di Clelia Arduini
Il viaggio è sempre stato nelle corde di Gianfranco Vissani, chef superstellato di fama internazionale, radici umbre mai estirpate, un senso di irrequietezza che lo spinge ad andare, provare, inventare. Del resto i cuochi sono artisti e da loro ci si aspetta di tutto. "Da bambino e da ragazzo mi muovevo spesso con mio padre, ma se mi chiede quale sia il luogo che mi ha colpito di più dico subito: tutta l’Italia. Non si butta via niente di questo nostro Paese che ho sperimentato in lungo e in largo alla ricerca delle materie prime per i miei piatti. I prodotti sono l’espressione più vera di un territorio e delle sue tradizioni e io ho qui in testa un’indelebile cartina geografica di queste ricchezze. Gliene dico alcune: la salsiccia di Bra, il bitto della Valtellina, il puzzone di Moena, il prosciutto di Sauris, i fagioli di Lamon della vallata bellunese, il peposo della Toscana, la ventricina e il fiatone d’Abruzzo".
Vissani è una pentola in ebollizione: quando parla del tartufo nero umbro cavato appena nato, torna bambino. Ma l’amore segreto è Firenze, città a suo dire maschia (mentre Venezia è femmina) dove si ritirerebbe volentieri non prima però di essersi goduto la sua dimora a Baschi, provincia di Terni: Casa Vissani (un altro “figlio” nel frattempo è nato a Cortina d’Ampezzo, e battezzato L’Altro Vissani).
Se l’italia fosse un piatto? "Non c’è dubbio," ride. "Sarebbe un gran minestrone". Poi torna serio: "Vorrei che il mio Paese si riprendesse l’identità e le tradizioni perse lungo la strada. Come? Mandando tutti a scuola a imparare l’accoglienza e a essere più consapevoli e rispettosi dei propri tesori, perché è da qui che si ricostruisce l’immagine dell’Italia".
Questo è il modo di viaggiare di Gianfranco Vissani.
Potete scoprire il nostro modo di viaggiare dal 13 marzo visitando la mostra “In viaggio con l'Italia”.
E voi? Qual è il vostro modo di viaggiare? Scriveteci, costruiamo insieme un altro pezzo di questa storia!