Uomini e toponimi. Ma è un cartello o scherzi a parte?

Le indicazioni stradali diventano protagoniste online, tra allusioni, facili ironie e qualche guizzo linguistico, più o meno vero

Siamo sempre alla ricerca di distrazioni e internet è il massimo della distrazione. Stare su internet si è subito chiamato “navigare” e navigare non è certo il modo più diretto di viaggiare: a decidere sono il vento, le maree, le onde. Entriamo “in rete” come se ci mettessimo per mare dove è inutile dire «arrivo in un’ora»: non si può mai sapere se qualcosa ci tratterrà, o meglio ci intratterrà. Ci colleghiamo nel tempo libero, nel tempo di lavoro, nel tempo di attesa, sul treno, sull’autobus: magari dobbiamo cercare un’informazione e perdiamo un’ora incuriositi da un dettaglio, da qualcosa di spiritoso o di morboso. I siti sono perciò sempre alla ricerca di “contenuti” capaci di distrarre. Un esempio recente è stata la galleria di fotografie intitolata «Quando il cartello stradale fa sorridere», pubblicata sul sito www.repubblica.it. Si tratta di foto di cartelli stradali a vario titolo buffi: in alcuni è proprio buffo il nome del paese o della frazione, in altri la scritta è stata modificata sul cartello, con vernice; in altri ancora è stata resa buffa dopo essere stata modificata, con lo stesso programma Photoshop che serve per cancellare i difetti fisici ai divi nelle fotografie per i rotocalchi. La prima categoria contiene soprattutto paesi con allusioni sessuali: “Tope a 150 metri”, “Trepalle”, “Orgia”»... Quando si arriva a “Sesso” (esiste, è in provincia di Reggio Emilia) ci si ricorda che l’umorismo sessuale dopo un po’ stufa, se uno non è adolescente. Altri nomi sono altrimenti buffi: come Poveromo o Paperino. Per i nomi modificati si può citare un cartello di “Figline” (con la “l” resa “h”) e un altro in cui il comune “Rozzano”, alle porte di Milano, è diventato: “Rozzangeles”».

In effetti quando si gira in Italia basta stare attenti ai cartelli e si trovano nomi di luoghi che non sembra di avere mai sentito prima. Una categoria a sé è quella che io chiamo Sottosopra: cartelli accostati che indicano la strada per “Vagli sotto” e “Vagli sopra”, “Cenate sotto” e “Cenate sopra”, “Vò destro” e “Vò sinistro”. L’onomastica è una risorsa umoristica, ma non si tratta di un umorismo molto nobile. A volte lo si nobilita con qualche sforzo, come quando fu coniata la strofetta antifascista: «Ei non venne da Lodi per Lodarvi né da Piacenza per Piacervi: ei venne da Predappio, per predarvi». Col tempo si sono stratificate nuove variazioni: da Trapani per trapanarvi, da Pesaro per pesarvi, da Lecco per leccarvi... Come battute umoristiche stufano, come giochi di parole stimolano la volontà di trovare nuovi esempi. 
Tornando ai cartelli stradali, la galleria ne proponeva alcuni in cui il gioco consisteva nell’accostamento di due toponimi, sullo stesso cartello o su due cartelli vicini. In Puglia “Cozze” / “Conversano”. In Romagna: “Porto Fuori” / “Marina di Ravenna” (sembra il proposito di un latin lover). Cinque cartelli indicavano la strada per comuni che nella realtà sono lontani fra loro. L’accostamento stradale più spiritoso sarebbe quello fra i cartelli di “Ovada” e “Ovenga” ma la foto relativa è stata elaborata al computer. I cartelli originali indicano “Ovada” e “Genova”, ma qualche arguto enigmista si è accorto che con le lettere di “Genova” si può ottenere il perfetto anagramma “Ovenga” e lavorando di mouse ha ottenuto la foto con la coppia “Ovada” “Ovenga”.
Se è sempre stato saggio diffidare del potere testimoniale assoluto delle fotografie, alla nostra epoca ogni cautela è più che necessaria.  

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