di Giuseppe Scaraffia | Fotografie di: /
Una valle «a seimila piedi dal mare e molto al di sopra delle cose umane», Sils Maria, in alta Engadina, ospita la casa museo del grande filosofo tedesco Friedrich Nietzsche. Un'oasi di quiete dove scoprire qualcosa in più sull'uomo, prima ancora che sull'intellettuale.
Basta allontanarsi qualche chilometro da Sankt-Moritz per trovarsi in un paesino dell’alta Engadina, Sils Maria, rimasto miracolosamente quasi intatto da quando nel 1881 Friedrich Nietzsche lo scelse. A soli 37 anni la fragilità della sua salute, messa a dura prova dal lavoro, dai viaggi e dalla cucina delle pensioni, l’aveva spinto a dividersi tra l’aria secca della montagna e il sole del Mediterraneo.
Oggi quella modesta casa vicino ai boschi è diventata un museo dedicato a lui, la Nietzsche Haus. Tra i busti, i cimeli, le fotografie e la maschera mortuaria del pensatore c’è un’importante sezione dedicata alla falsificazione compiuta dalla sorella sull’opera del filosofo. Nietzsche aveva rotto con lei sulla questione dell’antisemitismo, che lui detestava e che aveva contribuito ad allontanarlo dall’amato Wagner.
Del resto in quel maestoso panorama di una natura che Nietzsche sentiva profondamente «consanguinea» sono passati Marcel Proust, Hermann Hesse, Giovanni Segantini, Annemarie Schwarzenbach, Thomas Mann, Alberto Moravia, Marc Chagall, Theodor Adorno e Carl Gustav Jung.
Chi pensa che la camera da letto dipinta da van gogh rappresenti il vertice dello stoicismo, deve solo visitare la casa museo di Nietzsche per rendersi conto che la vetta della spoliazione spetta senza il minimo dubbio al filosofo tedesco. Le nude pareti di legno di pino tra cui lavorò a tante opere, faticando a scrivere per la debolezza crescente degli occhi, racchiudono il paradigma assoluto del minimo necessario: un letto, un tavolino, una poltrona, una sedia, uno specchio, una lampada, il letto.
Nella sua grotta, come la chiamava, regnava una pittoresca confusione. Sul tavolo si ammucchiavano libri, manoscritti e arnesi da toeletta e gusci d’uovo. Per migliorare la digestione, Nietzsche infatti seguiva una dieta rigorosa a base di uova, riso, semolino, latte e carne tenera. «Qui mi trovo nel posto di gran lunga più confortevole della terra, provo un’interrotta tranquillità e nessuna pressione».
In quella valle «a seimila piedi sul livello del mare, e molto al di sopra delle cose umane», il filosofo poteva ubriacarsi di solitudine e concentrarsi sulla scrittura. I visitatori possono ripetere le sue escursioni. «Camminavo in quel giorno lungo il lago di Silvaplana attraverso i boschi; mi arrestai presso una roccia possente che si alzava a forma di piramide, vicino a Surlej».
Nietzsche non sembrava un tedesco. I grossi baffi neri gli scendevano fino al mento, notò un contemporaneo, impressionato dal suo pallore e dagli enormi occhi neri che brillavano «come due palle di ferro» dietro gli occhiali.
Ogni giorno partiva per lunghe ore di passeggiata, a volte anche otto, proteggendosi dai raggi con un parasole stinto. Camminava assorto, fermandosi di tanto in tanto per appuntarsi un’idea. «Ah, quante cose che vorrebbero forma e parola porto ancora nascoste dentro di me? Non potrebbe mai esserci intorno a me troppa calma, altitudine o solitudine per consentirmi di percepire le voci del cuore!». Proprio sulla riva del lago di Silvaplana, venne folgorato dall’intuizione dell’Eterno Ritorno. Ma anche di notte spesso gli altri ospiti lo sentivano camminare su e giù per la stanza, parlando tra sé.
Portava i rari amici che venivano a trovarlo al suo punto preferito: un prato ai margini di un burrone, con il rumore di un ruscello di montagna che scorreva in fondo. «Qui mi piace stare sdraiato e mi vengono i pensieri migliori». A volte era talmente entusiasta da sognare di restare a Sils per sempre. «Vorrei essere abbastanza ricco per potermi costruire qui una specie di cuccia ideale: cioè una casa di legno di due stanze. La farei su una penisola che si protende sul lago di Sils, dove una volta c’era un castello romano».
Come sempre i suoi sentimenti riguardo al luogo in cui si trovava erano altalenanti. Ora Sils era «quel posto meraviglioso a cui la mia riconoscenza darà un dono immortale»; ora «il posto in cui mi annoiavo indicibilmente… e sono arrivato a settembre in una specie di disperazione».
Poi Nietzsche ricadeva sotto il fascino di Sils Maria e del «carattere graziosamente severo dei colli, dei laghi e delle foreste di questo altipiano, che si stende senza paura vicino all’orrore delle nevi eterne, qui dove Italia e Finlandia hanno fatto alleanza e sembra trovarsi la patria di tutti gli argentei toni di colore della natura».