di Anna Pugliese
Un recente rapporto Aci/Istat ha indicato le città italiane più sicure dove muoversi sui pedali: ai primi posti Trieste, dove vi proponiamo un facile e insolito percorso
Da Miramare a piazza Unità d’Italia, il cuore delle Rive, passando per il Porto Vecchio, l’ex città proibita di cui Trieste, pian piano, si sta riappropriando. È questo l’itinerario che vi proponiamo per scoprire una Trieste nuova anche per gli stessi triestini, visto che il Porto Vecchio, 700mila metri quadrati, sino al 3 luglio scorso (inaugurazione della Biennale) era accessibile solo a chi ci lavorava.
Si inizia dal parcheggio antistante l’ingresso al parco di Miramare che racchiude il castello, dimora di Massimiliano d’Asburgo, e il Castelletto, sede della riserva marina. A fianco c’è il mare, si pedala guardando i bagnanti dello stabilimento balneare Topolini. Si prosegue, passando la pineta e il porticciolo di Barcola, sino al semaforo. Uno sguardo al Faro della Vittoria, che svetta in alto, e si continua ancora dritti, mantenendosi sulla destra, senza prendere la ciclabile. Il traffico è importante, ma i ciclisti sono rispettati: non a caso Trieste è in vetta alla lista Aci/Istat delle città sicure per chi pedala.
Superato un secondo semaforo, si arriva al bivio per entrare nel Porto Vecchio. Si gira a destra e si prosegue dritti per ritrovarsi nell’unica area portuale di tutta Europa capace di preservare la sua originale configurazione ottocentesca. Di restaurato c’è il Magazzino 26, un gioiellino da 244 metri di lunghezza con tanto di colonne in ghisa con capitelli corinzi, dove a settembre sarà inaugurata una mostra dedicata alla storia di San Pietroburgo; e, a fianco, la Centrale idrodinamica (nella foto), che alimentava tutte le gru e gli impianti meccanici del porto e diventerà un museo.
Superate le vecchie bitte si arriva a un incrocio e si volta a destra, verso il divieto di transito per i camion. C’è ancora un lungo rettilineo: la città è lì davanti, si vedono il campanile a punta della chiesa evangelico luterana e la stazione ferroviaria. Basta una curva verso destra per uscire dal Porto Vecchio, superando l’imponente portale di pietra bianca firmato da Zaninovich. Si entra in largo Santos, sul retro della stazione dei bus, rimanendo affiancati al portale d’ingresso sino a proseguire sulla destra verso il parcheggio del molo IV. A destra s’intravede l’Ursus, una gru di 80 metri, datata 1914. Si entra in corso Cavour superando una serie di pregevoli palazzi: l’Aedes, il grattacielo rosso, il Carciotti, ferito dalla bora, e il teatro Verdi. Piazza Unità d’Italia, la piazza sul mare più grande d’Europa, è lì, a un paio di pedalate.