Puglia - La riserva modello

Vittorio GiannellaVittorio GiannellaVittorio GiannellaVittorio GiannellaVittorio GiannellaVittorio GiannellaVittorio Giannella

In provincia di Brindisi, la storia di un giovane parco dove la popolazione locale porta i visitatori alla scoperta di natura, sapori e tradizioni. Un esempio da imitare. E una destinazione perfetta per pedalare, cavalcare e camminare con le dolci temperature primaverili, tra masserie del gusto, oliveti secolari e dune bianchissime a un passo dal mare.

Non ti pare di essere in Africa? A volte, tra le fronde degli olivi, mi pare di vedere un leone con le zampe a penzoloni». Non manca di fantasia, Gianfranco Ciola. Ma questa piana assolata, erbe bruciate dal sole dove qua e là spuntano alberi contorti che sembrano essere usciti dalla notte dei tempi, sembra davvero un pezzo di savana. «Gli uliveti una volta erano tutti così, altro che le coltivazioni intensive di oggi, dove i tronchi quasi si toccano...».

Il pensiero sorge spontaneo: meno male che nessun campo da golf o nessun palazzinaro potrà toccare questo scampolo di terra. Perché questa terra, finalmente, oggi è protetta. «Nel 2008 è nato il consorzio di gestione, formato dal comune di Fasano, dal comune di Ostuni e dalla provincia di Brindisi. E finalmente il parco delle Dune costiere ha potuto muovere i primi passi» spiega orgoglioso Gianfranco, che del parco è il presidente. 

Ora, che un parco funzioni in italia è già un successo. Che un parco funzioni nell’Italia meridionale è quasi un miracolo. Soprattutto in un lasso di tempo così breve. E non è solo una sensazione, data dai servizi o dalla segnaletica che possiamo toccare con mano: lo testimoniano i tanti premi e riconoscimenti che l’area protetta ha ricevuto in questi pochi anni.«La spiegazione è una sola» sorride Gianfranco «io li chiamo i soldati del parco. Qui tutti sono coinvolti: gli agricoltori, i proprietari delle masserie, le associazioni culturali, i titolari degli alberghi, gli operatori turistici, persino il mondo ecclesiale.
 
Questo piccolo esercito marcia ogni giorno per preservare, valorizzare, far vivere la sua terra. Senza di loro saremmo perduti: anche perché il parco non può permettersi personale, in questi tempi di vacche magre». Avete già capito: questa non è un’area protetta per addetti ai lavori, o almeno, non solo per loro. Qui si coltiva, si produce, si viene al mare. I primi turisti sono le persone del luogo, che vedono nel parco il soggetto ideale per far funzionare le cose. «Pensa: ci sono tanti agricoltori i cui terreni confinano con l’area protetta che ora vorrebbero farne parte...». 

E vediamoli, questi mille ettari di Puglia che funziona, microcosmo di ambienti dove natura e uomo vanno a braccetto. Pietro Chiatante, biologo, è di Martina Franca, a due passi dal parco. «In questi luoghi ci venivo fin da piccolo... oggi porto in giro i turisti». Insieme ad altri due ragazzi, Pietro ha fondato la cooperativa Serapia, che fornisce servizi all’area protetta: passeggiate guidate, corsi naturalistici, laboratori del gusto.

«I campi e gli uliveti sono il mio luogo preferito, dove vengo a respirare, a rigenerarmi» rivela. «Ma anche le lame, ovvero le gole rocciose che solcano la pianura verso il mare, sono ambienti bellissimi. Ci si immerge in un mondo rupestre silenzioso, dove si ascoltano i canti delle civette e si entra nelle tante grotte un tempo abitate». A rendere straordinario il parco sono anche le dune fossili, dove crescono rare specie di orchidee, e un piccolo sistema lagunare vicino al mare. «La zona si chiama fiume Morelli e da secoli è sfruttata per l’acquacoltura. Oggi si allevano anguille e cefali con sistemi tradizionali e certificati. Un modello da esportare». 

E poi, dietro le dune bianchissime, c’è il mare. Che ha tonalità di azzurro irreali. Una fetta di litorale compresa tra due antichi presidi contro i pirati saraceni, Torre Canne e Torre S. Leonardo. A maggio la spiaggia è meravigliosamente solitaria, ma in estate... «L’estate è l’unico periodo in cui sconsiglio di venire a trovarci” ride Pietro. «Troppo caldo, troppa gente! E il nostro fragile ecosistema ne risente».

«Dopo aver vinto la sfida con la comunità rurale, l’attenzione ora è puntata sulla costa» gli fa eco Gianfranco. «Stiamo cercando di migliorare la mobilità e l’accesso, oltre a progettare un lido sostenibile». Progetti per il futuro, così come la ristrutturazione della casa cantoniera dove il parco vuol creare un bike hotel e un nuovo centro visita (sarà pronto probabilmente in autunno).

Già oggi, comunque, chi viene in visita può usufruire di percorsi pedonali, equestri e ciclabili: l’antica Via Traiana, oggi strada di campagna, è perfetta per il turismo dolce, così come le tante strade bianche che collegano mare e colline tra una masseria e l’altra. A proposito di masserie: le degustazioni e i laboratori organizzati dagli agricoltori durante tutto l’anno sono uno dei modi migliori per scoprire il parco.

C’è chi insegna a produrre il formaggio, chi mostra la lavorazione dell’olio, chi ha recuperato l’antica usanza di legare i pomodori con i fili di cotone. Tutto bio, a chilometro zero, rigorosamente certificato. Tutto a cura del piccolo, grande esercito del parco. 

Fotografie di: Vittorio Giannella,Cooperativa Serapia
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