Moby Dick, lo testimonia la grande presenza di azzorriani tra Cape Cod e Nantucket, da dove partivano le grandi spedizioni di caccia alla balena.

L'epica battaglia alle Azzorre è andata avanti fino al 1987. In un venerdì di novembre dal porticciolo battuto dalle onde partirono le ultime lance. Era una battuta di caccia di protesta. I balenieri di Pico protestavano nell'unica maniera in cui erano capaci, andando per mare e cacciando cetacei. Il governo di Lisbona aveva firmato il trattato internazionale di protezione dei cetacei e, pur non avendo ancora formalmente proibito la caccia, avevano proibito – dal 1984 - la vendita e la trasformazione di qualsiasi prodotto derivato: olio e farine. Erano tre anni che a Pico non andavano per mare e quel giorno, quando udirono i tre spari che segnalavano l'avvistamento da parte delle vedette, tutto il paese di Lajes scese in strada. Tra gli applausi i marinai calarono le scialuppe e si misero in mare. Fecero caccia grossa quel giorno: tre cachalote. Tre capodogli che vennero sequestrati dalla Brigada Fiscal della Guardia Nazionale repubblicana una volta che rientrarono in porta. All'epoca l'Armazoes dos baleiros do Sul do Pico presero l'equivalente di seimila euro di multa. E misero la parola fine alla loro epopea.

Ci vollero alcuni anni per capire che una fine drammatica può essere un nuovo inizio. I tempi cambiarono e a Pico si affacciò una nuova specie di cacciatori di balene: i turisti. Il sistema alla fine è lo stesso: avvistamento da terra, corsa in mare, avvicinamento con le scialuppe. Solo che l'arpione è stato sostituito dal cannocchiale, lo sparo dal click. E la fabbrica di trasformazione dei capodogli è diventata un museo, il museo dos Beleeiros. Sta a Lajes do Pico, a sette miglia da Faial. Racconta un'epopea che prima di diventare letteraria è stata fortemente umana. Davanti al museo anni fa hanno costruito un grande monumento a forma di M. Sui fianchi sono incisi i nomi di tutti coloro che in modo o nell'altro contribuirono a fare la storia dei balenieri delle Azzorre, dai semplici marinai ai coraggiosi arpionieri. Alcuno di loro, oramai anziani, intrattengono ancora i turisti con vecchie storie di mare. Un po' come fanno i marinai al Peter's cafè sport. A Faial, sette miglia più in là.

Info: Museo dos Baleeiros, rua dos Baleeiros 13 Lajes Do Pico tel. +351 292 679 340;
Per fare Whale Watching a Pico, Espaço Talassa ha anche un bel alberghetto dove fermarsi qualche giorno, oppure CwAzores