di Vittorio Emiliani | Di Vittorio Emiliani
Sulle tracce dello scultore quattrocentesco Stefano da Putignano, maestro della tradizione pugliese delle statuine.
Chi l’ha detto che si deve parlare di presepi solo per Natale? Basta andare in Puglia, sulle tracce dello scultore Stefano da Putignano, attivo fra Quattrocento e Cinquecento, per capire che il presepe è un’opera d’arte 365 giorni l’anno. Stefano da Putignano ne ha scolpiti e colorati tanti, ma io scelgo questo di Grottaglie nella chiesa del Carmine. Un modello che fonderà una tradizione tutta meridionale, opera di un formidabile artista della pietra locale, del quale quasi nulla si sa al di là dei lavori lasciati in Puglia e Basilicata.
«Corri a vederlo perché hanno appena rubato un altro presepe, sempre di Stefano da Putignano, non troppo distante», mi suggerì un amico tarantino. Il viaggio lo meritava tutto, il colpo d’occhio fu subito emozionante, con quella Madonna che domina la scena con il manto celeste, i personaggi dipinti di colori teneri e intensi, sotto una grotta ad arco, simile a quelle delle gravine di tufo sulla collina di Grottaglie. Per esempio nella gravina del monte Fellone, dove sorge la chiesa dei Ss. Pietro e Paolo, del VI secolo d.C, ribattezzata S. Pietro dei Giudei, da quando si stanziò colà la comunità sfuggita alla devastazione della Giudea di Oria. Dove gli studi talmudici godevano di una fama mediterranea e ancora si riconoscono segni e simboli nella Porta di Taranto e nei vicoli del quartiere ebraico.
Chi vuol dedicare un petit tour all’intenso scultore di Putignano, nella stessa città natale può ammirarne il presepe nella chiesa di S. Pietro oltre a una Madonna con Bambino e S. Michele nella cripta dedicata al santo. Un altro in pietra dipinta si trova a Polignano a Mare nella chiesa dell’Assunta dove ci sono statue dello stesso autore.
Altri presepi a Cassano delle Murge e a Sant’Agata di Puglia (borgo Bandiera arancione). Statue policrome di Stephanus Apuliae Potiniani, come a volte si firmava, a Matera, a Brindisi (la Madonna della Neve), a Martina Franca, dove c’è un presepe della scuola del putignanese. E questa scia colorata e luminosa potrebbe continuare a lungo. Ma torniamo a Grottaglie il cui nome viene da krypta, grotta, complesso di grotte, rifugio abituale durante invasioni e scorrerie barbariche. Vere e proprie città rupestri, la già citata Lama del Fullonese e la Gravina di Riggio, dotate di scale e stradelli, canali e canalette per lo scolo delle acque. Matrici dell’abitato antico di Casale San Salvatore e di Monti Cryptalis che aggiungono fascino al fascino. A Grottaglie un intero quartiere è tuttora animato dai laboratori dei ceramisti nel solco della gravina di San Giorgio, nel centro storico, artigiani che seguono i modelli di una tradizione remota. Come potrete riscontrare nel ricco Museo della ceramica allestito nelle antiche stalle del castello Episcopio fatto costruire da Giacomo d’Atri, vescovo di Taranto: si parte da vasi, tazze, piatti risalenti all’VIII secolo a.C e si procede con ceramiche e maioliche di ogni epoca, fino ai contemporanei. Con un’ampia sezione dedicata ai presepi. Poteva mancare là dove Stefano da Putignano creò il suo presepe forse più abbagliante?