Eritrea: la nostra Africa

Luca Gnecchi Ruscone, nato 32 anni fa a Roma, inseguendo sogni di libertà e di bellezza ha infatti trovato un senso alla propria vita, personale e lavorativa, guardando alle proprie radici. Scavando nel senso della propria famiglia, sospesa fra il Continente Nero e il Bel Paese, recuperando il proprio passato, si è reinventato un futuro. Riallacciando il filo della nostalgia e dei racconti di nonno Raffaello Bini che dagli anni Trenta agli anni Settanta lavorava in Eritrea come fotoreporter e cineoperatore per l’Istituto Luce, importava pellicole e occhiali e dava vita a immagini piene di fascino

Lo sappiamo bene, in Italia i nonni sono importanti nella formazione e nel supporto alle giovani generazioni. Ma nella bella storia del marchio di occhiali L.G.R, nonno Raffaello, nato nel 1913, lo è ancora di più. Prodotti del miglior Made in Italy, non tanto dal punto di vista tecnico quanto da quello culturale, espressione della nostra passione per le cose belle fatte bene, sono venduti nei migliori ottici e store del mondo e indossati da attrici e personaggi come Kirsten Dunst, Daniel Craig, Mario Testino, Antonio Marras. Sono nati in un piccolo laboratorio in provincia di Avellino ma hanno origine lontane, in Africa. Nascono dal fiuto imprenditoriale di Raffaello, pratese duro e puro, e rinascono grazie all’energia, all’intuizione ma anche all’impegno dell’ultimo esponente di questa famiglia fuori dal comune. Luca Gnecchi Ruscone, nato 32 anni fa a Roma, inseguendo sogni di libertà e di bellezza ha infatti trovato un senso alla propria vita, personale e lavorativa, guardando alle proprie radici. Scavando nel senso della propria famiglia, sospesa fra il Continente Nero e il Bel Paese, recuperando il proprio passato, si è reinventato un futuro. Riallacciando il filo della nostalgia e dei racconti di nonno Raffaello Bini che dagli anni Trenta agli anni Settanta del secolo scorso lavorava in Eritrea come fotoreporter e cineoperatore per l’Istituto Luce, importava pellicole e occhiali e dava vita a immagini piene di fascino che trasfiguravano la smagliante luce africana in un elegante bianco e nero. Anni felici quelli di Bini ad Asmara, un piccolo impero di negozi di fotottica e una fabbrica di sandali per 850 operai. Perché Raffaello, inventore dei mitici shidda, i ragni di gomma con i quali da bambini si camminava sugli scogli, aveva messo le scarpe ai piedi degli africani. Poi la guerra, il sequestro dei beni nel 1975 da parte del governo di Menghistu e il ritorno a Firenze, lasciando in Africa non solo un pezzo della propria vita ma anche del proprio cuore.

Ben diversa la partenza di Luca, diviso fra un padre residente in Kenya e una madre, nata ad Asmara, a Roma. Scuole in Inghilterra, a 18 anni venditore di parei sulle spiagge africane e di semi esotici a Hong Kong, laurea in economia e un lavoro a Shanghai in una multinazionale americana. Poi nel 2005 un mese insieme al nonno ad Asmara per la restituzione di una casa con negozio sottostante. E lì la scoperta di una città che lo lascia senza fiato. Per l’altitudine (2200 m) ma anche per quell’atmosfera sospesa da Italia degli anni Cinquanta, con il cinema Impero e gli uomini con borsalino e bastone da passeggio, e per il ritrovamento in un cassetto dell’emporio di 300 occhiali importati dall’Italia cinquant’anni prima da Raffaello. È amore a prima vista quello di Luca per questi oggetti dal sapore vintage, espressioni di uno stile di vita dal mood coloniale ma dall’eleganza senza tempo, bene espresso da quello che sarà il primo modello di L.G.R, il classico Aviator Asmara a doppio ponte. Perché gli occhiali che Luca porta in Italia hanno un grande successo fra gli amici, tanto da spingerlo a riavviarne la produzione. Non senza fatica. I soldi sono pochi, anzi pochissimi, 4.000 euro, e i primi contatti con le grande aziende del Nord non vanno a buon fine. E qui la seconda occasione del brand L.G.R. Perché la fortuna non basta, bisogna saperla cogliere ma anche darsi da fare per sfruttarla. Nel 2007 Luca s’imbatte in uno dei tanti laboratori italiani ricchi di esperienza ma senza futuro e prossimo alla chiusura. E tutto ha inizio

Oggi dalle scelte e dal gusto del nonno, dai valori e dalla capacità delle sapienti mani degli artigiani italiani, uniti alla fantasia di Luca e alla sperimentazione di nuovi materiali tecnologici, nascono montature che rispettano gli stessi metodi utilizzati per i modelli originali: materiali naturali in acetato di cellulosa di altissima qualità in modo da potersi modellare e piegare senza riscaldamento, stampa a fuoco, lucidatura manuale sei volte alla ruota di cotone. Persino i disegni preparatori sono realizzati a mano e non con l’aiuto del computer, esprimendo così tutte le potenzialità dei materiali, dai colori caldi e naturali. Nel 2014 L.G.R ha prodotto 26mila paia di occhiali, un fatturato di due milioni di euro e una serie di collezioni il cui fil rouge è rappresentato dal tema del viaggio, la ricerca di orizzonti infiniti «dove la meta è il viaggio stesso e l’esperienza che esso porta». «Voglio produrre ancora quegli occhiali che ho trovato nel magazzino del nonno. Voglio fare cose belle, vere, ma anche cariche di valori. Utilizzo ancora il vetro minerale, molto costoso, e otto strati antiriflesso» afferma Luca. «In un mondo abituato alle cose effimere, la mia è una proposta controcorrente legata a quei valori di cui abbiamo una profonda nostalgia. Valori destinati a durare, come i miei occhiali. Alla mia sinistra ho il passato, l’Africa avventurosa, la mia Asmara, un’Italia dimenticata che è ancora lì, viva, con il suo fascino glamour, la sua eleganza fuori dal tempo, come una Sabaudia degli anni Cinquanta. Alla mia destra il futuro, l’ossessione del prodotto, la sperimentazione di nuovi materiali e nuovi linguaggi, i buyer, la moda, lo star system. Io mi colloco in mezzo, con prodotti che non sono solo occhiali con nomi evocativi come Massawa, Tangeri, Siwa, ma un vero e proprio stile di vita». Non a caso il sito dell’azienda si chiama lgrworld.com. Così come non è un caso l’accoppiata L.G.R-cinema. Due modelli da vista di Luca sono indossati da Vincent Nemeth e Valeria Golino nel film Il capitale umano di Paolo Virzì e un paio color miele campeggia insieme a Kirsten Dunst sulla locandina del thriller patinato e intenso I due volti di gennaio di Hossein Amini, con Viggo Mortensen e Oscar Isaac. In fuga in Grecia, la protagonista si nasconde dientro un paio di occhiali modello Alexandria, che toglie solo per farli provare a una bambina. Cosa che, come ricorda il costumista del film Steven Noble, alla fine delle riprese l’attrice non ha fatto. Se li è tenuti

Foto di Daniele Ratti/Ass. Eritalia