In val di Fassa: divini rifugi

Da Ciampedìe a Gardeccia, bastano anche solo un paio di giorni per immergersi nell’atmosfera magica delle Dolomiti, tra panorami maestosi e una natura intatta

Da sempre coloro che amano la montagna si dividono tra occidentalisti e orientalisti; i paesaggi di questi due mondi così diversi fanno scattare passioni differenti tra chi apprezza di più la neve, la vista dei ghiacciai, i torrenti tumultuosi e chi ama la roccia pura, i torrioni, le grandi pareti.

Per questi ultimi le Dolomiti sono le montagne ideali dove cimentarsi in arrampicate, escursioni o anche semplici soggiorni di relax all’ombra delle crode. Una delle aree simbolo di questo territorio è certamente la val di Fassa, in Trentino La Guida pratica dei luoghi di soggiorno del Tci edita nel 1967 definiva la val di Fassa «una stupenda vallata, la più alpestre delle valli dell’Avisio (ndr: è il torrente che solca anche le valli di Fiemme e di Cembra), che si distende come una conca continua sempre al di sopra dei 1100 m, rivestita di magnifiche praterie e di boschi di abeti e larici, sopra cui si drizzano arditamente fantastiche creste, guglie e imponenti torrioni, in una successione di panorami e di scorci tra i più spettacolari e celebrati della regine dolomitica». Al di là del linguaggio d’epoca, nella sostanza la descrizione della valle è ancora valida, salvo la riduzione delle praterie che hanno lasciato il posto a nuovi insediamenti e hotel, arricchendo notevolmente la capacità ricettiva della valle

Sono a Ciampedìe, una delle località quasi “paradisiache” di questo territorio: non a caso significa “Campo di Dio”; sono arrivato qui in pochi minuti con la funivia che sale da Vigo di Fassa. Il vasto pianoro a quota 2000, che ospita l’omonimo rifugio offre, prima che tramonti il sole, una vista spettacolare sul gruppo del Catinaccio, sulle Torri del Vaiolet, sui Dirupi di Larsec e in lontananza sul Sella e la Marmolada. Il fenomeno dell’enrosadira (le crode diventano rosa baciate dall’ultimo sole), non lo si dimentica più. Dopo una cena a base di canederli e stinco al forno, conclusa con un profumato strudel di mele, un tuffo nell’aria fresca della notte mi permette di ammirare un’indimenticabile stellata, Via Lattea compresa. Domani mattina imboccheremo il facile sentiero n. 540; meta sarà la conca di Gardeccia, un altro luogo simbolo di quest’area. I panorami strepitosi so che sono assicurati, specie se terrà il bel tempo, come garantisce il bollettino meteo.

In val di Fassa l’appassionato di montagna può esprimersi a tutto campo perché può praticare alpinismo, trekking impegnativi e facili passeggiate, mountain-bike, golf, equitazione, deltaplano, parapendio ecc. Rientro in rifugio infreddolito: le notti in alta quota anche d’estate non sono tiepide; il consiglio della ragazza che mi versa una speciale grappa è di conoscere anche il mondo ladino, comunità a cui appartiene la sua famiglia. Domani al ritorno da Gardeccia passerò dal Museo ladino di Vigo di Fassa (tel. 0462.764267) che vuole tramandare e far conoscere, attraverso un sistema di supporto multimediale, usi, tradizioni e lingua di questa antica comunità. Peccato ripartire subito per la pianura già domani, ma una cosa è certa: mi riprometto di tornare presto.