di Elena Del Savio | Fotografie di: Monica Vinella
Una pista ciclabile che corre da Donauwörth in Baviera all'Italia settentrionale, passando per l'Austria, permette di seguire le tracce della Via Claudia Augusta, 350 miglia di strada consolare romana percorsa a suo tempo dalle legioni di Germanico e di Claudio nel primo secolo dopo Cristo. Un viaggio tra borghi medievali, chiese gotiche, ponti coperti, foreste e laghi, alla ricerca del passato romano dell'area. IN ESCLUSIVA WEB, NEGLI APPROFONDIMENTI A DESTRA, L'ITINERARIO MAPPATO TAPPA PER TAPPA!
Nell’estate del 15 a.C. la campagna di conquista delle aree a nord delle Alpi è in pieno svolgimento. L’esercito romano avanza in territorio retico (che corrisponde più o meno all’attuale Baviera più Tirolo occidentale, Trentino-Alto Adige e Valtellina), guidato da Nerone Claudio Druso, detto poi il Germanico per le sue vittorie in questa campagna, e figlio adottivo dell’imperatore Ottaviano Augusto. Le legioni procedono lungo un percorso appositamente tracciato, utilizzando rotte già usate dalla preistoria, che le conduce alle sponde del Danubio; dove lo stesso anno sconfiggeranno definitivamente i Reti. Una sessantina d’anni dopo (46-47 d.C.) quel percorso di conquista fu completato, ampliato, e contrassegnato con il proprio nome dall’imperatore Claudio, figlio del generale Druso.
Nasceva così la Via Claudia Augusta, una delle vie imperiali più importanti, lungo le cui 350 miglia romane (518 chilometri) si sarebbero spostate merci e persone, culture e idee. Oggi la via è un percorso turistico, da fare a piedi o in bicicletta, che attraversa Germania, Austria e Italia. Nel suo nome è nata un’associazione che unisce i tre Paesi, per promuovere la riscoperta di questo tracciato e assistere quanti decidono di avventurarvisi. Ma chi si aspettasse di camminare fra monumenti romani e scavi archeologici rimarrebbe deluso. Insomma, è un viaggio sulla fiducia.
Per cominciare, il percorso della ben tenuta pista ciclabile che va sotto il nome di Via Claudia Augusta raramente coincide con l’originale carreggiata romana, che per ragioni di sicurezza correva in terreno meno esposto. A ciò si aggiunge che, mentre in Germania e Austria, forse perché attraversa aree meno abitate, è stato possibile individuare con una certa precisione il tracciato romano, questo, in zone più insediate e coltivate come l’Alto Adige, è meno riconoscibile. Anche per ciò la cosa migliore è partire da Nord, dal fiume meta dell’avanzata romana. Inoltre, mentre tutte le fonti concordano sul punto d’arrivo (un luogo individuato nell’odierna Donauwörth), non accade altrettanto al di qua delle Alpi. Per quanto certo l’inizio a Trento, più a sud si dirama in due tronconi: uno, via Treviso, arriva all’Adriatico, l’altro attraverso Verona giunge al Po. È, probabilmente, il tracciato originario che, in un cippo miliare trovato nel Cinquecento a Rablà (Bz), in val Venosta (oggi al Museo civico di Bolzano), è definito proprio «a flumine Pado at flumen Danuvium», dal Po al Danubio.
Partiamo dunque da Donauwörth, dove si arriva con un treno veloce da Monaco di Baviera. La graziosissima cittadina della Svevia, sorta all’intersezione del Wörniz nel Danubio, fino al XIV secolo fu libera città imperiale e prospero centro commerciale. Dalla Rieder Tor, la porta con due bastioni circolari, entriamo nel Ried, il raccolto nucleo antico, tranquillo e pedonalizzato, su un isolotto creato da un corso d’acqua ancora esistente.
La ciclabile Claudia Augusta incomincia subito a sud del Danubio e della città, e all’inizio sembra poco promettente. Si pedala lungo l’Augsburgerstrasse a fianco delle auto, fra distributori di benzina e capannoni; e neanche il primo cippo commemorativo (con iscrizione in tedesco) che troviamo poco dopo un po’ all’interno, sul luogo dove partiva l’effettivo tracciato della strada romana, riesce a suscitare qualche reminiscenza. Procedendo, però, fra campi di mais, girasoli e barbabietole e mucche al pascolo il paesaggio si fa bucolico e suggestivo; soprattutto quando, dopo il grazioso villaggio di Mertingen, la pista, che localmente si chiama Römerstrasse, ricalca la strada romana.
