Normandia, la costa più lunga

Giovanni TaginiGiovanni TaginiGiovanni TaginiGiovanni TaginiGiovanni TaginiGiovanni Tagini

Giusto 70 anni fa lo sbarco del D-day. Da allora (ma non solo per questo) le spiagge e gli interni della regione nel nord della francia sono meta del turismo naturalistico che non disdegna i richiami della pittura (Monet) né i piaceri della buona tavola

A settant’anni esatti dal vero approdo degli alleati, dire che sono sbarcato in Normandia suona un po’ come una mancanza di rispetto. Invece un sentimento di deferente immedesimazione sorge spontaneo dopo aver passato in rassegna i luoghi della grande battaglia. Questo angolo di Francia avrebbe fatto a meno di associare il proprio nome a un evento così ingombrante, ma la storia non si cancella. Lo capisci bene infilando una dietro l’altra le spiagge del D-Day. Bandiere, statue, scritte, musei, perfino i souvenir portano tutti una data: 6 giugno 1944. Anche con una bella giornata di sole Omaha Beach non sembra una spiaggia come tutte le altre. Gli echi dello sbarco vibrano insieme alle onde della risacca. 

Se si scende al mare dopo essere passati dal Cimetière Américain, arroccato proprio sopra la collina adiacente, il senso di coinvolgimento è ancora più vivido. Qui ci si viene in vacanza e non a contare le croci bianche, intervallate da qualche stella di David e ordinate con precisione lungo 70 ettari di giardino inglese, eppure quando sei qui non puoi evitare di essere scosso dall’assordante silenzio di 9.873 lapidi. Servono a ricordare, a rendere omaggio, a portare a casa qualcosa su cui continuare a riflettere. Questo sentimento l’ho vissuto appieno a Utah Beach, tra i cimeli del museo affacciato a pochi metri da dove sbarcarono i soldati della quarta divisione di fanteria americana. Il pugno nello stomaco arriva varcando le soglie del Memoriale di Caen, che racconta i principali conflitti del XX secolo. Si scende progressivamente verso il basso, come a sottolineare quanto può degradare l’essere umano, giù fino al bunker che fu davvero utilizzato come quartier generale dai tedeschi capitanati dal maggiore Von Richter.    

Uscire dal memoriale è quasi una liberazione, un modo per lasciarsi idealmente tutto alle spalle e iniziare a scoprire un’altra Normandia. Le occasioni non mancano: la natura ha il privilegio di cancellare le sfumature più cupe. Lo scopo si raggiunge pagando un piccolo pegno, quello di arrampicarsi lungo un ripido sentiero che porta dal villaggio di Étretat alla sommità della Falaise d’Amont, la scogliera simbolo della Senna Marittima. E si resta lì, affacciati sul Canale della Manica, a farsi schiaffeggiare dal vento. Ti viene spontaneo fare dei confronti pensando alle scogliere di Dover o ai faraglioni di Capri, poi capisci che è inutile: la Falaise d’Amont e quella d’Aval sono uniche perché sono lì e non altrove. Il paesaggio gioca un ruolo fondamentale in tutta la Normandia. Te ne accorgi contando i campi di colza fioriti, uno dopo l’altro, macchie gialle che si rincorrono dai finestrini dell’auto. E capisci perché i pittori, qui, fossero di casa. Letteralmente. 

A Giverny si trova la casa di claude monet, padre dell’impressionismo. Come tutte le case museo anche questa sembra posticcia e decisamente troppo turistica, ma i giardini che la circondano sono assolutamente da visitare: un’esultanza di fiori (più di cento specie), accostati come su una tavolozza. Per scovare gli altri angoli preferiti dagli artisti basta seguire la Senna. La cattedrale di Rouen è stata immortalata da Monet ben 28 volte, mentre Pissarro ha preferito catturare l’animato mercato e il vecchio porto della città. Scendendo verso l’estuario si raggiungono altri scorci impagabili dipinti da Renoir, Sisley, Degas. Un itinerario sulle tracce dei pittori dovrebbe quindi contemplare le cittadine di Deauville, Trouvaille, Le Havre e Honfleur che ha dato i natali a Boudin, il “re dei cieli” ancora oggi, per fortuna, immutati. 

Manca ancora una tappa, celeberrima e d’obbligo: Le Mont Saint-Michel, che conviene lasciare come ultima meta, visto il potere evocativo, mistico, di questa destinazione. Un consiglio: arrivate prima del tramonto e ammirate la rocca da debita distanza, riservandovi la visita per l’indomani mattina presto, prima dell’arrivo di migliaia di turisti. Ora potete tornare a casa: siamo certi che la Normandia vi abbia aiutato a ritrovare, assieme alla sua storia, anche un po’ della vostra storia.   

Foto di Giovanni Tagini