di Vittorio Emiliani | Illustrazione di Franco Spuri Zampetti
Nella città ideale voluta dalla famiglia Gonzaga nel Rinascimento, oggi Bandiera Arancione Touring, spicca il teatro realizzato da Vincenzo Scamozzi
Sabbioneta, la più nuova e compiuta delle “città ideali” del Rinascimento, forse la più bella, è già un gioiello di per sé. Ma al suo interno c’è una gemma particolarmente luminosa ed è il teatro voluto dal condottiero Vespasiano Gonzaga, duca di Sabbioneta (nato però a Fondi, a sud di Terracina, allora feudo della madre Isabella Colonna e oggi in provincia di Latina).
Il primo teatro “all’antica” italiano che non nasca da un edificio preesistente, come invece l’Olimpico di Vicenza, progettato dal Palladio e terminato da Vincenzo Scamozzi, autore anche di questo teatro di Sabbioneta. Siamo nel 1591 quando a un pubblico ammirato si spalanca quella sala che pure a voi potrà procurare un’intensa emozione. Una mirabile struttura a semicerchio con la cavea, l’orchestra rettangolare, il palco sopraelevato e un elegantissimo loggiato in stile corinzio sormontato dalle statue di divinità olimpiche. Dietro, in tante nicchie, le figure, affrescate da abili pennelli, degli imperatori romani. Al centro, ovviamente, sotto Flavio Vespasiano sedeva il duca. I gentiluomini occupavano la gradinata e le gentildonne invece la loggia. Un colpo d’occhio dei più sbalorditivi anche oggi. Lo Scamozzi ha trasferito nell’ex villaggio presso Mantova diventato città, un pezzo pregiato di cultura architettonica veneta, resa ancor più vivida dagli affreschi della scena fissa, della scuola di Paolo Veronese.
È il primo teatro stabile moderno dell’intera europa, animato da una compagnia di comici, i Confidenti, voluta dallo stesso duca. Purtroppo se li poté godere per poco perché morì pochi mesi dopo l’inaugurazione, a 61 anni. A Firenze, nove anni più tardi, nel 1600, nasceva con la Euridice di Luigi Caccini e Jacopo Peri il melodramma; ma il vero capolavoro, ancor oggi rappresentato, è del 1607, allestito a Mantova in Palazzo Ducale: l’Orfeo del cremonese Claudio Monteverdi, genio del barocco e oltre. Nel Palazzo, una targhetta di marmo (cito a memoria) recita «in questa sala ogni martedì si fa musica col signor Claudio Monteverdi». Che meraviglia.
All’interno di Sabbioneta c’è un altro gioiello particolare: la bella sinagoga che nel 1822 ha ripreso le linee del tempio già esistente nel rinascimento, quando il primo banchiere della famiglia Foà aveva un banco di pegni e prestiti dentro il Castello. A Sabbioneta, grazie a quel duca illuminato, non ci fu mai la costrizione del ghetto ebraico, nonostante fosse da poco uscita la bolla Cum nimis absurdis di Paolo IV e Vespasiano fosse molto devoto. Un gruppo di quegli ebrei esperti di banca e finanza era qui venuto dalla Giudea di Fondi per sostenere la sua utopia colta e ardimentosa, per fortuna salvata in gran parte dalla decadenza.
Info utili
Iat “Sabbioneta città ideale”, Palazzo Giardino (piazza d’Armi 1),
tel. 0375.52039; www.iatsabbioneta.org.