L'intervista. A tu per tu con Antonio Paolucci

Fuori, il cupolone danza nella luce; dentro, Antonio Paolucci, direttore dei Musei Vaticani, chiude gli occhi per meglio focalizzare i ricordi. E il suo viaggio comincia: «Eccomi bambino a Ravenna alle prese con il mio primo viaggio, stupito e stordito dai mosaici della basilica di S. Vitale e del mausoleo di Galla Placidia. Quell’oro e quel blu capolavori dell’arte bizantina mi sono entrati subito nel cuore e lì sono rimasti». L’affabulatore Antonio dipinge la scena: lui a sei anni che accarezza le tessere incantate, già allora cantore del bello.

Il viaggio ci porta verso sud, lui sempre ispirato da un’Italia magica. «Il sito archeologico di Saepinum ai piedi del Matese (in Molise, ndr) e stretto fra vasti prati è la Pompei dei pastori di virgiliana memoria. E mi viene in mente un verso delle Bucoliche: “Et iam summa procul villarum culmina fumant maioresque cadunt altis de montibus umbrae, ma già lontano si leva dal sommo delle case il fumo e cadono l’ombre più grandi giù dagli alti monti”.»
L’armoniosa pennellata di verdi e di grigi si trasforma in una tavolozza più decisa di neri e di viola: sono i colori tufacei di Sutri, successiva tappa del cuore di Paolucci. «È un luogo che parla etrusco, romano e medievale, immerso in un paesaggio di forre, valloni e corsi d’acqua mescolati a castagni, lecci, pioppi, rimasto così com’era ai tempi di Carlo Magno (che prima di essere incoronato nel castello di Sutri incontrò papa Leone III, nda), una vera rarità per il territorio italiano».
Il viaggio per ora è finito: noi andiamo in pace mentre, fuori, il cupolone danza ancora nella luce.

 

Questo è il modo di viaggiare di Antonio Paolucci.

Potete scoprire il nostro modo di viaggiare dal 13 marzo visitando la mostra “In viaggio con l'Italia”.

E voi? Qual è il vostro modo di viaggiare? Scriveteci, costruiamo insieme un altro pezzo di questa storia!
 

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