di Stefano Brambilla | Fotografie di: Francesco Tomasinelli
Quello che sembra un paesaggio del Grande Nord è in realtà il parco nazionale della Sila, a pochi chilometri da Ionio e Tirreno. Un altopiano incantato, che d’inverno diventa lo scenario ideale per molti sport invernali, come lo sleddog
Gianni Sabella è salentino, ma viene in Calabria per allenarsi. Windsurf? Subacquea? Macché. «Sono un musher, ovvero uno di quelli che portano le slitte trainate dai cani» racconta. «Da anni giro l’Europa per lo sleddog. E posso dire che nessun posto in Europa regge il paragone con la Sila».
Sfasamenti geografici. A noi, gente del Nord, non verrebbe mai in mente che una regione come la Calabria possa offrire panorami che al primo sguardo paiono dolomitici, scandinavi o canadesi, alla Jack London, per intenderci. «Mi viene sempre in mente Narnia, quando i bambini escono dall’armadio, hai presente?» sorride Sabella. «I pini strabordanti di neve, i faggi con i rami che sembrano di cristallo, i pianori bianchi a perdita d’occhio...». La Sila invernale è proprio così, come la descrive il musher: un paesaggio da favola nordica, che lascia stranito e stupefatto chiunque vi capiti. Immaginatevi non montagne aspre e rocciose, ma piuttosto un altopiano ondulato e boscoso, imbiancato da dicembre a fine marzo, che ha preservato nei secoli i suoi spazi e i suoi silenzi: pochi gli insediamenti, minimi gli impatti dell’uomo. E che, oltre che dalle orme dei daini, dei lupi e degli scoiattoli neri, è segnato da qualche anno anche da quelle degli husky.
«All’inizio ero scettico: portare i miei cani in Calabria non era soltanto una perdita di tempo? Poi ho scoperto l’eden. Non c’è altro luogo, in Italia o altrove, che unisca la varietà del paesaggio alla possibilità di correre per lunghi tratti: sulle Alpi si è sempre frenati dalle montagne, qui c’è tutto lo spazio che desideri...» si entusiasma Sabella, che dallo scorso anno presso il centro fondo Carlo Magno – nel Comune di San Giovanni in Fiore (Cs) – offre corsi e corse con i cani tutti i weekend invernali. «Tanto che abbiamo invitato musher da varie parti d’Europa e tutti sono rimasti impressionati: l’evento Dogs on the snow, a febbraio, una settimana di traversata non competitiva in slitta, è ormai una realtà consolidata e apprezzata, con l’appoggio di tutti gli enti interessati. Adesso l’obiettivo è creare una gara importante, che susciti l’interesse di federazioni e di atleti. Così da far conoscere a tutti la Sila invernale». E attirare il turismo.
Naturalmente un grande altopiano innevato non è ideale solo per lo sleddog. «Da otto anni gestiamo il centro sci di fondo Carlo Magno, dove si possono noleggiare sci nordici e ciaspole» spiega Paolo Spina Iaconis, della cooperativa La Comune Sangiovannese. «Per gli sciatori, abbiamo tre anelli omologati Fisi, ma i percorsi sono moltissimi, anche per chi vuole semplicemente camminare tra gli alberi. Il parco nazionale sta facendo in questo senso un gran lavoro».
«Puntiamo molto sull’accessibilità» conferma Sonia Ferrari, presidente dell’area protetta, che si estende su tre province. «Vogliamo che il nostro territorio sia praticabile da tutti, bambini e disabili in primis. Così, per esempio, abbiamo tracciato 700 chilometri di sentieri insieme al Cai. Ma devo dire che la conformazione dell’area ci aiuta: ci sono molte passeggiate lunghe e facili, sull’altopiano, adatte davvero a tutti». Proprio per mettere in rete le esperienze relative allo sleddog, l’area protetta ha appena approvato un gemellaggio – promosso dal gruppo sportivo Antartica – con il parco nazionale dell’Appennino Tosco Emiliano e il parco naturale Sirente Velino, dove si svolgono i maggiori eventi di sleddog appenninici. Ma tanto sta facendo in questi ultimi anni per promuovere un territorio ancora poco noto. «Cerchiamo di destagionalizzare» continua Ferrari «in fin dei conti i nostri tesori d’arte, natura, artigianato e gastronomia sono accessibili tutto l’anno!». Qualcuno, solo per farvi venire l’acquolina in bocca: i capolavori di Mattia Preti a Taverna, l’arte tessile a San Giovanni in Fiore, i pini larici giganti di Fallistro, le patate, i funghi, la carne podolica. Da gustare dopo una ciaspolata, magari. O dopo una sciata sul monte Botte Donato: là in fondo, nelle giornate limpide, si vede l’Etna. E il mare.