Il viaggiatore. Capri e Marguerite

Sull’isola la scrittrice francese Yourcenar visse anni felici di intense conquiste, dedicandole un poema che ne celebrava l’atmosfera sensuale e tollerante

«Ho sempre amato le isole. Ho amato Capri, che è molto meno turistica di quel che si pensi, quando la si vive in qualche angolo sperduto. Ogni isola è un microcosmo, un vero e proprio universo in miniatura». Non era la prima volta che Marguerite Yourcenar approdava a Capri. Nel 1929 aveva pubblicato un poema, Caprée. In quel periodo l’isola era il punto di incontro di una pittoresca tribù di intellettuali e di artisti uniti dal fatto di preferire il proprio sesso.

Tendenze allora proibite, ma tollerate dai cordiali isolani. Nel 1937, aveva affittato la Casarella, due stanze e un un vasto terrazzo, aperto su un panorama straordinario. Chissà se risalgono al suo soggiorno l’affresco e i modesti mobili datati? E l’elefante di maiolica, in omaggio al nome dei proprietari, vicino al cancello d’entrata? Oggi un appassionato libro di Dominique Gaboret-Guiselin, Alla ricerca di Adriano. Marguerite Yourcenar in Italia e a Capri, pubblicato da La Conchiglia, ricostruisce il soggiorno della romanziera. La strada che costeggia la Casarella, via Matermania, porta alla Villa Lysis del sulfureo barone Fersen e alla Villa Jovis del dissipato Tiberio, che reggeva le sorti dell’impero da quel lussuoso esilio, dove sperimentava tutti i piaceri dei sensi. Quella giovane donna era, ricorda un amico, «fisicamente molto portata alle conquiste. Non voleva solo conquistare le donne. Voleva conquistare chiunque, sedurre». Virginia Woolf notò le labbra rosse e le graziose foglie d’oro sul vestito nero di quella «donna che deve avere un passato... è portata all’amore, intellettuale».

Alla Yourcenar piaceva salire fino alle rovine della villa di Tiberio e ascoltare le leggende. «Come un grande vascello nero, resistente a ogni vento / L’isola ha scelto il punto più elevato affinchè il Palatium fungesse da sentinella per la mezzana». Uno degli strumenti di seduzione di Marguerite, oltre agli occhi lievemente orientali era la voce «rude e dolce, come le note basse di un violoncello». Usciva da un amore intenso e sofferto per un uomo bello e intelligente, André Fraigneau, che però preferiva i maschi. Marguerite si era schiantata in quel tentativo impossibile. Nel Colpo di grazia, che stava scrivendo nei giorni capresi, riaffiorava quel rapporto impossibile. La seguiva nei vicoli di Capri la nuova compagna Grace Frick. Per Grace l’incontro con Marguerite era stato un colpo di fulmine. Aveva subito notato il modo di muoversi naturalmente altero della scrittrice che incedeva «come una regina, come se tutte le porte dovessero aprirsi davanti a lei». Dopo lo scacco subito, a Marguerite piaceva essere adorata dall’amica. Erano sbarcate a Capri nel 1938 seguendo un lungo periplo amoroso, che doveva essere, per quella coppia destinata a non separarsi più, una luna di miele. Una sosta «su una frontiera tra l’universo e il mondo umano».