Oman: oltre le dune

Giovanni TaginiGiovanni TaginiGiovanni TaginiGiovanni TaginiGiovanni TaginiGiovanni TaginiGiovanni TaginiGiovanni Tagini

Una capitale moderna, nella quale spicca  l’immancabile palazzo del sultano, alte montagne, lussuosi alberghi lungo la costa e spiagge incantevoli seminascoste. Certo, il fascino del deserto è irresistibile, ma questo Paese ha ben altro da offrire. Basta esplorarlo senza fretta, seguendo i consigli giusti. E magari visitarlo assieme al Dubai con un Viaggio Touring 

Per i viaggiatori, soprattutto italiani, l’Oman è una terra di passaggio: ci si ferma qualche giorno per poi dirigersi verso destinazioni più blasonate dell’Oceano Indiano. E si sbaglia. Perché qui, accettando la scommessa dinon essere frettolosi, si viene invece ripagati da un Paese capace di sorprendere, a patto di camminare lungo sentieri poco battuti. Nonostante il sultanato stia facendo un ottimo lavoro di promozione turistica, spesso le tappe suggerite non sono proprio quelle che incantano di più. Lasciandosi invece consigliare dai locali, come abbiamo fatto noi, si scopre un territorio ricco di sfumature, lontane dalle convenzioni dei dépliant. È evidente fin dall’arrivo a Mascat.

Dimenticatevi Dubai e lo sfarzo dei vicini Emirati, o i sorprendenti palazzi arabeschi di Sana’a del confinante Yemen: la capitale è il risultato di un benessere recente, testimoniato dal fatto che sono in molti ad aver lasciato i villaggi per trasferirsi in città. Qui si concentra un terzo dell’intera popolazione dell’Oman (circa 880mila abitanti). Le costruzioni bianche della città nuova sono pressoché anonime a eccezione di qualche edificio governativo. Nel taccuino del viaggiatore, le uniche due mete da prendere in considerazione sono la Grande Moschea e la Royal Opera House, costruzioni recenti che dimostrano lo sforzo del sultanato di equilibrare sapientemente tradizioni e modernità.  

Per trovare un po’ di storia bisogna invece andare nella parte vecchia, dove i due forti Jalali e Mirani della metà del Cinquecento proteggono ancora il porto di Muttarah e l’Alam Palace, residenza del sultano Qabus ibn Said. Pochino, va detto, ma Mascat deve essere considerata come un punto di partenza per andare poi alla scoperta di luoghi decisamente più intriganti. Chi si ferma qualche giorno può però trovare piena soddisfazione lasciandosi coccolare dai lussuosi alberghi sulla costa. La scelta numero uno è quella del The Chedi, 20 minuti a nord della città. Design minimalista, cura per i dettagli, spa imperiale, ristorazione di altissimo livello; difficile chiedere di più (a eccezione del mare, che è l’unica cosa su cui non si poteva intervenire).

La balneazione è invece migliore optando per la valida alternativa del Al Bustan Palace. Accoglienza e amenities sono firmate Ritz-Carlton, dunque ineccepibili, il valore aggiunto è rappresentato dalla spiaggia privata e dalle ampie piscine, contornate da un manto erboso degno dei migliori green di golf. Questi idilli è meglio conservarseli per la fine del tour, se si prevede di esplorare il Paese, perché simili comfort non si troveranno altrove (a eccezione del Six Senses nella penisola di Musandam). La natura però, specie quella dei wadi e del deserto, è una compensazione più che valida.  

L’Oman che ci ha lasciato il segno più marcato è questo. Anche se si può noleggiare un fuoristrada e girare in sicurezza, il consiglio è di farsi assistere da un operatore locale (Tour Oman è tra i migliori), selezionando le mete ideali a seconda della durata del soggiorno e di quanto siete disposti a faticare. Da Mascat è consuetudine dirigersi verso la vicina regione di Dakhiliyah, dove sorge l’antica capitale Nizwa. Il paesaggio cambia. La strada sale, scavata sul massiccio monte Hajar, e si allontanano anche i frastuoni della città lasciando spazio a una costellazione di piccoli villaggi come quello di Birkat al-Mawz con le caratteristiche case in fango e pietra, testimonianze di una storia omanita in via d’estinzione. Sicuramente più vitali ci sono sembrati i piccoli centri di Musfat al-Abreen e al-Hamra, il cui elemento distintivo è la sapiente gestione dell’acqua. Le case sono infatti lambite da una rigogliosa vegetazione, frutto della secolare costruzione di canali per l’irrigazione, i famosi falaj, che in tutta la nazione sono oltre 10mila.

L’acqua, prima del petrolio, è stata la vera ricchezza dell’Oman: lo si capisce percorrendo in lungo e in largo il Paese, rimanendo sorpresi dalla punteggiatura di orti, piantagioni e oasi che spuntano improvvisi dalla terra arsa dal sole. Basta fare tappa al Wadi Bani Khaled, un’ora di auto a sud di Nizwa, per ammirare le magie che può regalare questa risorsa naturale. Tra le gole rocciose, in mezzo a una serie di severi canyon, si accede infatti a una sequenza di piscine naturali sorprendenti. Oltrepassata quella più grande all’inizio, purtroppo condizionata da camminamenti artificiali, si rimane stupiti dalla tavolozza di colori in cui ci si imbatte. La roccia bianca viene accarezzata da acque turchesi e smeraldo, mentre i punti più profondi sono blu cobalto. Qui, come in molte altre valli del Paese, è facile trovare la popolazione locale che preferisce di gran lunga i pic-nic lungo i letti dei fiumi rispetto ai bagni in spiaggia. Un rifornimento visivo d’acqua è il modo migliore per affrontare il contrasto generato dal deserto: la sabbia, in tutte le sue sfumature, è indubbiamente il piatto forte dell’Oman.  

Il tratto più frequentato dai turisti è quello di Wahiba Sands, che copre una superficie di circa 12mila metri quadrati. I deserti sono tutti suggestivi, a ogni latitudine, questo ha però il vantaggio di essere facilmente raggiungibile: bastano 3 ore di macchina da Mascat. Le dune si estendono a perdita d’occhio, tra nuance ramate e granelli chiari che al tramonto brillano come coralli. Una notte in uno dei tanti campi tendati attrezzati è obbligatoria. Il più tradizionale, che offre anche il giusto compromesso tra natura e comfort, è il 1000 Night Camp, circa 45 minuti di strada dalla pista principale.

La parata di stelle, con il sottofondo di qualche tradizionale canzone araba, rinfrescati dalla brusca escursione termica è forse il ricordo che rimane più vivido al ritorno in patria. Archiviata la capitale, i villaggi tradizionali, i wadi e il deserto, l’ultima tappa spetta al mare. Se si ha la forza e la volontà di resistere un po’ più a lungo tra le dune si può arrivare alla baia di al-Khaluf, circa 250 chilometri a sud di Sur. Si tratta di una piccola perla fuori dagli itinerari turistici. Questa striscia incontaminata, dimora quasi esclusiva di gabbiani e crostacei, dimostra come l’Oman migliore sia ancora tutto da scoprire. Un altro consiglio che ci sentiamo di dare è quello di raggiungere Salalah, la seconda città del Paese: qui – grazie ad alcuni suggerimenti rivelatisi preziosi – abbiamo raggiunto la spiaggia di al-Fazayah. Chilometri di mare cristallino, candida arena e nessuna compagnia fastidiosa nei paraggi. Non è stato facile trovarla, ma per l’Eden, come spesso capita, non si trovano le indicazioni lungo la strada.  

Fotografie di: Giovanni Tagini
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