Philadelphia l'originale

Catherine KarnowCatherine KarnowCatherine KarnowCatherine KarnowCatherine Karnow

Fondata nel 1682, Philly è legata strettamente alla storia degli Stati Uniti. Qui son state firmate la Dichiarazione di indipendenza e la Costituzione. Oggi si propone in una nuova veste, tra giovani artigiani, chef, artisti che hanno ridato vita ai vecchi distretti industriali con i loro showroom e ristoranti.

Philadelphia è sempre stata una città di artigiani. Quello che in epoca coloniale era un reticolo di laboratori tra i fiumi Schuylkill e Delaware nel Sudest della Pennsylvania sarebbe cresciuto fino a includere fabbriche, villette, grattacieli e l’estensione suburbana. Poi, nella seconda metà del Novecento, la manifattura lasciò la città e i residenti la seguirono. Alcuni edifici rimasero vuoti. L’erbaccia invase la storica Washington Square. Passarono i decenni. Poi, alla fine degli anni Settanta, urbanisti e creativi intuirono che gli spazi abbandonati potevano tornare a vivere. Artigiani, chef, designer, birrai erano ansiosi di riempirli con le loro attività dando vita alla rinascita di “Philly”. Oggi, grazie a loro, la città è tra le più vibranti e intraprendenti degli Stati Uniti. Ecco alcuni dei più interessanti.

Michelle Lipson, falegname
Nel Settecento i cittadini più ricchi si facevano ritrarre tra i loro mobili appena realizzati. Il centro di Philadelphia era ricco di piccoli laboratori artigiani. Oggi queste zone sono troppo costose ed ecco spiegato il motivo per cui anche i falegnami si sono trasferiti in zone un po’ meno centrali. Lo spazio che oggi usa Michelle Lipson era una fabbrica di bare (3211 Cedar Street). Lei, come altri suoi colleghi, abbraccia l’estetica del suo tempo con uno stile che si rifà agli anni Cinquanta. I clienti arrivano grazie al passaparola e Michelle oggi insegna anche a chi vuole imparare a intagliare nel tempo libero: «Le persone vogliono sapere come sono fatte le cose, vogliono usare le mani», racconta.

Nancy & Bill Barton, birrai pionieri
«La birra è la prova che dio ci ama e ci vuole vedere felici». A Philadelphia si dice che questa frase sia stata pronunciata da uno dei suoi cittadini più importanti, lo statista e inventore Benjamin Franklin. Forse non lo disse davvero, però la città, un secolo fa, divenne una delle maggiori produttrici di birra. Oggi Nancy e Bill Barton fanno parte di una nuova generazione di mastri birrai. La loro Philadelphia Brewing Company (2440 Frankford Avenue) ne produce a decine, tutte diverse. Ogni sabato pomeriggio aprono le porte della loro azienda per tour e degustazioni gratuite. Franklin che disse veramente «Un penny risparmiato è un penny guadagnato», apprezzerebbe senza ombra di dubbio.

Stephen Bilenky, bici su misura
La maggior parte dei macchinari del negozio di Stephen Bilenky sono, a suo dire, «tecnologia della prima guerra mondiale». Nato e cresciuto a Philadelphia, Stephen ha iniziato a fabbricare bici nel 1983 da solo (Bilenky Cycle Works, 5319 North Second Street). A quei tempi le richieste dei clienti arrivavano via posta mentre oggi, con sei collaboratori, si è specializzato in pezzi unici e particolari: bici in stile chopper, con pedali a mano, restauri di pezzi vintage. Oggetti per persone non convenzionali, insomma. Gli scrivono da tutto il mondo per avere una sua creazione e lui è diventato una leggenda. Lo conoscono più all’estero che a casa sua, forse perché le sue bici sono un po’ care, ma «devono essere dignitose e durare 50 anni». Parola di leggenda.

Eric e Ryan Berley, maestri di dolci
C’è stato un tempo in cui Philadelphia era nota per la sua tradizione dolciaria artigianale, prima del boom degli snack industriali. La città era piena di pasticcerie storiche come la Shane Confectionery (110 Market Street), una delle più antiche di tutti gli Stati Uniti. Oggi a renderle onore e proseguire nella tradizione sono i due fratelli, Eric e Ryan Berley, che l’hanno rilevata nel 2010. «Ci sono voluti 18 mesi per riportarla all’antico splendore», raccontano. E oggi la tradizione si unisce alla sperimentazione di nuovi gusti per dolci e caramelle (da non perdere quelle al sapore di marshmallow e alla lavanda).

Anna Bario e Page Neal, ecochic
Il primo distretto dei diamanti negli Stati Uniti fu creato a Philadelphia. Non lontano Anna Bario e Page Neal hanno deciso di interpretare in un modo diverso la passione e la bellezza dei gioielli. Nel 2007 le due donne hanno scelto di adottare una filosofia più etica ed ecologica per il loro business (Bario Neal, 700 South Sixth Street): tutti i metalli e le pietre preziose che usano per creare i loro monili sono riciclati o provengono da miniere che estraggono responsabilmente. «Volevamo creare, ma avere anche un impatto positivo sull’economia», spiegano. Dal 2014 hanno iniziato ad acquistare l’oro da piccole società latinoamericane. «Sappiamo quanto è dura lavorare in miniera, per questo scegliamo cooperative che poi reinvestono localmente. Anche le pietre per fedi e anelli di fidanzamento sono scelte così. D’altronde dovrai indossarli per sempre, meglio sapere da dove vengono», concludono.

