di Tino Mantarro | Illustrazioni di Alessandra Ceriani
Ci siamo. Dalla A alla Z, padiglione per padiglione, tutto quello che c’è da sapere sull’Esposizione universale che per sei mesi porterà Milano all’attenzione di 20 milioni di visitatori da tutto il mondo.
ESCLUSIVA WEB. Guarda a destra la presentazione di Tino Mantarro, autore dell'articolo.
Oramai ci siamo. Era il 30 marzo 2008 quando a Parigi l’Assemblea Generale del Bureau International des Expositions (BIE) assegnò all’Italia l’organizzazione dell’esposizione Universale 2015. Da allora sono passati sette anni, sei governi, qualche scandalo e una buona dose di italiche polemiche, ma finalmente il 1° maggio si aprirà il sipario sull’Expo di Milano e si potrà vedere con i propri occhi come i singoli Paesi hanno scelto di declinare il tema dell’alimentazione racchiuso nel motto «Nutrire il pianeta, energia per la vita».
Per sei mesi l’attenzione si sposterà sull’area espositiva di 1,1 milioni di metri quadri ricavata alle porte di Milano. Qui i 147 Paesi partecipanti, le tre Organizzazioni internazionali coinvolte (Onu, Cern e Commissione Europea), le 13 organizzazioni della società civile e le quattro aziende con un proprio padiglione accoglieranno gli oltre 20 milioni di visitatori attesi. Che si muoveranno lungo il cardo e il decumano, tra 54 padiglioni nazionali, nove cluster organizzati per aree climatiche e cibi, cinque grandi aree tematiche. Non rimane che andare a vedere.
INFORMAZIONI PRATICHE
Biglietti.
Il biglietto giornaliero costa 39 € con data aperta, con data fissa 34 €. L’ingresso per 2 giorni consecutivi costa 67 o 57 €. Il biglietto consente l’ingresso alla mostra Arts & Foods in Triennale.
Sconti per famiglie.
Un adulto e un bambino pagano 49,50 € con un biglietto aperto e 43 € a data chiusa. Se gli adulti sono 2 si spendono 84,50 o 73 €; per 2 adulti e 2 bambini 99 € a data aperta e 86 € a data chiusa. Per i ragazzi tra i 14 e 25 anni ingresso a 33 € o 29 €.
Abbonamenti
Per chi non volesse perdersi proprio nulla dell’Expo esistono convenienti abbonamenti: con 115 € un adulto entra quando vuole per 6 mesi. Studenti e senior a 89 €, per i bambini fino ai 13 anni 57 €.
Orari
Dal 1° maggio al 31 ottobre tutti i giorni dalle 10 alle 23. È previsto un ingresso serale dalle 19 a 5 €, anche se è bene sapere che i padiglioni dei Paesi chiudono alle 21, mentre i tanti servizi di ristorazione cessano alle 22.30.
Come arrivare
La più comoda è la Mm 1, fermata Rho-Fiera, biglietto a 5 € a/r. In treno da Centrale 15 minuti, fermata Rho Fiera. Passante ferroviario linee S5-S6-S14 o linea S11 da Monza, Seregno e Como.
SCOPRI I PADIGLIONI DEI PAESI NELLE PROSSIME PAGINE
ARGENTINA
"L’Argentina ti nutre”. È questo lo slogan che accoglie i visitatori nel padiglione argentino. Un padiglione che rappresenta una serie di silos legati tra loro, come a significare che l’Argentina è una nazione talmente ricca di risorse alimentari che ne ha per sfamare i suoi cittadini (vero) e il resto del pianeta (è il quinto esportatore mondiale). Per farlo ha investito su tecnologia e ricerca come racconterà in questi sei mesi. Uno spazio rilevante hanno sogni e obiettivi nel campo alimentare, perché non conta solo quello che si è fatto, ma soprattutto quel che si farà.
CUBA
Bisogna andare in cucina per capire l’identità di Cuba. Racconta questo lo spazio espositivo cubano, che spiega la storia dell’isola attraverso le influenze che aborigeni, spagnoli, africani, francesi, franco-haitiani, cinesi, arabi e creoli hanno avuto nella cucina locale. Ma Cuba è soprattutto terra di materie prime, come canna da zucchero, caffè, tabacco e cacao. Per questo è stata inserita all’interno del cluster Cacao dove con orgoglio presenta la stazione di ricerca che si dedica alla ricerca e alla produzione di ibridi resistenti alle epidemie.
