Milano. Sui Navigli in Maglia rosa

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La rivoluzione dei pedali conquista la città. Tra bike sharing, artigiani dei pedali e tanto orgoglio condiviso.

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«La vita è come guidare la bici. Per mantenere l’equilibrio bisogna continuare a muoversi», parola di Albert Einstein. Vero. Talmente vero che Milano e i suoi cittadini hanno deciso di salire in sella e non scendere più. «Negli ultimi anni il numero di automobili a Milano è in costante diminuzione, mentre nel resto della Lombardia le immatricolazioni aumentano. Non è solo la crisi a far dimenticare ai milanesi l’auto, c’è altro», l’analisi dell’assessore alla mobilità Pierfrancesco Maran indica una tendenza che ha visto passare la percentuale di auto in città per abitanti dal 65 per cento al 51 nel giro di pochi anni. E la bicicletta ha un’enorme e bellissima responsabilità in questo. La bicicletta è un mezzo democratico. C’è chi sfreccia su due pedali vecchie e arrugginite (che qualcuno può anche definire vintage, ma rimangono vecchie) e chi guida veri e propri oggetti di design. In comune i ciclisti di ogni età e professione hanno un certo orgoglio da cavalieri urbani consapevoli di far del bene a se stessi e alla città. I nemici peggiori sono le rotaie del tram, il pavé e le macchine parcheggiate male o in doppia fila. Ma se rispetto alle prime due c’è poco da fare (se non eliminare i binari morti e sistemare il pavé più dissestato, operazione in corso in molte zone), sulla maleducazione automobilistica la battaglia è culturale e tuttora in corso. Il Comune di Milano sta puntando al ruolo di mediatore con una serie di provvedimenti legati alla mobilità urbana ispirati alle regole di Paesi più avanti in questo processo. «L’idea di introdurre il limite a 30 chilometri orari in alcune zone prevalentemente a uso pedonale e ciclistico nasce dalla volontà di provare a creare regole per la convivenza civile tra i mezzi», sottolinea Maran. Una sperimentazione iniziata da poco della quale scopriremo gli effetti solo nel corso dei prossimi mesi. Certo è che se Milano vuole presentarsi al mondo nell’anno di Expo in modo adeguato e coerente con il tema dell’Esposizione universale gli interventi devono essere molteplici: «Milano è la prima città al mondo a mettere a disposizione mille bici elettriche che vogliono essere uno stimolo per avvicinare alla bicicletta anche chi per vari motivi non può o non vuole usarla. Così è più semplice arrivare anche a Expo. Vanno ad aggiungersi alle tremila del servizio BikeMi (www.bikemi.com) che stiamo ampliando con 70 nuove stazioni anche in zone più periferiche. Poco tempo fa abbiamo premiato con un abbonamento annuale l’iscritta numero 30mila. Un successo». L’assessore e il Comune danno il loro contributo alla rivoluzione silenziosa dei pedali cercando di potenziare anche la rete delle piste ciclabili che oggi conta 167 chilometri (dato del 2013). In questo campo è evidente che la strada è ancora lunga per raggiungere medie europee, anche in termini di viabilità e segnaletica, ma se i ciclisti aumentano esponenzialmente come negli ultimi anni la pressione psicologica su istituzioni e automobilisti non può e non deve passare in secondo piano.

I cardini della rivoluzione a pedali, oltre ai cittadini e alle istituzioni sono gli “imprenditori” del settore. «Milano è molto cambiata negli ultimi anni per quanto riguarda l’attenzione per la bici e i segnali sono tanti. Le attività legate alla Bike economy fioriscono: un settore come quello delle consegne in bici sta esplodendo. Negozi dove si vendono e riparano bici aprono in nuovi quartieri e le ciclofficine, luoghi di condivisioni di saperi e di ‘manualità’, sono sempre più frequentate, soprattutto da giovani che, oltre ad avere eletto la bici come unico mezzo di trasporto, non disdegnano di sporcarsi le mani di grasso»: a parlare sono Barbara Bonori e Roberto Peia fondatori del progetto del bike cafè Upcycle (www.upcyclecafe.it), primo in Italia, «un luogo in cui, oltre a mangiare e bere (bene), a lavorare, a studiare o semplicemente rilassarsi, si fa ‘cultura della bici’». Tantissime le attività che propongono nello spazio in via Ampère vicinissimo alla facoltà di architettura del Politecnico. Dagli incontri con grandi campioni, alle presentazioni di viaggi a pedali, dai confronti aperti sulle tematiche della sicurezza stradale al concorso per la ristrutturazione del velodromo Vigorelli. Il programma è ricchissimo e in costante ampliamento e si rivolge a ogni tipo di ciclista. «I tipi di ciclisti si sono moltiplicati. Prima la bici era vista come un mezzo ‘povero’, ora non è raro vedere il manager che inforca una bella bici, magari vintage o rifinita con accessori costosi. I giovani, anche grazie alla moda della bici a scatto fisso (nelle quali il movimento dei pedali è in ogni momento solidale con quello della ruota posteriore, ndr), scelgono di spostarsi così e anche la cultura della buona forma fisica gioca la sua parte», prosegue Bonori.