Ellen Yin, il buon gusto è local
Quando Ellen Yin studiava per il suo master da manager sanitario il mantra era «si può sempre migliorare». Dopo 17 anni di gestione ospedaliera Yin ha deciso di dedicarsi alla ristorazione e si è portata dietro la stessa filosofia. Per il ristorante Fork (306 Market Street), sempre in cima alle classifiche dei più apprezzati del Paese, ha ingaggiato artisti e designer del posto per dare all’ambiente uno stile unico. Per la sua cucina, affidata allo chef Eli Kulp, ha puntato sempre sul locale cercando gli ingredienti a chilometro zero prima ancora che questo termine fosse coniato. Oggi continua la ricerca e l’espansione con il bistrot High Street on the Market (308 Market Street) e con l’a.Kitchen (135 South, 18th Street) dove si mangia in piatti realizzati da artigiani della zona. «O le cose si fanno bene o è meglio non farle», parola di Yin.

Christopher Kearse, lo chef artista  
Tra i piatti tipici di Philadelphia la haute cuisine non spicca. Negli ultimi anni però, sempre più persone cercano qualcosa di diverso e lo dimostrano i successi di alcuni chef che hanno aperto nuovi ristoranti doc che propongono cucina raffinata e sperimentale. Due anni fa Christopher Kearse ha inaugurato Will, dove la sua gastronomia in stile francese (da non perdere l’anatra e le zuppe) ha conquistato i palati più curiosi. Lui stesso è l’esempio perfetto di una rinascita. A 16 anni fu vittima di un terribile incidente stradale al quale seguirono anni di riabilitazione. Oggi cucina e accoglie gli ospiti con lo stesso spirito che gli ha permesso di recuperare dopo quella tragedia.

Oyéjidé e Hubler, il colore dello stile  
A Philadelphia fu cucita la prima bandiera a stelle e strisce. Così dice la storia (o la leggenda). Non che la cosa influisca particolarmente sul lavoro che Walé Oyéjidé e Samuel Hubler svolgono nel loro laboratorio di sartoria maschile Ikiré Jones (ikirejones.com). La loro produzione mixa tessuti con stampe africane al tweed scozzese sintetizzando al meglio le loro due anime: Oyéjidé, musicista e attivista nigeriano, Hubler sarto e figlio di sarti. «Il laboratorio ha un dna internazionale», spiega Oyéjidé che, dopo aver studiato legge, ha pensato di riconciliare la sua vita con i valori che ha sempre sostenuto: «Cerco di raccontare così parti diverse del mondo in un modo interessante. Comprese le mie radici».

Ben Volta, graffitari a cielo aperto
Cercare di vedere tutti i 3.600 graffiti realizzati con il sostegno del programma Mural Arts è una sfida quasi impossibile. Questa collezione a cielo aperto, la più grande degli Stati Uniti iniziata trent’anni fa, ha coinvolto decine di studenti, giovani a rischio, detenuti che sono stati educati alla pittura dai volontari del programma. Ma non finisce qui. Basta visitare Mantua, un’area a nord della città universitaria, per scoprire Micro to Macro, un’enorme pittura dell’universo realizzata dalla scuola elementare e media Morton McMichael. I ragazzi, aiutati dall’artista Ben Volta e dai loro insegnanti di matematica e scienze, ci hanno impiegato un anno a finirla, ma ne è decisamente valsa la pena.

Dan e Trish Fiorella, Italian style  
Il negozio Fiorella Brothers Sausage Company non è cambiato molto da quando fu aperto nel 1892 (817 Christian Street). A 19 anni Luigi Fiorella arrivò in città da Foggia insieme a molti compaesani e aprì il locale oggi gestito dal suo pronipote di 65 anni Dan che, da 44 anni, dopo aver raccolto l’eredità del padre e del fratello, continua la tradizione. Il negozio è stato rinnovato in parte dalla moglie Trish, ma i prodotti in vendita son sempre gli stessi: «Tutto quello che facciamo è salsiccia italiana in tanti modi diversi. Quella piccante e quella al finocchio, quella da colazione e quella di fegatini che prepariamo secondo la ricetta originale della mia bisnonna», racconta Fiorella. Per veri intenditori.

Amanda Eap e Andre Chin, dolci chic  
La città che non dorme mai non è Philadelphia. Qui i bar chiudono alle due del mattino, senza deroghe. Non è comunque una città di mattinieri, ma il motivo in più per alzarsi di buonora è arrivato con l’Artisan Boulanger Pâtissier (1218 Mifflin Street). Baguette e dolcetti al burro sempre freschi, che sembra di essere in Francia, realizzati da Andre Chin e Amanda Eap. I due si sono incontrati a Philadelphia anni dopo essersi trasferiti qui dalla Cambogia. Chin ha lavorato in Francia prima di tornare e decidere di aprire con Eap la pasticceria. Dopo anni di sacrifici, oggi c’è sempre la coda fuori. Una bella soddisfazione.

Lele Tran, cooperativa alla moda  
Fino a una decina di anni fa i modaioli di Philadelphia andavano a New York a fare shopping. Poi, lentamente, giovani designer ritornarono in città dando vita a una nuova tendenza. Forse anche grazie al successo del marchio locale, diventato globale, più famoso della zona, Urban Outfitters. Lele Tran, una stilista locale, dopo aver aperto uno showroom (ora chiuso) è passata all’insegnamento al Moore College of Art & Design e ha dato vita a una originale cooperativa cittadina che sostiene i creativi che vivono e lavorano nell’area di Philadelphia. Nel piccolo spazio US*US (323 Arch Street) si possono trovare particolari capi made in America: dagli abiti con lustrini e paillette a colorate e giganti sciarpe di lana. Tutto decisamente originale.