di Laura Sommariva | Laura Sommariva
Che delusione: ho fiuto per i tartufi, ma non mi piace cercarli. Però nelle Langhe mi trovo molto bene...
A volte avere naso non basta. Per essere accettati all’Università dei cani da tartufo (fondata nel 1880 a Roddi d’Alba, nelle Langhe) bisogna anche essere golosi. La razza non conta: chi (come me) non ha l’acquolina in bocca con un tartufo davanti al naso non diventerà mai un asso della “cerca”. Un’attività vietata in Italia senza 4zampe, perché solo noi sappiamo fiutare i tartufi maturi, senza danneggiare le tartufaie cavando quelli acerbi. Seguire Gianni Monchiero e i suoi fedeli 4zampe, l’esperta Lila e il giovane Pulin, in uno dei loro trekking con simulazione di ricerca è stata un’esperienza affascinante. I paesaggi delle Langhe, i profumi del bosco, la cantilena del cercatore, i musi concentrati e la danza di code quando il tubero è finalmente trovato sono un bell’esempio di collaborazione fra bipedi e pelosi. Per consolarmi e provare a raffinarmi il palato ho chiesto consiglio al mio amico Lucky, “concierge a 4zampe” di Palazzo Lovera a Cuneo. Da queste parti, non c’è passeggiata o ristorante amico di noi pelosi che Lucky non conosca.
A due passi dal Parco delle Alpi Marittime e da Bra, quartiere generale di Slow Food, non abbiamo avuto che l’imbarazzo della scelta. Dopo molte tavolate e altrettante escursioni, purtroppo il tartufo continua a non piacermi. In valle Stura, però, salendo al rifugio Paraloup, ho potuto ammirare l’abilità dei 4zampe impegnati a radunare le famose fassone piemontesi... E se provassi a diventare il primo barboncino da pastore?