EGITTO
È Iside, antica dea della fertilità a guidare i visitatori alla scoperta del padiglione egiziano. Nell’ambito degli oltre 7mila metri quadrati del cluster Bio-Mediterraneo lo spazio egiziano ne occupa 375. Al suo interno è tracciata una linea del tempo che attraverso una serie di mappe mostra il contributo secolare della civiltà egiziana al progresso dell’agricoltura mediterranea. A questa è affiancato un percorso tematico, «Geni e meme» che illustra i «geni», ovvero le caratteristiche originarie degli alimenti indigeni, e i «memi» gli ingredienti e i cibi importati, che si sono fusi nella cultura culinaria egiziana che si può assaggiare nel ristorante dove si alternano i migliori chef del Paese. Perché nessun sistema agricolo è chiuso, ma tutto si mischia e si confonde. In un processo di creazione continua che l’Egitto porta avanti concentrandosi sullo sfruttamento delle energie rinnovabili e della sua biodiversità.
EMIRATI ARABI UNITI
Un lungo viaggio audiovisuale attraverso le sfide che i sette Emirati Arabi, con Abu Dhabi in testa, hanno dovuto vincere per diventare quel che sono oggi: un Paese ipermoderno pronto a ospitare l’edizione 2020 di Expo. Per questo hanno deciso di fare le cose in grande, grazie a un padiglione che ricorda le dune del deserto e racconta, per immagini, la sfida vinta di un Paese povero di risorse agricole naturali che nei secoli ha puntato sull’inventiva e l’ospitalità per risolvere i problemi quotidiani di approvvigionamento alimentare. Un padiglione che promette un’esperienza cinematografica in cui il visitatore viene immerso totalmente prima di uscire sul terrazzo e assaggiare il cibo che si ispira alla cosmopolita cultura contemporanea degli Emirati.
FRANCIA
Produrre e nutrire? C’est facile. Varcando la soglia del padiglione francese sembra di entrare in un mercato coperto di una qualsiasi cittadina transalpina. Un mercato in cui, oltre a provare l’offerta agroalimentare francese grazie a un ristorante, una brasserie e un’area di ristoro veloce, si cerca di rispondere alla domanda che è al centro della presenza francese a Expo: come nutrire il pianeta, oggi e domani? Forse applicando la ricetta francese che poggia su quattro pilastri: le potenzialità produttive dell’agroalimentare francese; lo sviluppo di nuovi modelli alimentari; il miglioramento dell’autosufficienza dei Paesi in via di sviluppo con una politica di trasferimento di competenze e tecnologie; l’alleanza della quantità con la qualità. C’est facile.
GIAPPONE
Ha una struttura di legno e un cuore tecnologico il padiglione del Giappone. Uno spazio dove avvicinarsi all’esperienza del cibo giapponese e immergersi in un paesaggio rurale ricco di risaie e biodiversità. Un paesaggio che punta all’armonia, la stessa che i giapponesi cercano di mettere in ogni pietanza, cercando di equilibrare i sapori, gli apporti nutrizionali e le tecniche di preparazione. Ingredienti che contribuiscono a creare una cucina diventata globale senza dimenticare la tradizione. Esperienza che si può provare nel ristorante che riprende i locali di Kyoto e nella moderna food court, dove ogni mese si può assaggiare una cucina diversa.
GRECIA
Dieta ellenica, pura e semplice. È così che vogliono raccontare la propria cucina i greci nel loro padiglione che fa parte del cluster Bio-Mediterraneo. Se l’economia industrializzata ha creato nuove problematiche correlate al cibo, la dieta greca è la risposta per superarle. Una dieta dell’abbondanza, non della privazione. Una dieta che ben si sposa con la gioia di vivere mediterranea. Come è possibile? Basta entrare nel padiglione per immergersi in una narrazione interattiva che spiega la via greca al futuro dell’alimentazione.
ISRAELE
È visiva l’esperienza all’interno dei 2.369 metri quadrati del padiglione israeliano. Uno spazio chiuso da una parete verde lunga 70 metri e alta 12, interamente adorna di piante i cui fiori e colori cambieranno con il passare delle stagioni. Archittettura all’avanguardia, come all’avanguardia è l’agricoltura israeliana che in 70 anni di storia ha fronteggiato con successo la desertificazione e la scarsità d’acqua e oggi esporta primizie o le trasforma in piatti dai sapori diversi che si possono assaggiare all’uscita di questo viaggio nell’ingegneria agricola proteso verso il domani.
