Grecia, macedonia Salonicco

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Alla scoperta di Salonicco in occasione della IV Biennale d'arte, l'occasione giusta per conoscere le bellezze questa città cosmopolita, ponte tra Oriente e Occidente, e per secoli multietnico crocevia mediterraneo
 

Certo, Salonicco è in Grecia, oggi. Fondata nel 315 a.C da Kassandros, re di Macedonia, prese il nome di Thessalonika proprio dalla moglie del sovrano, sorellastra di Alessandro Magno. Eletta a capitale della provincia della Macedonia nel 146 a.C dai Romani, nel 395 entrò a far parte dell’impero bizantino, fino a essere conquistata dai turchi nel 1430 fino a quando, nel 1912, venne riconquistata dai greci. Oggi, dicevamo, Salonicco è in Grecia, ma le varietà di influssi e di tendenze che qui convivono da sempre la rendono città cosmopolita, giovane e vivace. Persone di ogni religione e tipo girano per le sue vie movimentate, in cui l’arte contemporanea si affianca meravigliosamente ai resti antichi e a testimonianze passate di ogni tradizione e cultura.

Salonicco si affaccia fieramente sul golfo Termaico e il suo lungomare non è solo un porto per mercanti e traghetti: la costa dell’antica capitale macedone è infatti il punto da cui partire per visitare questa città frizzante, circondati da persone aperte e disponibili (taxisti a parte, spesso scorbutici e non disposti a caricarvi per brevi distanze). Dopo una prima colazione vista mare al Kitchen bar (ma potete sedervi sotto i suoi ombrelloni anche a pranzo o cena), vicino a platia Aristotélous sulla banchina 1 del porto, il primo luogo da vedere è il Museo del cinema, sede del Salonicco film festival e del Festival del documentario. Nel museo si possono trovare testimonianze del cinema greco dal 1985 a oggi, spiegazioni sulla storia del cinema, oltre ad attrezzature cinematografiche e costumi. Sempre al porto si può visitare anche il Contemporary art center Wrehouse B1, sezione del Museo di Stato di arte contemporanea che ospita mostre temporanee.

Proseguendo sul lungomare è d’obbligo una sosta alla Torre Bianca, che svetta solida e potente dal 1430: la costruirono i turchi e oggi accoglie mostre nelle piccole sale circolari sui vari piani. Lasciando il lungomare alle spalle e portandosi nelle vie più interne si attraversa l’Hanth Park per visitare due mete d’obbligo del soggiorno a Salonicco: il Museo archeologico e il Museo della cultura bizantina. Se il Museo archeologico è in un ampio, elegante, moderno palazzo del 1963 appena restaurato che contiene tesori principalmente macedoni, il retrostante Museo della cultura bizantina è più recente (del 1995) ed è un piccolo scrigno che raccoglie icone bizantine dal XV al XIX secolo.

Nel caso capitaste a Salonicco durante la prossima Biennale d’arte, ognuno di questi musei e luoghi che ospitano reperti storici e arti antiche sarebbe con ogni probabilità contaminato da opere anche di pittori, scultori, videoartisti contemporanei. L’ultima, la IV Biennale, dal titolo “Everywhere but now” a cura di Adelina Von Fürstenberg (qui l'intervista in esclusiva web), si è svolta tra settembre 2013 e gennaio 2014 ospitando artisti provenienti da diversi Paesi del Mediterraneo. L’occasione, secondo la curatrice, per raccontare la situazione attuale di questo variegato mondo tra Sudeuropa, Medio Oriente e Nordafrica. Del resto l’antica capitale macedone, città contemporanea ondeggiante tra culture occidentali e orientali, ben si presta a questo tipo di confronto.

