di Giancarlo Baroni | Fotografie di: Giancarlo Baroni
L’autore di questa foto è il socio Giancarlo Baroni, 60 anni, impiegato e poeta. Se volete vedere i vostri scatti pubblicati su Touring inviatene un massimo di cinque in formato jpeg a photofinish@ touringclub.it, o caricate le vostre gallery e i vostri racconti di viaggio su www.touringmagazine.it.
Roma è la città che, dopo quella in cui vivo, conosco meglio. Mi sono recato nella capitale tante volte e cerco di mantenere questa buona abitudine. Le occasioni non mancano, parecchie per esempio sono le mostre importanti di pittura, scultura, fotografia e, più in generale, le manifestazioni artistiche che Roma offre ai visitatori. Da Parma la raggiungo facilmente; con l’alta velocità è possibile andare e tornare in giornata ma preferisco fermarmi almeno una notte per immergermi, senza fretta, nella vita della capitale.
Roma appare al turista una e molteplice, le sue meraviglie sono diffuse e stratificate; la città non appartiene a un periodo preciso e delimitato ma al tempo nella sua durata più ampia, a secoli e secoli di storia. Un monumento qui comprende una varietà di stili, è formato da materiali che provengono da epoche distanti. A un capolavoro antico ne segue immediatamente uno rinascimentale o barocco. Si dice che per visitare Roma non è sufficiente una vita: niente di più vero. Ogni volta che ci vado torno a vedere alcune delle sue piazze più famose e frequentate, a cominciare da piazza Navona, e torno ad ammirare alcune delle sue chiese, come S. Luigi dei Francesi con i dipinti del Caravaggio e Sant’Ivo alla Sapienza dalla cupola spiraliforme. Indugio davanti al Pantheon e a palazzo Farnese, entro in un museo. Volentieri mi spingo verso zone meno battute.
Ho scattato questa fotografia a novembre, in una di quelle giornate luminose e terse quando i colori e le ombre creano spontaneamente profondità e volumi, atmosfere metafisiche e sospese. Era una mattina festiva, all’Eur si incontrava poca gente. Il palazzo della Civiltà del Lavoro, chiamato anche “Colosseo quadrato”, metteva in risalto le proprie magiche geometrie. L’ho ripreso così com’era, con un vecchio apparecchio non digitale e una buona pellicola.