KENYA
Terra di contrasti e possibilità, mosaico di ambienti e popoli, il Kenya partecipa a Expo all’interno del cluster del Caffé. Lo fa focalizzandosi sulla sicurezza alimentare, ovvero la necessità di assicurare in modo costante l’accesso all’acqua potabile e agli alimenti, problema fondamentale per lo sviluppo kenyota. E il caffé, prodotto da esportazione per eccellenza, potrebbe assicurare quei capitali da reinvestire nel garantire cibo a tutti i cittadini.
MALESIA
Un ecosistema alimentare sostenibile Sono quattro i semi che i malesi hanno gettato nel terreno dell’Expo. Semi che simboleggiano la crescita del Paese da un’economia di sussistenza a potenza industriale. Semi sostenibili, costruiti con un involucro in Glulam, un innovativo materiale legnoso. Semi che funzionano come padiglioni a se stanti al cui interno scoprire il patrimonio culturale e il suo mix unico di cultura culinaria del Sud-est asiatico, eredità multietnica e biodiversità ambientale.
OLANDA
Condividere, convivere Si respirerà un’atmosfera allegra nel padiglione olandese, uno spazio aperto che sembra un grande luna park, con tanti piccoli stand che sono teatro di eventi, mostre e assaggi. Piccola di superficie e non certo baciata dal sole, l’Olanda è comunque tra i principali esportatori di derrate alimentari al mondo. Merito della tecnologia cui gli olandesi hanno dovuto far ricorso nei secoli per conquistare terre arabili e abitabili. Un’antica storia di successo che durante Expo l’Olanda vuole condividere con tutti, perché gli olandesi sono abituati a collaborare per crescere e per migliorare la propria qualità della vita
OMAN
Un grande giardino si trova all’interno dei 2.790 metri quadrati del padiglione omanita. Il giardino è suddiviso in tre spazi che simboleggiano sole, sabbia e mare: tre elementi cardine del paesaggio omanita. Il Sultanato dell’Oman è un Paese che si trova in una delle zone aride più dure del pianeta e nei secoli ha dovuto far di necessità virtù. Per questo il tema dell’Expo è declinato intorno all’acqua, preziosa risorsa vitale che da sempre gli omaniti tutelano e custodiscono. Immagazzinandola e gestendola grazie a un antico e complesso sistema di irrigazione, gli aflaj, canali che sfruttano la gravità terrestre.
POLONIA
È uno scrigno di legno il padiglione della Polonia. Un solido design che ricorda le cassette di mele, il frutto più esportato dell’agricoltura polacca che ricorre in tutto il padiglione. All’interno infatti c’è un giardino di meli che sfruttando un gioco di specchi si propaga all’infinito, accompagnando i visitatori a farsi sorprendere dagli spazi espositivi interattivi che introducono al Paese, alle sue diversità regionali e raccontano i successi di un’economia in espansione.
REPUBBLICA CECA
Laboratorio di vita È l’acqua l’elemento centrale della partecipazione della Repubblica Ceca a Expo. L’epicentro della struttura infatti è uno specchio d’acqua su cui si affaccia il padiglione organizzato su due piani e chiuso da un giardino di 350 metri quadri sul tetto. All’interno la Repubblica Ceca punta a mostrare al mondo la sua antica esperienza nella ricerca applicata all’agricoltura. Esperienza che si è concretizzata in un’innovativa capacità di gestione delle risorse idriche che può essere esportata nei Paesi in via di sviluppo per dare una risposta concreta alla carenza di acqua e contribuire al dialogo globale sulla sostenibilità delle fonti di cibo. Ma anche in ricerche effettuate da istituti biochimici e nanotecnologici applicati alla tutela dell’ambiente, della salute umana e degli animali, oltre a una produzione alimentare sana.
REPUBBLICA DOMINICANA
Nel suo spazio espositivo nel cluster del Caffè, la Repubblica Dominicana vuole presentare la sua rinomata tradizione nella coltivazione di chicchi di qualità e lo sviluppo delle coltivazioni biologiche, benedette dal clima e dalla morfologia dell’isola. All’interno del padiglione, che si presenta volutamente minimalista, la Repubblica Dominicana cerca di riflettere sui temi della sicurezza alimentare negata. Lo fa raccontando la propria esperienza di successo: negli ultimi anni, con investimenti e politiche mirate, la Repubblica Dominicana è riuscita nell’impresa di garantire a tutti i cittadini cibo e sicurezza alimentare. Un risultato che è diventato un programma politico nel motto scelto per Expo: «Dare maggior potere ai contadini delle aziende agricole familiari in modo che possano nutrire se stessi, la loro comunità e il mondo».