A simboleggiare questa coesistenza di antico e moderno, a breve distanza dal Museo archeologico ecco il grande Museo macedone di arte contemporanea. Merita una sosta il caffè del museo, che di per sé rappresenta la compenetrazione tra antico e contemporaneo visto che il progetto architettonico ha integrato le esigenze attuali con il complesso romano scoperto durante gli scavi per la realizzazione del museo. Oltre alla ricca collezione permanente, perlopiù di artisti contemporanei greci, si organizzano sempre nuove mostre. Spostandosi nel Museo di Stato di arte contemporanea, in odós Kolokotroni, nella parte più interna della città, in un palazzo interamente adibito a museo, sono conservate le opere raccolte da George Costakis, mercante russo e collezionista in particolare dell’Avanguardia russa, condannata dal regime sovietico. Ecco perché, nel 1977, Costakis fuggì dal suo Paese e si stabilì in Grecia, riuscendo a trasferire una parte significativa della sua collezione, che costituisce la parte più rilevante del museo.

Dalla Russia alla Grecia, Salonicco è una terra di nuovi orizzonti: per assaggiare odori e sapori è d’obbligo inoltrarsi nel quartiere di Ladadika, accolti da una sfilata di piccoli ristoranti greci, turchi e italiani con tavoli all’aperto e dagli “ouzeri”, localini che offrono ouzo (distillato secco a base d’anice), solitamente allungato con acqua e ghiaccio, che si accompagna con le mezedes, stuzzichini come polipo, insalata, zucchine fritte e calamari. Immancabile una visita alle numerose chiese bizantine che popolano Salonicco ma, alla mattina, prima che tutta la merce migliore sparisca dalle bancarelle, è d’obbligo un giro per il mercato Modiano, dove si possono trovare prodotti tipici come feta, olive di ogni gusto e dimensione e spezie varie. Prodotti che a pranzo conviene assaggiare nei tanti ristoranti dentro il mercato.

In fatto di chiese, Salonicco conta il maggior numero di edifici di culto del Paese: nell’estremità est della lunga strada principale conosciuta come odós Egnatia (l’antica via romana che portava a Costantinopoli), prima dell’incrocio che conduce al Museo macedone di arte contemporanea, si trova l’arco di Galerio,  principale retaggio architettonico romano: costruito nel 303 d.C da Galerio, il Cesare dell’Est, per celebrare la vittoria con i Persiani. È in quest’area della città che si concentrano le maggiori chiese. La più grande è Aghios Dimitrios, interamente ricostruita dopo l’incendio del 1917. La parte più antica è la cripta, del III secolo d.C., originariamente un bagno romano. Lo stesso Galerio aveva ordinato di imprigionare e torturare all’interno Dimitrios, soldato romano convertito al cristianesimo divenuto santo patrono di Salonicco. Parallelismi e contaminazioni, religioni che s’incrociano e culture che si intersecano: a Salonicco è presente la chiesa di Aghia Sophia, dedicata alla Divina sapienza. Costruita a metà del VII secolo, nel 1585 fu trasformata in moschea. Nel 1912 fu di nuovo consacrata come chiesa, ma il nome è rimasto lo stesso. Ancora chiese nel quartiere ottomano, nella città alta a nord di S. Demetrio, come Profitis Ilias e Aghios Nikolaos.

Salonicco terra di culture diverse? E allora, dopo tutte queste chiese, bisogna recarsi a Yeni Djami, l’ultima moschea costruita in città e l’unica mai realizzata fuori dalle mura: è del 1902 e si trova nell’area abitata dagli ebrei di Salonicco convertiti all’Islam. Progettata dall’architetto italiano Vitaliano Pozeli, oggi è usata anche come sede di mostre d’arte contemporanea. Se non è sabato, giorno di chiusura, conviene a questo punto tornare verso Ladadika per cercare di visitare il Museo ebraico di Salonicco, che illustra la storia della comunità ebraica della città, inaugurato nel 1997 quando Salonicco fu scelta come Capitale europea della cultura. Per l’ultima sera ci si può recare nella grande platia Aristotélous, direttamente sul mare, e fermare in uno dei tanti locali e ristoranti per assaggiare un gyros pita (ovvero un kebab) e, per concludere la serata, fare un giro tra i baretti del lungomare.

Foto di Marta Calcagno Baldini