L'intervista. A tu per tu con Piero Angela

“I miei primi viaggi li ho fatti con la fantasia perché non si usava fare turismo, poi è arrivata la bicicletta e allora è stata tutta una scoperta”. Quel piacere della scoperta che sin dall’infanzia ha pervaso Piero Angela – basta il nome per presentarsi - e non l’ha mai più abbandonato. A 85 anni, ma ne dimostra dieci di meno, il giornalista torinese viaggia sulle ali del ricordo con una precisione certosina e nello stesso tempo passionale che sembra di essere con lui su quella bicicletta.

“Con il mio più caro amico, Lodovico Lessona - grande pianista scomparso ormai da tempo a causa di un incidente aereo - andavo in bici da Torino a Rivarolo Canavese dove la sua famiglia era proprietaria di un castello. Durante il tragitto, circa 25 chilometri, facevamo merenda con panini al salame. Spesso andavo sulle colline torinesi, in Valsalice, con un altro amico, Renzo Tomatis, prendevamo il tram 13 al capolinea e una volta arrivati giocavamo agli indiani. E quando si poteva partivo con mia madre per le vacanze estive, all’inizio a Varazze poi ad Alassio, muniti delle sue cappelliere con i bordi rinforzati di cuoio mentre i bagagli più ingombranti venivano spediti”. Piero Angela ricorda una spiaggia immensa con le barche dei pescatori, la mamma, la tata e lui. Si era alla fine degli Anni Trenta.

Arrivarono poi i brevi soggiorni a Bognanco, pochi chilometri da Domodossola, dove il giovanissimo Piero andava a far legna con i boscaioli e raggiungeva un alpeggio isolato, Passo del Fornalino. “Qui c’era un pastore con i baffoni bianchi – ricorda – che viveva in un casetta di pietra, era un reduce della guerra di Abissinia. A volte rimanevo ad ascoltare le sue storie accanto al fuoco e lui mi offriva pane, polenta e latte, poi mi addormentavo sulla paglia e il giorno dopo andavo a raccogliere stelle alpine e bacche di ginepro per fare il genepì. Questo – dice Angela - era il mio turismo a chilometro zero, del resto erano gli anni della guerra, non ci si poteva divertire se gli altri morivano”.

“Il lavoro mi ha poi portato in giro per il mondo specie nei luoghi dove c’è Scienza - Europa, Stati Uniti, Giappone - e ho viaggiato attraverso la mente e le vite delle persone che ho incontrato. L’Italia l’ho visitata attraverso le conferenze cui ho partecipato, ma mi manca molto da vedere e ogni anno in estate mi riprometto di affittare un’auto per riscoprirla da nord a sud, tanto dove vai non sbagli perché dovunque c’è bellezza e arte. Certo, si potrebbe fare di più per la valorizzazione dei beni culturali e raccontare meglio alla gente la loro storia con l’utilizzo della tecnologia informatica (insieme all’amico Paco Lanciano e altri esperti, Angela ha realizzato l’allestimento multimediale delle Domus romane di Palazzo Valentini a Roma). Ma – conclude - quel che serve oggi al nostro Paese è la creatività, elemento indispensabile per unire in modo corretto antichità e innovazione e costruire un indimenticabile viaggio nel tempo.” Come quello al Passo del Fornalino dove Piero non è più tornato, ma che rimane scolpito nella sua memoria senza bisogno di realtà virtuale.

Questo è il modo di viaggiare di Piero Angela.
Potete scoprire il nostro modo di viaggiare dal 13 marzo visitando la mostra “In viaggio con l'Italia”.

E voi? Qual è il vostro modo di viaggiare? Scriveteci, costruiamo insieme un altro pezzo di questa storia!

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