ROMANIA
Assomiglia a una grande casa di campagna il padiglione della Romania, che a Milano ha cercato di riprodurre un villaggio tipico, elemento cardine del paesaggio agricolo rumeno. La visita nei due piani del padiglione sarà guidata da Lia (Ciocârlia), personaggio del folklore rumeno che accompagna a scoprire le otto aree in cui è divisa la struttura, un viaggio a ritroso che termina nella casa, il ristorante dove assaggiare le specialità regionali.
SERBIA
Percorsi bio-balcanici È frutto di secoli di incontri l’identità culinaria della Serbia. Il Paese balcanico viene ospitato all’interno del cluster Bio-Mediterraneo dove sviluppa tre percorsi tematici che guidano attraverso l’evoluzione della sua cucina. «Grano e acqua», un’indagine sulle origini della moderna cucina serba; «la Serbia del biologico», ovvero una riscoperta delle ricette tradizionali a base di ingredienti del territorio coltivati in modo naturale e «Fusion Cuisine dalla Serbia», un modo riflettere sul cibo come motore di attrazione turistica.
SLOVENIA
Varia, Verde, attiva e sana. Punta sulla sua bellezza naturale la Slovenia nel presentarsi al mondo durante Expo. In un padiglione di 1910 metri quadrati che assomiglia a una piramide rovesciata e simboleggia la grande diversità del territorio della piccola repubblica, si cercheranno di racchiudere la vastità delle foreste, la ricchezza di laghi e dei fiumi, il fascino del mare e delle sue coste, le tante riserve naturali, la varietà di flora e fauna. Elementi che fanno della Slovenia un Paese incredibilmente verde, dove dedicarsi alla vita attiva, grazie a un ambiente sano dove vivere e coltivare. Una terra ideale per produrre un cibo sano. Mese per mese all’interno del padiglione sarà possibile conoscere le diverse regioni, ma l’appuntamento clou è il 19 giugno, giornata nazionale slovena all’Expo
SPAGNA
Coltivando il futuro È un padiglione aperto e leggero quello spagnolo, uno spazio tutto di legno, pensato per condividere con il resto del mondo la ricchezza culinaria spagnola figlia della sua eterogeneità ambientale. Il linguaggio del sapore è solo la fase terminale di un progetto che riflette sullo sviluppo del settore alimentare spagnolo che si basa sui processi produttivi innovativi e sulla modernizzazione del settore commerciale.
TUNISIA
Orti nel deserto Un’oasi incantata che riproduce l’oasi di Gabes, una delle ultime rimaste sul litorale Mediterraneo: si presenta così il padiglione tunisino all’interno del cluster Bio-Mediterraneo. Un viaggio breve e intenso per scoprire come uomo e ambiente convivono alla perfezione all’interno di questo ecosistema naturale: palmeti, palme da dattero, alberi da frutta e ortaggi si sviluppano grazie al particolare microclima che viene riprodotto all’interno del padiglione grazie alla sabbia e alle piante di melograno, fichi e mandorle che crescono all’ombra delle palme da dattero.
TURCHIA
È un patrimonio ricco e antico quello che la Turchia porta all’Expo, un patrimonio con 12mila anni di storia che Ankara ha deciso di simboleggiare con un melograno. Frutto dalla foggia antica che rappresenta l’unità nella diversità, quella che la Turchia vuole rappresentare nel suo grande padiglione, il quinto per estensione con 4.170 metri quadrati, che riprende l’architettura ottomana e al cui interno si guarda ai successi dei secoli passati che servono da punto di partenza per riflettere sulle sfide del futuro. E lo fa accompagnando i visitatori a provare la ricchezza della gastronomia turca grazie a un ristorante anatolico, un bazar di prodotti turchi e un tea garden: un giardino all’aperto adornato da fontane ottomane dove assaggiare un caffé o un tè, ovviamente turco.
UNGHERIA
Miicro orti e acqua miracolosa. È un’agricoltura di piccola scala quella cui punta l’Ungheria, un’agricoltura fatta di orti e micro produttori legati alla tradizione biologica del Paese. Tradizione rispecchiata nell’architettura del padiglione che rappresenta due tamburi sciamanici aperti e ha come filo conduttore l’acqua. Termale, minerale, naturale, l’acqua è infatti una risorsa di cui l’Ungheria è ricca e costituisce una parte integrante del paesaggio agricolo del Paese. Un paesaggio che nel sito di Expo viene riprodotto nel giardino che fa da tetto al padiglione, una struttura ecologica che a esposizione conclusa sarà ricostruita a Szombathely, e utilizzata come centro di ricerca in campo alimentare.