La bici è bella e ti fa bello. E siccome il milanese ci tiene allo stile si incontrano in giro sempre più mezzi non solo funzionali, sicuri e perfetti per pedalare in città, ma anche belli, personalizzati, quasi su misura. E proprio puntando a chi vuole un oggetto unico tre anni fa è nata la Sartoria Cicli, un esempio perfetto per capire quanto la rivoluzione culturale a pedali attualmente in corso possa assumere sfaccettature diverse. «La prima cosa che faccio quando qualcuno mi chiede di realizzare una bici per lui o lei è conoscerlo e parlarci a lungo. Devo letteralmente prendere le misure del cliente», racconta Luca Lanzani della Sartoria Cicli (via Marcona 48; www.sartoriacicli.it) dove progetta, monta e crea i suoi pezzi unici con materiali italiani, dettagli al millimetro e attenzione per la sicurezza e la biometria. C’è La l’Armando, ispirata al suo jack russell, c’è La vestita, che prende il suo stile da Humphrey Bogart, La Capri, con cestino in un cappello... «È tutto molto artigianale, ma vorrei che la cultura del fare biciclette tornasse a essere italiana, come un tempo, prima della produzione in massa. Io preferisco farne poche, ma inappuntabili», prosegue Lanzani mentre mostra pezzi siglati con forbici e bici simbolo della Sartoria. Bici più belle e più sicure, qualche pista ciclabile in più, i limiti di velocità per il traffico, le BikeMi, le ciclofficine dove imparare a sistemarsi il mezzo come quella all’ex Stecca degli artigiani del quartiere Isola (www.piubici.org) o quella alla Cascina Cuccagna (www.cuccagna.org), persino officine ciclanti per interventi d’emergenza. Tutti elementi a favore. Ma è evidente che le vere rivoluzioni, quelle che funzionano, devono partire dal basso. Da chi in questa città ci vive e ci vuole vivere sempre meglio. Nell’anno di Expo, certamente, ma anche molto oltre. Tra le iniziative nate dal basso che più hanno contribuito a dare nuovo slancio al movimento a pedali c’è Critical Mass che, da circa 20 anni, riunisce ogni giovedì sera, centinaia di ciclisti di ogni età che partono da piazza Mercanti per riappropriarsi delle strade della loro città e ne scoprono insieme le bellezze meno evidenti. Gli automobilisti ormai lo sanno e forse, se li incrociano, li invidiano anche un po’ nella loro sgargiante felicità di cavalieri urbani a ritmo lento. E per educare nuove generazioni di ciclisti è nata da qualche anno l’iniziativa In bici a scuola, un progetto che vede coinvolti genitori e scuole milanesi che, insieme, collaborano per coordinare pedalate di gruppo verso gli istituti. Ne sarebbe stato entusiasta John Lennon che, da bambino, era talmente legato alla sua bici che non la lasciava mai, nemmeno per dormire.

Niente assomiglia al semplice piacere di guidare una bici» sosteneva invece J. F. Kennedy. In città, lungo i Navigli, e poi spingersi oltre, verso Expo o verso le campagne della provincia. Gli itinerari sono tanti: due quelli verso l’Esposizione universale che hanno un’apposita segnaletica (e parcheggi ad hoc in loco). Poi ci sono quelli lungo i canali, dal Villoresi verso la villa Reale di Monza, quello lungo la Martesana verso l’Adda e sul Naviglio pavese che va appunto a Pavia. Restando a Milano, ma immersi nel verde, si pedala tra il parco delle Cave e il Bosco in città, mentre sono numerosi i sentieri nel parco agricolo Sud. Chi preferisce itinerari urbani può decidere di perdersi nei vicoli nascosti del centro storico. La domenica soprattutto, quando le macchine non ci sono e il silenzio domina finalmente sovrano. Un silenzio e una pace accompagnati solo dal fruscio dei raggi delle ruote. Un bel modo per riconciliarsi con la frenetica Milano che ritrova equilibrio. Un equilibrio che si ottiene in movimento. Parola di genio. E di ciclista.