di Luca Bonora | Fotografie di: Marco Garofalo
Costruito esattamente cent’anni fa dai tedeschi, il cargo MV Liemba è la nave in servizio più anziana al mondo. Da allora agisce da collegamento tra Tanzania, Zambia, Congo e Burundi, i quattro Paesi africani affacciati sul lago Tanganica.
Siamo saliti a bordo per raccontarvi la sua avventurosa storia e quella dei suoi variopinti passeggeri
Questa è una di quelle storie che a sentirle raccontare, la prima cosa che pensi è: dovrebbero farci un film. Ebbene, è già successo. Ed è stata una di quelle rare volte che una sceneggiatura è stata meno spettacolare della realtà. Provate a pensarci: nel 1913 i tedeschi costruiscono un cargo, 70 metri di lunghezza per 10 di larghezza, battezzato Graf von Götzen in omaggio all’ex governatore dell’Africa Orientale Tedesca. La von Götzen raggiunge smontata il porto di Dar Es Salaam, in Tanzania, e da qui, dopo 1.200 chilometri in treno, Kigoma, sulle rive del lago Tanganica, controllato all’epoca dalla Germania. Affondata nel 1916, fu recuperata nel 1924 e rimessa in acqua dagli inglesi col nome di MV Liemba.
Nel 1935 uscì un romanzo ispirato alle vicende belliche della von Götzen-MV Liemba, ribattezzata The African Queen, «La regina d’Africa». Nel 1951 John Huston ne trasse un film con lo stesso titolo, La regina d’Africa. Protagonisti, due stelle di Hollywood, Humphrey Bogart e Katharine Hepburn. Le riprese furono ambientate in gran parte proprio sulle rive del Tanganica...
Le riprese furono ambientate in gran parte proprio sulle rive del Tanganica, come racconta la Hepburn. nel suo personale reportage, dal titolo: The Making of The African Queen or How I went to Africa with Bogie, Bacall and Huston and almost lost my mind («Le riprese della Regina d’Africa, ovvero Come andai in Africa con Bogart, la Bacall e Huston e per poco non divenni matta»). Il film ottenne quattro nomination, e Bogart vinse il premio Oscar come miglior attore protagonista.
La MV Liemba, come è chiamata ancora oggi, ha compiuto cent’anni. Con ogni probabilità è la nave più vecchia tra tutte quelle in servizio nel Continente nero. Il fotografo Marco Garofalo si è imbarcato a Kigoma, in Tanzania, e per tre giorni e tre notti ha viaggiato sulla MV Liemba. «È un viaggio incredibile ma anche più fattibile di quanto si pensi: dall’Europa si raggiunge facilmente la capitale Dodoma e da lì sono frequenti i voli interni per Kigoma, che è una città a suo modo turistica, attrezzata per accogliere viaggiatori anche non troppo spartani. In generale, la Tanzania è un Paese molto ospitale, l’inglese è diffuso e abbiamo trovato sempre grande cortesia e gentilezza».
La nave ha circa 400 posti: 18 in prima, 16 in seconda e 350 in terza classe. A bordo c’è un ristorante con camerieri in livrea e un’ottima cucina locale, a base di pesce e di carne. C’è una distinzione netta fra i passeggeri delle prime due classi, racconta Garofalo, e gli altri. Ma la cosa che colpisce di più è che questa piccola nave è il più grande mercato galleggiante dell’Africa: tutto quello che non c’è nella tua terra, dai pezzi di ricambio per i motori a certi cibi, ai tessuti, te lo porta il Liemba.
Le soste che compie tra Kigoma, nel nord della Tanzania, e Mpulungu, in Zambia, sono diciassette, ma gli approdi sono molti meno: poiché lungo le rive l’acqua è bassa, la nave deve restare al largo e il trasbordo dei passeggeri e delle merci avviene tramite canoe. I tempi si dilatano, come spesso accade in Africa. «Quando si riparte?» «Quando abbiamo finito, quando siamo pronti». Grosso modo il viaggio dura tre giorni, altrettanti ne servono per tornare a Kigoma, e si riparte. Con nuovi passeggeri, un nuovo carico, nuove storie da raccontare. «Abbiamo mangiato pesce affumicato alla buona in una sala macchine semibuia, invitati da passeggeri che laggiù ci dormivano, non avendo i soldi nemmeno per la terza classe», racconta Garofalo. «E in prima classe abbiamo incrociato personaggi che poi abbiamo saputo essere trafficanti di diamanti.»
Sembra davvero uno di quei film ambientati in Africa durante la guerra, e invece è molto di più. È la realtà, ogni giorno, sulle rive del lago Tanganica.