di Tino Mantarro | Fotografie di: Andrea Forlani
Di sicuro c'è che siamo partiti. E che siamo arrivati a Gorizia. Poi che la nostra sia stata davvero una partenza intelligente come titolava qualche giorno fa il Corriere della Sera parlando di questa spedizione nutro qualche dubbio. Come lo nutre il portiere dell'albergo del centro di Gorizia che alle quattro e venti del mattino ci accoglie con affabilità.
TT. "Buonasera".
Portiere. "Che buonasera, buongiorno".
TT. "Abbiamo fatto tardi".
Portiere"Diciamo che avete fatto presto, è mattina"
TT. "Vero. Dove possiamo parcheggiare x ?(bisognerà togliere la x e trovare un nome a questa macchina. E' stato proposto Angelina ma non piace a tutti. E bolide fa esaltati. Carretta, offende qualcuno. E trattore non fa impresa eroica).
Portiere. "Non in garage. E' pieno e voi con quella non ci entrate".
TT. "Ma come?Ci avevano detto che…"
Portiere, scocciato e con tono dialettale. "Sono le 4.30 del mattino e siamo a Gorizia qui"
TT, tra il basito e lo stanco. "Ah, va bene".
Così, si diceva, siamo arrivati a Gorizia, al confine. Dai primi 400 chilometri abbiamo capito che tra qui e Dushanbe conosceremo più pompe di benzina che altro: la macchina (nome, pleasse..) consuma come un carrarmato russo impantanato a Stalingrado. Però ai benzinai si fanno incontri interessanti. A quello dove ci siamo fermati dalla parti di Grado c'era una colonia di rumeni e moldavi stipati in transporter bianchi che si riposavano prima di rimettersi in marcia con i loro pulmini per arrivare entro domenica notte a casa. Anche a loro la nostra non sembra una partenza troppo intelligente. "Sabato sera di fine luglio verso Croazia? No bene. traffico, tanto traffico. Fila". Ci voleva giusto un autista rumeno a darci la prima lezione di vita da strada.
Comunque, stiamo giusto a qualche centinaio di metri dal confine (era un muro, piccolo, ma muro, eppure in Italia non ci abbiamo mai fatto troppo caso) che fino a venti e passa anni fa separava due mondi e invece adesso è solo una piazza di provincia dove la vita unisce quel che la geografia ha separato. Oggi facciamo il primo salto all'estero e di Gorizia non vedremo molto. Forse un altro benzinaio. Anzi, no. In Slovenia la benzina costa decisamente meno: credo che a Gorizia e provincia il mestiere del benzinaio si passibile di estinzione.
Alla fine, riflettendoci, attraversarlo di notte tutto il Nord Italia non è stata una cattiva idea. L'infilata di capannoni prefabbricati, centri commerciali colorati, rivendite di autotreni e outlet in stile gotico a me mette tristezza. Se mi deve venire in mente qualcosa invece del "miracolo italiano" mi viene da pensare al "sacco del paesaggio", alla mancanza di stile (e idee) in campo architettonico e alla scarsa capacità di progettare uno sviluppo coerente. Insomma, nell'A4 che sfila tra Lombardia e Veneto non ci vedo molta bellezza, ma tanto disordine. Dicono che da noi le autostrade abbiano portato oltre al traffico il cemento, perché sono state usate come asse di sviluppo neanche fossero le strade consolari romani. Altrove la gente scappa. Qui attraggono. Bah. Strano paese, questo.
Così strano che alla partenza da Lainate, alle 23 passate da un pezzo, dopo una bella festa colorata e chiassosa uno dei team che partecipa al rally è stato fermato dai Carabinieri. Giusto cinquanta metri dopo l'uscita da villa Litta. Motivo? "Mica poteva circolare con tutte quelle luci lì". Non abbiamo capito se li abbiano multati o meno. Viva l'Italia. E adesso Slovenia, Croazia e Serbia.