A Ostendorf la ciclabile piega a est e raggiunge il verde e placido Lech, dove inizia una bellissima ciclabile in mezzo al verde, che corre lungo il fiume e porta ad Augusta (Augsburg). È un magnifico centro monumentale, con grandi edifici rinascimentali e barocchi, fontane, palazzi nobiliari allineati sull’ampia Maximilianstrasse e chiese grandiose. Lasciata la città attraversiamo estese foreste (di Siebentischwald e Haunstetter-Wald), costeggiamo laghi popolati da cigni e, dopo Königsbrunn, torniamo a ricalcare la strada romana, fra campi a perdita d’occhio. Fino a Landsberg am Lech, bellissima cittadina barocca, arricchitasi per i traffici del sale che la attraversavano (ci sono ancora i magazzini), irta delle torri delle sue nove porte e raccolta attorno alla grande irregolare Hauptplatz.
Dopo Landsberg la ciclabile sempre più spesso ricalca la strada romana, allontanandosi dal Lech, che raggiungiamo di nuovo solo a Epfach, in bella posizione sulle anse del fiume; dove un piccolo museo ricorda che qui era la romana Abodiacum, statio lungo la via Claudia Augusta. Dopo di che la pista è un continuo saliscendi (e viene utile che la bicicletta, nonostante le sue 16 marce, abbia anche una batteria...) alternati a pianure, fra prati sullo sfondo di foreste, campi e insediamenti agricoli.
Si giunge a Schongau sfiorando Altenstadt, l’antico nucleo della città che sorge più in alto, esattamente sulla strada romana. Schongau è un’altra antica città votata ai commerci fin dalle origini (nella piazza centrale c’è ancora il grande magazzino quattrocentesco, il Ballenhaus). Dalla parte opposta del Lech, nel territorio di Peiting, raggiungiamo una magnifica foresta di faggi e abeti: è il sito di una villa rustica romana del I-II secolo d.C., uno dei pochi segni visibili dell’epoca, in parte scavata e visitabile. A sud di Schongau, di nuovo, fra boschi e pascoli disseminati di mucche e fienili di legno sullo sfondo di altissime quinte di abeti o lungo il Lech, si corre quasi costantemente sull’antico tracciato, con la consapevolezza, cartina alla mano, che le nostre ruote ricalcano quelle dei carri romani (ed è di grande soddisfazione!), tranne quando l’antica via è sommersa dai molti bacini creati sul fiume da sbarramenti artificiali per regolarne il corso. Come l’enorme lago Forggensee: a testimoniarne la presenza, sul promontorio presso Dietringen è stata individuata una mansio romana.
Il lago finisce a Füssen, splendida città mercantile: la Claudia Augusta, con il nome di Reichenstrasse (Strada dei Ricchi), taglia in due verticalmente il centro storico, ricco di belle e chiese e palazzi e l’importante monastero di S. Magno. Lasciamo la città con il buon auspicio del gigantesco S. Cristoforo affrescato sulla facciata della chiesa dell’Ospizio di S. Spirito, e dopo uno sguardo alla vertiginosa gola rocciosa in cui scorre il Lech attraversiamo un quasi invisibile confine ed entriamo in Austria. Ancora fitte abetaie e pascoli, sullo sfondo delle montagne che paiono vicinissime.
Dopo il Naturpark Region Reutte, con una torre d’avvistamento sulle aree umide del fiume, arriviamo a Reutte graziosa cittadina dalle case dipinte: da qui una ripidissima salita porta a Klause, dove ha inizio il poderoso sistema di fortificazione della Ehrenberger Klause (la chiusa di Ehrenberg), un insieme di forti e castelli creato nel secolo XIII a difesa, e dazio, del passaggio nella stretta gola, dove già transitava la strada romana. Da qui abbandoniamo il Lech e ci addentriamo nella Zwischentoren, la lunga e stretta valle che arriva fino al passo del Fern. Le quinte delle montagne si fanno sempre più incombenti, con i 2417 metri di granito del Sonnenspitze a destra e, a sinistra, la cresta rocciosa dello Zugspitze, con i suoi 2963 metri la cima più alta della Germania, sul confine con l’Austria.
Ai suoi piedi, all’improvviso, ci troviamo a pedalare in un’ampia platea erbosa, la Zugspitze arena, che si spalanca fra Lermoos e Ehrwald. Il temibile Fernpass si avvicina, con le sue ripide salite e discese su ghiaia; con già più di 200 km nelle gambe, giunti a Biberwier optiamo per la meno eroica navetta, che dopo pochi chilometri di strada alternativa asfaltata ci deposita a Fernstein, dove il bel castello si affaccia a due laghetti alpini. Da qui, in discesa attraverso i boschi, arriviamo a Nassereith. Il paese è famoso soprattutto per lo spettacolare carnevale in costume che risale al 1750, al quale partecipano centinaia di figuranti con il volto coperto da maschere di legno scolpito e dipinte, alcune settecentesche, conservate nel piccolo Museo del carnevale.
