Gioielli di famiglia. Pineta di Isernia

Tra le alture del Matese e il massiccio delle Mainarde c’era il più antico insediamento umano organizzato d’Europa. Dove l’Homo erectus ha lasciato molte tracce

Fu molto emozionante, parecchi anni fa, scendere con altri nella grande fossa dove, a lato della superstrada Vasto-Caserta, era stato ritrovato, in località Pineta di Isernia, il più antico insediamento umano “organizzato” che si conoscesse allora in Europa. Il computer aveva detto che 736mila anni prima lì l’Homo erectus aveva abitato, si era riprodotto, lasciando tracce evidenti di sé, anche se nessuna necropoli era stata ancora rintracciata. Dove stavamo noi un gruppo di “antenati” aveva effettuato una bonifica (vicino scorreva un limpido torrente), affilato e colorato selci con le quali era andato a caccia di animali grossi, intrappolandoli e sfinendoli per dissanguamento per trarne carni, grassi, ossa, pellami.

Dal grande scavo stratificato, fra un banco di travertino e una colata lavica più “recente”, emergevano grandi zanne di elefante, mandibole dentate di rinoceronti impastate con l’argilla, e pure ossa di ippopotami, anch’essi all’epoca presenti (il Mediterraneo non ci divideva ancora dall’Africa), nonché di bufali, bisonti, daini, cervi, orsi e cinghiali, assieme a resti di pesci e uccelli. Tutte prede della tribù nomade che si accampava sotto l’attuale Isernia nei mesi di primavera-estate migrando verso l’alto alle prime forti piogge autunnali. I cartelli turistici parlavano già di un Homo Aeserniensis per far colpo sui turisti e sui ragazzi delle scuole. Ma si doveva pure combattere contro qualche abusivo che cercava di costruire vicino all’accampamento di quei remoti nomadi cacciatori.

Con gli anni l’area paleolitica di scavo della Pineta è stata coperta con un padiglione che la rende praticabile per le visite guidate su prenotazione. Tutti i giorni, tranne il lunedì. Un museo all’aperto. Mentre nel cuore medievale di Isernia, e precisamente nell’ex convento di clausura di S. Maria delle Monache (benedettine), è fruibile una mostra permanente dei reperti, sempre più copiosi e affascinanti, della Pineta, con ricostruzioni virtuali assai suggestive. Al punto di meritarsi la copertina della rivista americana Nature. Ma nel Museo archeologico cittadino vi sono anche testimonianze interessanti sulle necropoli delle diverse etnie molisane, collezioni di lapidi provenienti dal mare di Termoli come dalla montagna di Alfedena, e inoltre da Larino, Montorio nei Frentani, Carovilli, Campochiaro. Nonché materiali didattici che ci fanno “leggere” e capire meglio il mondo dei Sanniti, popolo “tosto” come pochi (www.iserniaturismo.it).
Il fascino appartato di Isernia è accresciuto dal fatto di trovarsi fra le alture del Matese e il massiccio verde e maestoso delle Mainarde. Per questo vennero denominati Pentri (popolo dei monti) i componenti di una delle tribù sannite che fondarono e tennero la città divenuta più tardi municipio romano. Pastori per lo più, oltre che solidi guerrieri: ben prima dei Romani, essi praticavano “la mena delle pecore”, la transumanza delle greggi lungo i tratturi (“l’erbal fiume silente” di Gabriele D’Annunzio), fino al mare Adriatico di Puglia.

 

 

 

 

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