Asolo, oasi per artisti

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Bandiera Arancione touring, la cittadina trevigiana è da secoli il rifugio e il cenacolo di poeti, musicisti e attori da Ernest Hemingway a Eleonora Duse. Non ultima la scrittrice e viaggiatrice inglese Freya Stark, cui Asolo fino al 23 novembre dedicata una mostra al museo Civico.

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Sulla via che da piazza Garibaldi si incammina verso il Castello della Regina Cornaro si apre una piccola bottega. È il negozio della signora Franca, memoria storica di Asolo. Qui, su uno sgabello di legno, sedeva spesso Freya Stark, nomade straordinaria che fece della cittadina trevigiana (oggi Bandiera arancione Tci) il suo porto sicuro. Nata a Parigi, cresciuta in Veneto, vissuta ovunque, ma preferibilmente in Medio Oriente, Freya Stark era il prototipo della fascinosa viaggiatrice novecentesca. Una che, oltre a vestire Dior nei deserti iraniani e caftani a Londra, aveva anche una prosa felice nel raccontare le sue avventure. E una genuina passione per Asolo, dove trascorse buona parte della sua infanzia e decise di passare gli ultimi, sedentari anni della sua straordinaria vita. «Complimenti per l’ordine», esordiva Freya entrando in negozio e guardandosi intorno. Sorride la signora Franca a ricordare quella donna così composta, di un’eleganza d’altri tempi, che nella sua villa si rifugiava a leggere e a scrivere e riceveva ospiti importanti. Parla di Freya, Franca, interrompendosi di tanto in tanto, per mostrare qualche stoffa a un cliente di passaggio: poi ripone tutto con cura, restituendo al banco quell’ordine che la viaggiatrice inglese amava tanto.

Di Freya Asolo conserva il ricordo e la bella villa, una volta di proprietà del fotografo e pittore inglese Herbert Young, altro asolano d’elezione. «Si dice che questo posto sia un paradiso terrestre»  le scrive Young nel 1926. «E io so quanto tu ami stare qui». È così che le comunica l’intenzione di donare quella casa a lei e a sua madre Flora. Alle spalle della villa, un meraviglioso giardino conserva resti di un teatro romano del I secolo. Dal 2012 è aperto al pubblico e l’associazione BellAsolo organizza su prenotazione visite guidate alla scoperta di questo e altri tesori della città.

Quest’oasi di pace, in cui dimora solo il canto degli uccelli, è rimasta molto simile a come doveva essere quando tra i vialetti passeggiava Freya Stark, circondata dalle sue amate rose e da piante esotiche, spuntate da semi che aveva portato da Paesi lontani. Per Freya, che aveva visto il mondo intero, Asolo rimaneva un posto di rara bellezza: «Non potresti vedere altra cosa più bella. D’inverno, coperte di neve abbagliante, queste colline ci si avvicinano; ma in primavera assumono questo colore pallido e lontano, e diventano remote e intime come sogni. Nascondono il profilo merlato delle Dolomiti con una grazia vivente, che si attorciglia sopra e intorno le loro profondità e precipizi come la vita stessa». Quiete e silenzio hanno portato altri personaggi illustri a scegliere Asolo come dimora. Tra questi, il poeta Robert Browning, che coniò il termine “asolare”, proprio a indicare il passeggiare tranquillo e senza meta che le stradine della cittadina invitano a fare. La strada dove abitò porta il suo nome e una targa tra le finestre della casa conserva il ricordo della poesia che dedicò ad Asolo.

Lasciamo Franca e ci incamminiamo, decisi a perderci tra le vie di un centro che si può visitare in una giornata, ma in cui tanti hanno deciso di trascorrere la vita intera. Superata villa Freya e l’abitazione di Browning, ecco la casa del musicista Gian Francesco Malipiero. Compositore del secolo scorso, in La pietra del bando, Malipiero parla del suo primo incontro con questi luoghi con l’emozione di chi ricorda il primo appuntamento: «Son passati trent’anni dal giorno in cui senza accorgermi né farci caso arrivai, in un tardo pomeriggio d’ottobre, ai piedi di quel monte Grappa che doveva trasformarsi in un simbolo. Esplorando uno degli erti sentieri, a pochi passi dalla casa che mi ospitava, uno strano panorama si presentava al mio sguardo: verso levante una processione di colline e collinette sembrava marciare verso il Piave (che allora era per noi un fiume come tutti gli altri) e incoronava la più maestosa fra le colline un castello merlato: la rocca di Asolo». La bellezza disarmante dei paesaggi strega Malipiero e un tramonto asolano diventa per lui l’occasione di affermare che né musica né parole sono in grado di restituire la potenza dello spettacolo della natura. Continuiamo a camminare e nel groviglio di strade sentiamo risuonare altri nomi eccellenti di scrittori, poeti, musicisti. Tutti hanno avuto con Asolo un rapporto privilegiato: l’architetto Carlo Scarpa, i pittori Marius Pictor e Filippo De Pisis, il compositore Igor Stravinskij e scrittori come Henry James, Eugene Benson ed Ernest Hemingway di ritorno dal fronte orientale.

Ma nell'Olimpo asolano, insieme a Freya Stark risiedono altre due donne straordinarie: Caterina Cornaro ed Eleonora Duse. La prima, incoronata regina di Cipro, Gerusalemme e Armenia nel 1472, governò Cipro fino al 1489, quando fu costretta a cedere il regno alla Repubblica veneziana, ottenendo in cambio il dominio su Asolo. Caterina trasformò la sua corte in un luogo di incontro per gli intellettuali del tempo. Una piccola Atene, foro di letterati e poeti dove Pietro Bembo ambientò Gli Asolani, dialoghi platonici sull’amore. Dal castello in cui dimorò la regina, oggi sede del teatro Duse, si apre una bella vista su parte della città e lo sguardo arriva fino al cimitero di S. Anna, dove riposano Freya Stark ed Eleonora Duse.
La Duse amò Asolo e ci visse a lungo: la sua casa è un edificio bicolore, rosso e bianco, oggi proprietà di una famiglia americana, su cui una lapide scritta da D’Annunzio ricorda la Divina. In qualche occasione alloggiò anche all’albergo Al Sole, delizioso hotel all’inizio della strada che porta alla Rocca. Qui è possibile pernottare nella camera dell’artista, ancora arredata secondo il suo gusto. «Paese di merletti e poesia» così definiva Asolo Eleonora Duse, che amava l’abbraccio delle montagne: «Allorché la mattina apro le imposte della mia camera, nel vano della finestra si inquadra il monte Grappa. Allora metto due vasi di fiori sul davanzale. Ecco un altare». E quella vista mozzafiato Asolo ha voluto donarla in eterno alla Divina: la sua tomba guarda in direzione del monte Grappa. Il nostro “asolare” si conclude proprio là, sul far del tramonto, dove regna una quiete assoluta e dove la città ancora rende onore a chi la scelse per amore, chiedendo in cambio solo pace e respiro, pause necessarie nel travaglio della vita.

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