Musei. La storia è di casa a Brindisi

Alla scoperta del Museo archeologico provinciale F. Ribezzo, che racchiude nelle sue sale una serie di pregevoli e preziosi reperti provenienti da ricerche e scavi sistematici, effettuati su tutto il territorio provinciale di Brindisi.

«Nulla è più misterioso di una chiave antica di cui non si conosce ciò che abbia racchiuso nello scrigno» (Borali 1993).
La frase interpreta perfettamente lo spirito del Museo archeologico provinciale F. Ribezzo, che racchiude nelle sue sale una serie di pregevoli e preziosi reperti provenienti da ricerche e scavi sistematici, effettuati su tutto il territorio provinciale di Brindisi.

Visitandolo con attenzione, grazie a un allestimento che dà l’impressione di entrare in una scatola del tempo, si viaggia tra gli antichi popoli che hanno abitato queste terre, lasciandovi impronte straordinarie della propria civiltà e della cultura. Elementi architettonici, vasellame, monete, sculture marmoree e bronzee, epigrafi in greco, latino ed ebraico e altro che il visitatore può scoprire nella sua visita (una curiosità sono i “tintinnabula”, cioè i sonagli dei bambini), corredati efficacemente da strumenti visivi e da numerosi e precisi pannelli didattici. Tutto allo scopo di fornire notizie del contesto storico dei reperti, in un racconto avvincente e che coinvolge tutti i visitatori, anche i più giovani.

La sistemazione museale comprende reperti che dall’età preistorica giungono fino alla tarda età romana. Il percorso di visita prende avvio nel porticato dove sono collocati scenograficamente materiali archeologici eterogenei: ceppi d’ancora di piombo, sculture, stele onorarie municipali, sarcofagi e vari elementi architettonici dei quali è nota la provenienza, ma non il contesto di scavo. Tra i pezzi forti ci sono i due capitelli figurati, testimonianze superstiti dell’abbazia benedettina di S. Andrea (sec. XI), che era posta all’ingresso del porto esterno di Brindisi, sulle cui rovine Alfonso I d’Aragona fece costruire un castello. Da non perdere anche le sale che ospitano le sculture bronzee rinvenute nelle acque di Punta del Serrone; spicca fra tutte la statua raffigurante il console Lucio Emilio Paolo che nel 167 a.C. trionfò nella guerra di Macedonia.

Proseguendo nella visita si va avanti per classi di materiali – ceramica, manufatti in bronzo, terrecotte votive e architettoniche, vetri, monete – ma anche per epoche, luoghi, simboli. Un viaggio nella storia affascinante. A fare da guida nella scoperta ci sono vasi, anfore, ceppi d’ancora di piombo, ancore di pietra, con i quali si ripercorrono le vicende storiche che hanno visto impegnato, nei secoli, il porto di Brindisi, cercando di coglierne, attraverso un ricco apparato didattico, le connessioni che la civiltà pugliese, brindisina in particolare, ha intessuto con il mondo balcanico, la Grecia e l’Egeo orientale. Lungo il percorso non mancano alcuni effetti a sorpresa: dall’acquario marino che ripropone uno spaccato di fondale brindisino alla ricostruzione in scala di una prua di nave.