di Marta Calcagno Baldini | Fotografie di: Andrea Frazzetta
Giosuè Carducci ne esaltò il coraggio durante il Risorgimento. Oggi la città lombarda sinonimo di industria e acciaio ritrova l’orgoglio e punta sulla cultura con grandi mostre al museo di S. Giulia, valorizza il suo passato (anche grazie al Tci) e rivitalizza il quartiere del Carmine grazie a giovani artisti... ruggenti.
NEWS: Martedì 25 giugno a Brescia la presentazione delle proposte culturali cittadine e delle attività del Touring! Tutte le info su www.touringclub.it/news/dettaglio/1213/A-Brescia-si-discute-la-rinascita-della-città. Partecipate numerosi!
Leonessa d’italia non è un appellativo che si meritano in molte. Giosuè Carducci definì Brescia con queste parole per sottolineare il coraggio con cui si batté durante l’insurrezione delle Dieci Giornate. Costanza, forza e tenacia dei suoi abitanti sono senza dubbio ancora qualità distintive della città, e sono note oggi soprattutto per l’efficienza dei bresciani in campo lavorativo. La Leonessa, però, ora ha deciso di mostrare un suo lato quasi nascosto o meno esplorato, ovvero quello del ricco patrimonio artistico-culturale che conserva: si va dall’età preistorica passando per la classicità, fino all’arte moderna e contemporanea. Una nuova Brescia si svela con arguzia, intelligenza e capacità proponendo un itinerario che unisce il passato alla tecnologia, l’arte moderna alla sperimentazione, e lasciando anche spazio al divertimento e ai giovani.
Partendo dall’epoca romana, il primo a rinnovarsi è il Capitolium, tempio eretto tra il 73 e il 74 per volontà dell’imperatore Vespasiano, quando Brescia si chiamava Brixia: si tratta della prima parte toccata da una serie di interventi di scavo, studio e restauro che interesseranno l’intero complesso archeologico a ridosso del museo di S. Giulia. Grazie a contributi pubblici e privati è stato possibile aprire momentaneamente il tempio restaurato (il 22 giugno i consoli Tci di Brescia organizzano una visita guidata del sito, info qui). Come tutti i capitolium, anche questo era dedicato alla triade Giove, Giunone e Minerva: per visitare le parti appena aperte e coglierne appieno le funzioni e l’originaria struttura Studio Azzurro ha realizzato, nella cella orientale del tempio, un’installazione di video, luci e suoni: un vero e proprio racconto multimediale preparerà gli spettatori a visitare i resti archeologici spiegando com’era in origine e com’era utilizzato il sito.
La tecnologia sta al capitolium come l’arte contemporanea sta al monastero benedettino di S. Giulia: fondato nel 753 da Ansa, moglie di Desiderio, allora duca di Brescia (e futuro re longobardo d’Italia), ora ospita 11mila reperti antichi. La visita a questo museo fino al 30 giugno sarà quasi come una caccia al tesoro: tra elmi e ornamenti, ritratti e bronzi romani, testimonianze longobarde, si troveranno esposte anche le opere di due nuove mostre che fanno parte del progetto «Novecento mai visto» che vuole mettere a confronto, in un luogo antico come S. Giulia, una scelta di lavori provenienti da collezioni private d’arte contemporanea. «From Albers to Warhol to (now)» raccoglie opere della Daimler art collection (artisti della Bauhaus, del costruttivismo o dell’arte concreta), mentre «Da de Chirico a Cattelan e oltre» mette in mostra i lavori provenienti da collezioni pubbliche e private bresciane (dal futurismo a Fontana, de Chirico, Cattelan, Depero, Evola). Anche la mostra da poco conclusasi al Museo diocesano, «L’Età del Rame», si avvaleva di supporti tecnologici e multimediali per raccontare l’epoca della preistoria in cui nacquero la ruota e i primi strumenti bellici.
È invece grazie ai restauri da poco conclusi che si può ammirare un luogo che fin dal 1640 è nel cuore dei bresciani: la chiesa di S. Maria della Carità, in via dei Musei, che ha riaperto lo scorso 31 gennaio dopo due anni di lavori. È una delle più amate dai cittadini, soprattutto per i numerosi miracoli che nei secoli si attribuirono a questa Madonna. La chiesa è il più recente tra i luoghi Aperti per Voi in città dai volontari Tci per il patrimonio culturale: gli altri sono la chiesa di S. Giorgio, nell’omonima piazzetta, anch’essa a lungo chiusa per restauri e riaperta nel 2009, e il percorso archeologico di palazzo Martinengo, un insolito e suggestivo itinerario “sotto la città” che permette di scoprire le successive stratificazioni storiche dall’epoca romana in poi.
Mentre una Brescia antica e sconosciuta risorge nelle vie centrali della città, con grande sorpresa ci si manifesta un’altra Brescia, nuova ma altrettanto poco celebrata. Siamo nel quadrilatero tra porta Trento e piazza Loggia, via dei Mille, via Lupi di Toscana e le pendici del Cindeo, ovvero nel Carmine: un nuovo fermento giovanile scorre in un quartiere che sono stati proprio i ragazzi a rivalutare, e la zona che in passato ospitava prostitute e poveri senza casa, oggi è sede di nuovi bar e atelier di artisti emergenti: «La cultura qui nasce sul posto. Ogni ragazzo spesso ha un suo lavoro, poi realizza a parte opere, quadri, sculture, installazioni o altro, e li espone. Solitamente le nostre gallerie diventano i bar qui al Carmine». Ne sono convinti da OzioLab, il laboratorio fondato da Sandro, «Biro» e Cristian, tre artisti che hanno aperto il loro studio in via Battaglie 55, proprio all’angolo con contrada del Carmine. Realizzano sculture, quadri, lampade, rielaborazioni di mobili, poesie, grafica, e anche preventivi e consulenze per le finiture d’interni con materiali naturali. «Il progetto, oltre che a propagandare se stesso, mira a far esibire creativi e musicisti strampalati che difficilmente avrebbero spazi a disposizione».
Le diverse realtà presenti nel quartiere si conoscono e integrano fra loro: Carminiamo è il nuovo comitato spontaneo che unisce numerosi locali, negozi, associazioni e abitanti presenti nella zona per promuovere la cultura favorendo la partecipazione attiva dei diversi soggetti che la abitano o frequentano. Certamente al Carmine, oggi, si consuma anche il meglio della vita notturna della città, tra bar e ristoranti: si parte all’ora dell’aperitivo con un Pirlo, bevanda a base di vino bianco frizzante, Campari e seltz (in dialetto «pirlo» significa «girato»). Il locale ideale in cui assaggiare il Pirlo al Carmine è il Carmen Town, in via Fratelli Bandiera 3: galleria d’arte, sala concerti e ristorante.
Ha una storia lunga più di trecento anni il Teatro Grande di Brescia, nel centralissimo corso Zanardelli: magnifica struttura architettonica, sorge nello stesso luogo dove si aprì il primo teatro pubblico di Brescia nel 1664. Assieme al Teatro sociale di via Cavallotti, gestito dal Centro Teatro stabile, è uno dei luoghi simbolo della cultura in città. Vi consigliamo una visita anche diurna al teatro, che rimane aperto durante il finesettimana tutto il giorno, dalle 10 alle 20.30, compreso il bar dove è possibile fare una piacevole sosta.