di Clelia Arduini
Ex manager giramondo, visionari e pragmatici hanno scelto di recuperare paesi, casali e conventi nelle campagne umbre e abruzzesi. Ora hotel diffusi e ostelli di charme immersi nella natura. Ecco chi sono e dove andare a trovarli
L’hanno descritto come un visionario, un filosofo, un business man, un filantropo. Di sicuro assomiglia a Michelangelo da giovane per la forma del viso e la barbetta ballerina che gli incornicia le guance. Gli occhi invece sono unici, azzurri senza averne l’aria come i sogni che continua ad avere di giorno. È Daniele Kihlgren, 47 anni, noto per aver trasformato nel giro di una decina d’anni un paese morente dell’Aquilano, Santo Stefano di Sessanio, in uno dei primi alberghi diffusi (vedi box a pag. 56) realizzato con un recupero conservativo che continua a far scuola, in Italia e all’estero. Per questa resurrezione Daniele è stato insignito del premio Italia è di Sabbioneta. Ma la sua vera vittoria è quella di aver ottenuto da Comune e Regione il vincolo di inedificabilità per alcune aree a ridosso del paese, un documento unico perché modifica il piano urbanistico a favore del verde e del paesaggio mentre di solito accade il contrario. Daniele gongola: «Finalmente gli amministratori hanno capito che per tutelare l’integrità del borgo bisogna rispettare l’esistente, usare solo materiali locali, non costruire nulla, non aggiungere nulla, non cambiare nulla, non aumentare le cubature, non modificare gli arredi, al massimo riparare e adattare».
Dalla manciata di anime che alla fine degli anni Novanta arrancava nel paese intorpidito, si è passati a una rinascita materiale e spirituale che ha interrotto dopo un secolo l’abbandono di questo lembo di montagna tornata a vivere nel rispetto assoluto della pietra antica. Oggi a Santo Stefano ci sono 120 abitanti, 27 camere per 55 posti letto con 7.300 presenze l’anno, due botteghe d’artigianato, una cantina, una locanda, una trentina di attività commerciali: una nuova comunità sotto la torre medicea che svetta dopo aver resistito al terremoto del 2009 divenendo simbolo del buon restauro. «E ora questo modello di sviluppo, di cui il divieto di costruire rappresenta l’essenza, si può replicare a centinaia di borghi storici morenti o abbandonati degli Appennini» continua Daniele. Preziosa identità a rischio di estinzione.
Riparare, adattare e già il suo pensiero corre ai Sassi di Matera, dove ha già ricavato Le Grotte di Civita, a Frattura Vecchia e Rocca Calascio (Aq), Serra e Martese (Te), Musellaro (Pe), Montebello sul Sangro (Ch) e Rocchetta a Volturno (Is): grumi di umanità tra Basilicata, Abruzzo e Molise, che Daniele vuole restaurare come Santo Stefano di Sessanio. Sarà la valanga Kihlgren o il bisogno di tornare alla semplicità oppure perché il turismo rappresenta oggi uno dei pochi segnali positivi su cui investire, ma numerose sono le storie di chi si rimette in gioco puntando sul patrimonio culturale dei borghi e sulle comunità locali, che non sono mai stati al centro di serie strategie politiche.
La campana suona in provincia di Termi, dove tremila ettari di verde avviluppano come una coperta l’eremo laico di Marcello Murzilli, 65 anni, in arte El Charro: quello delle cinture e delle fibbie che evocavano le polverose praterie messicane; appena toccavi quel cuoio color senape o cioccolata scattava il desiderio di cavalcare mondi diversi. La creatura nel comune di Parrano, 500 anime a una trentina di chilometri a nordest di Orvieto, ha meno di un anno e si chiama Eremito, un tempo forse un monastero, poi un cumulo di pietre e ora un luogo dell’anima di difficile approdo: per arrivarci bisogna parcheggiare l’auto a circa tre chilometri ed essere prelevati da un fuoristrada che ti porta nel folto del bosco. Qui gli unici rumori sono le forchette che raspano nel piatto e il respiro degli ospiti che mangiano nel refettorio. Tutto il resto è silenzio. Del resto non ci si poteva aspettare altro da uno come El Charro che ha vissuto per due anni su una barca a vela facendo il giro del mondo, e per quattro anni in Messico in una tenda concependo l’Hotelito Desconocido, un ecoresort su palafitte senza luce elettrica, fatto di legno e fango e divenuto il buon ritiro dei vip.
«Tutti mi dicono: come ti è venuto in mente?», racconta Murzilli. «E io rispondo: appena ho visto questa vallata mi sono innamorato; i colori, le luci, lo scintillio del guado del fiume, gli immensi boschi della riserva naturale e là, in cima al colle, soltanto un rudere, una malinconia. Allora ho ascoltato il richiamo della terra e mi sono messo all’opera».
Restaurato secondo le regole della bioedilizia, Eremito ha appena compiuto otto mesi e le sue 14 celluzze singole risultano essere gradite principalmente alle donne che rappresentano per ora il 70 per cento degli ospiti. Forse perché la struttura è la pioniera del digital detox, una cura per riconciliarsi con la natura e imparare a fare a meno di cellulari, tablet, pc, tv. E su questo è più diligente l’altra metà del cielo che ama anche immergersi in una piccola piscina di acqua termale scavata nella roccia con il sottofondo di canti gregoriani. «Il restauro di Eremito» afferma Vittorio Tarparelli, sindaco di Parrano «ci sprona a individuare nuove e antiche forme di sopravvivenza, come per esempio investire sulla produzione di canapa, pianta autoctona della zona, che è utilizzata da celebri firme della moda; creare tra più Comuni un laboratorio di trasformazione dei prodotti ortofrutticoli; promuovere le sorgenti di acqua termale, ottime per la cura di disturbi digestivi e disfunzioni epatiche».
Gli ospiti possono alloggiare anche in quella che era la scuola, una sala piena di libri con camino, una stanza da pranzo con pianoforte e quattro camere doppie con bagno decorate dalla pittrice milanese Birgitta Latis. Preferite dormire nell’aula di biologia, in quella di arte, in palestra o nel laboratorio di fisica?
L’energia di Francesco ha contagiato anche Daniele e Giulia Giorgetti che dopo aver girato il mondo hanno deciso di tornare a casa, aprendo nei locali del vecchio mulino il ristorante Serpillo che ogni santo giorno inonda il circondario di gustose fragranze.