Da qui la Claudia Augusta correva, e noi con lei, in mezzo ai boschi, lambendo le pendici settentrionali del massiccio del Tschirgant, dove l’area mineraria di Gurgltal. Superata Imst, un altro fiume ci aspetta: è l’Inn che ci accompagnerà per un lungo tratto (lo attraverseremo più volte) insieme alle montagne incombenti. Poco dopo Schönwies, presso un’area per pic-nic dove ci fermiamo per mangiare alcuni ottimi panini imbottiti con il Fleischkäse, un saporito pasticcio di carne e formaggio, ci aspetta l’emozione più grande, che attendevamo dall’inizio del viaggio: fra gli alberi e l’erba umida di pioggia affiora un ripido tratto della strada romana. L’accarezziamo, la percorriamo su e giù con commozione, come di fronte a un amico ritrovato.
Consolati, riprendiamo il cammino, sotto la cima incombente del Silberspitze (2461 m), e a Landeck chiediamo un passaggio per Fliess (ci passa il tracciato antico romano, ma non la ciclabile) per visitare, in una casa trecentesca appositamente ristrutturata, il Centro archeologico di documentazione della Via Claudia Augusta, con preziosi reperti. Ripresa la ciclabile, lungo l’Inn, che in questo tratto di valle stretta ha regime torrentizio, ci ricongiungiamo al tracciato romano e superiamo Prutz, Ried, Tösens, in uno scenario naturale magnifico: la valle è sempre più stretta, con il fiume accanto che rumoreggia, fra boschi e prati e, a destra, la ripida costa verde con rade case e abitati sparsi che sorgono sul tracciato romano della via, di cui scorgiamo un ponte in pietra.
Superiamo Pfunds, dal grazioso centro storico ricco di fontane, e ci infiliamo in un suggestiva gola verde e accidentata: pedaliamo su un tratto nuovissimo della ciclabile con l’Inn tumultuoso a sinistra e a destra, vicinissimo, il confine svizzero, che si può superare con un passo. Davanti a noi poco dopo appare, come dal nulla, il ponte di legno coperto dell’Altfinstermünz, antica dogana sul confine fra Engadina e Tirolo e posto di controllo militare, costruito nel 1472 sul sito di un guado romano. Il complesso, suggestivo nel suo insieme anche dal punto di vista ambientale, è formato da vari edifici fortificati, in cui, nel 2011, si è aperto un museo.
Attraversiamo l’Inn sul vecchio ponte, come gli antichi mercanti, e con due tornanti da tagliare le gambe guadagniamo la statale del Resia, e attraverso prati ondulati e piccoli insediamenti giungiamo al passo di Resia; dopo oltre 300 km in terra straniera sfiliamo sotto il tricolore ed entriamo in Italia, scendendo in val Venosta. In breve raggiungiamo il lago di Resia e subito avvistiamo il famoso campanile di Curon Venosta, che emerge dall’acqua. È uno spettacolo surreale, con i kitesurfer che gli volano accanto sfiorando appena l’acqua (l’alto lago, molto ventoso, è frequentato anche da windsurfer). Alla fine del bacino e dopo il successivo lago della Mutta, sfrecciando in mezzo ai boschi su una pista in discesa così ripida da farci superare i 50 km all’ora, arriviamo alla graziosissina Burgusio e, con un’altra vertiginosa discesa, entriamo a Malles Venosta, il paese delle chiese romaniche. Ce ne sono almeno tre, con affreschi e bei campanili. Glorenza, importante centro medievale sulla strada del sale, ci accoglie poco dopo con le sue alte mura, le belle piazzette e i bassi portici.
Dopo Silandro, arriviamo a Naturno, dove, proprio lungo l’antico tracciato della strada romana, la piccola chiesa di S. Procolo serba all’interno un prezioso e importantissimo ciclo di affreschi carolingi. Con vista in alto dell’imponente Castel Taranto scendiamo a Lagundo (qui la Claudia Augusta attraversava l’Adige). Siamo a Merano, il romano castrum maiensis, ma la città deve la sua fortuna alla scoperta, nell’Ottocento, delle sorgenti d’acqua ricca di radon sul monte S. Vigilio, che ne hanno fatto una meta ricercata del termalismo fra Otto e Novecento, e anche oggi. Visitiamo il bel castello, costruito dal duca d’Austria Sigismondo il Danaroso, magnifico museo d’ambiente, e camminiamo, bici alla mano, sulle passeggiate d’Estate e d’Inverno, lungo il Passirio. Ancora fra meleti senza soluzione di continuità arriviamo infine a Bolzano. Un rapido giro per il centro – via Portici, piazza delle Erbe, il Duomo, piazza Walther e il Museo civico, per vedere il famoso cippo miliario – e, dopo oltre 400 km, lasciamo le nostre biciclette presso il punto di raccolta indicatoci dall’Associazione Claudia Augusta. Prenderemo un più prosaico treno, che sfrecciando tra i frutteti accanto alla nostra pista ciclabile, ci riporterà a casa.