Gioielli di famiglia. Chieti, tra i capolavori di un popolo guerriero

Illustrazione di Franco Spuri Zampetti

Al Museo archeologico nazionale il Guerriero di Capestrano è il fiore all'occhiello di Chieti, una città dove c'è molto da vedere anche fuori dai musei
 

Eravamo all’interno del bel Museo archeologico nazionale Villa Frigerj di Chieti (all’epoca l’unico della città) e improvvisamente mancò la luce elettrica. Così, la imponente, misteriosa, orientaleggiante figura di pietra, con grande cappello, del Guerriero piceno di Capestrano fu direttamente investita, aperta la finestra, dalla fiamma del tramonto. Un’emozione unica, irripetibile. Nella floreale Villa comunale dell’antica Teate c’era e c’è tanto da vedere: dall’Ercole mitico fondatore della città alla straordinaria collezione di monete che racconta la storia dei lontani Abruzzi, dalle prime monete romane a quelle del dominio veneziano e poi borbonico. Contemporaneamente era stata aperta alla Civitella – uno dei pochi luoghi di Chieti risparmiati dalla speculazione edilizia, perché sotto c’era un’ampia cisterna romana – un’affascinante mostra sui Luoghi degli Dèi, cioè sui santuari che una tenace campagna di scavi aveva individuato nella stessa Teate e in siti montani legati a una religione fortemente impregnata di natura. Per esempio sopra Schiavi d’Abruzzo, nome mutuato da più recenti rifondatori medievali di origine schiavona, slava. La mostra era di stupefacente bellezza e con materiali più antichi del previsto. Evidentemente – ci spiegò Adele Campanelli, allora ispettrice e oggi direttore regionale in Campania – erano il frutto dei grandi profitti di quanti reclutavano fra quel popolo guerriero mercenari per la Grecia, con cui ingaggiavano colà artisti di alto livello.

Da quella mostra spettacolosa è nato il secondo Museo archeologico nazionale chietino, alla Civitella, dove si può capire la storia degli orgogliosi Marsi e Marrucini (popoli italici del I millennio a.C. stanziati rispettivamente intorno al Fucino e lungo la costa adriatica, ndr). Con inserti di cultura picena come il già citato Guerriero di Capestrano ritrovato in campagna e per decenni “deportato” a Roma. E peccato che sia finita a Parigi, alla Grande Bibliothèque Nationale, una mirabile testa di patrizio con occhi di vetro e barba rada di argento, trovata da un pastore sul greto di un torrente. Noi la vedemmo perché temporaneamente restituita. Così spesso va in Italia. Nel centro storico c’è dell’altro da vedere: i resti delle terme e del teatro romano, le strade sotterranee recuperate in epoca recente, i Tempietti detti di S. Paolo dove la chiesa ha riutilizzato alcuni antichi piccoli templi. O la stessa Cattedrale di S. Giustino dall’imponente campanile, più volte rimaneggiata. «Più lontano degli Abruzzi», ironizzava il pescarese Ennio Flaiano citando una novella di Boccaccio. Non è più così e la Teate italica, poi romana e medievale, merita coi suoi tesori una visita molto accurata.

Info utili.
Museo archeologico nazionale d’Abruzzo di Chieti: Villa Frigerj, via Costanzi 2, tel. 0871.404392;
La Civitella, via Generale Pianell, tel. 0871.63137. www.archeoabruzzo.beniculturali.it/musei0.html. Orari: da martedì a domenica ore 9-20.