di Piero Carlesi | Foto di Archivio Tci
L'Esposizione dei primi anni del "nuovo" secolo fu un grande successo per Milano e l'Italia: vi parteciparono (oltre al Tci) 40 nazioni e costò circa 12 milioni di lire. Fu realizzata principalmente per celebrare il completamento del traforo ferroviario del Sempione che finalmente collegava l'Italia al Centroeuropa, ma in realtà si trasformò in un grande evento ceòlebrativo sul progresso dei trasporti e della tecnologia.
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La proposta di realizzare una grande esposizione a Milano nei primi anni del Novecento fu sottoscritta anche del Touring. Nel 1901, infatti, appena concluso il IV Congresso geografico italiano in occasione del quale il Tci aveva curato una Mostra delle comunicazioni e dei trasporti, nacque l’idea, con la Lega Navale, di riproporre la mostra per celebrare l’inaugurazione del Traforo del Sempione, allora prevista per il 1904. Dopo sorsero altre proposte e tutte si fusero in una, la grande Esposizione internazionale del 1906 che si tenne dal 28 aprile all’11 novembre sul tema dei trasporti.
L’esposizione era dislocata in due sedi: la più piccola al Parco Reale (oggi Sempione) fra il Castello, l’Arena e l’Arco della Pace, la maggiore in Piazza d’Armi, sull’area che sarebbe stata poi occupata dal 1923 dalla Fiera Campionaria e oggi dal quartiere Citylife. Una ferrovia sopraelevata elettrica lunga 1,1 km, con un viadotto in legno agli estremi e in cemento al centro, univa i due poli dell’Esposizione sorpassando l’antica stazione di smistamento ferroviario. Partiva dal Parco, sorpassava via Mario Pagano, traversava via Guerrazzi e, dopo via Abbondio Sangiorgio e via Ippolito Nievo e piazza 6 febbraio, entrava all’interno della Piazza d’Armi.
Nell’area del Parco Reale il posto d’onore fu assegnato all’evento dell’anno, il traforo del Sempione, e furono infatti riprodotti in grandezza naturale i due portali d’ingresso della galleria. L’Acquario, unico edificio che si è conservato ancor oggi e che continua nella sua funzione, ospitava (e ospita) nelle sue vasche la vita del mare; era in muratura e ciò spiega la sua persistenza. Infatti quasi tutti gli altri edifici (225 di cui 120 padiglioni) erano stati progettati per essere temporanei, molti in legno, e per questo motivo furono poi demoliti. Il padiglione di Milano illustrava l’impegno del Comune per migliorare la città: esposti documenti, fotografie, materiale scolastico e sulle istituzioni comunali. Anche la Svizzera aveva il suo spazio (era vicino al Salone dei festeggiamenti, di forma circolare, cuore dell’Esposizione), edificato nello stile degli edifici storici bernesi; abbellito da conifere e da alti alberi raccoglieva vari documenti inerenti la storia della Confederazione e i suoi uomini più illustri. La Mostra nazionale di Belle arti, ossia di pittura, scultura e architettura fu invece un’occasione per valorizzare il talento degli artisti italiani (compresi ovviamente quelli di Trento e Trieste, allora irredente!); comprendeva oltre 76 sale, ma un incendio, in agosto ne distrusse ben 15.
L’altro polo dell’esposizione sorse invece nel rettangolo della Piazza d’Armi: anche qui si trovavano numerosi padiglioni, tra cui quello della Marina, con il Faro, quello degli italiani all’estero, dell’Austria, della Francia e della Bulgaria, della Croce Rossa, dell’America Latina, dell’Igiene, il palazzo dell’Agricoltura, la Galleria del Lavoro e naturalmente il padiglione istituzionale del Touring, che presentava la produzione di carte geografiche, anche se la presenza del Tci era diffusa anche in altri contesti espositivi.
Il Tci già protagonista: furono infatti molte le iniziative che videro l’Associazione in prima fila
Uno dei vicepresidenti dell’Esposizione internazionale di Milano del 1906 fu Luigi Vittorio Bertarelli, il fondatore dell’associazione, a riprova di quanto il Tci fosse impegnato nell’iniziativa. Infatti, oltre allo stand associativo, la presenza del sodalizio fu palpabile anche in altre occasioni. Intanto per il padiglione delle Camere d’albergo, ma anche nel salone del Ciclo e dell’Automobile e per la “Strada modello” lunga 400 metri costruita a cura del Touring e alla quale dovevano ispirarsi le amministrazioni locali del tempo per migliorare la viabilità del Paese. Il Padiglione del Touring fu visitato dal Re Vittorio Emanuele III, dalla Regina Margherita e dalla corte. Come ricorda la Rivista Mensile del Tci: “Il Re si mostrò come sempre informatissimo dello sviluppo e dell’utilità del Touring, le cui pubblicazioni sono da Sua Maestà sempre consultate e apprezzate”.