Roma, nella casa degli italiani

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Il palazzo, aperto al pubblico per desiderio del Presidente della Repubblica e con il contributo dei volontari del Tci, è già diventato il posto da vedere a Roma

Tutto esaurito, come era prevedibile. I romani, gli italiani e i visitatori stranieri si sono messi in lista d’attesa sul sito (www.quirinale.it) e giunto il giorno stabilito, pazientemente hanno superato i controlli di sicurezza, gentilmente aiutati da imponenti corazzieri. Poi si sono inoltrati nel percorso delle meraviglie del palazzo più grande e tra i più belli al mondo: il Quirinale. La decisione del nuovo Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, annunciata subito dopo la nomina, è diventata operativa già dopo pochi mesi e così, anche grazie ai volontari del Touring Club Italiano, sono più di 15mila i visitatori che hanno potuto accedere a saloni, corridoi, scaloni elicoidali, cortili, giardini scuderie, rimesse e guardaroba del colle più famoso d’Italia.

All’inizio l’incedere è un po’ esitante, si avverte l’atmosfera laicamente sacra del luogo, ci si sente in soggezione e silenzio tra cambi della guardia e corazzieri impettiti in grande uniforme che si stagliano al centro di strategiche fughe prospettiche, si cammina quasi in punta di piedi sui pavimenti di marmo, circondati da capolavori d’arte, arazzi e arredi che hanno visto il passaggio di ben 30 papi, quattro re (l’attesa dell’imperatore Napoleone) e 12 presidenti della Repubblica. Poi, piano piano, grazie anche alle spiegazioni accurate e amichevoli dei giovani accompagnatori universitari, si comincia a stare a proprio agio, a sentirsi a casa, a riconoscere lì lo studio del presidente visto tante volte in tv a capodanno, laggiù il salottino dove vengono ricevuti i capi di Stato stranieri in visita ufficiale, qui tracce di fondamentali documenti di storia patria (il manoscritto del discorso di Mussolini che annuncia l’entrata in guerra nel giugno del 1940, la minuta dei risultati del plebiscito monarchia-repubblica, le firme autografe sull’ordine del giorno Grandi che fece cadere il fascismo...). E poi le sale delle carrozze reali dei Savoia, da quelle di Carlo Alberto a quelle di Vittorio Emanuele III, i filmati d’epoca girati in occasioni di matrimoni reali o visite di Stato, le collezioni (oltre novemila pezzi) di vasellame e stoviglie di pregio (da Meissen a Sévres, a Ginori) utilizzate in secoli di pranzi ufficiali.
Dopo due ore abbondanti si esce dal palazzo con un certo orgoglio (vedere l’intervista al Presidente alle pagine precedenti) non solo per aver visitato un luogo unico al mondo, ricco di capolavori d’arte e secoli di storia, ma soprattutto per aver visto da dentro un luogo importante per la nostra stessa vita di liberi cittadini di una matura democrazia.

 

L'INTERVISTA CON IL PRESIDENTE MATTARELLA

Sa di essere l’artefice di una sia pur simbolica mezza rivoluzione nei rapporti tra il potere, i suoi luoghi emblematici e i normali cittadini?
Non mi sembra. Ho semplicemente esteso la possibilità di visitare il Palazzo del Quirinale, che era stata già introdotta dai miei predecessori. Il Quirinale non è un museo, ma un Palazzo vivo, che ospita la sede della Presidenza della Repubblica. La sfida possibile è far convivere e integrare l’esercizio istituzionale e le visite di cittadini, studenti e turisti. La visita non riguarda solo l’immenso patrimonio artistico, di cui il Quirinale è un contenitore unico al mondo, ma ha un carattere storico e civico. Insieme con i capolavori raccolti dai papi e dai re, i visitatori entrano in contatto diretto con la Presidenza della Repubblica, le sue funzioni, le sue attività, i suoi simboli. Se questa maggiore apertura contribuirà ad avvicinare i cittadini alle istituzioni e le istituzioni ai cittadini sarà un risultato importante e ne sarò ben lieto.
 
Per la sua lunga e variegata storia, da sede del potere temporale dei papi a quello dei primi re d’Italia, i Savoia, a luogo simbolo della nuova istituzione repubblicana, il Quirinale è davvero un pezzo di storia patria. Che impressione le fa vivere in una casa così importante?
Il Palazzo ha una storia plurisecolare e un aspetto solenne che può indurre soggezione. Ma è anche emblematico di quanto di meglio il genio italiano, nei secoli, è riuscito a esprimere. È un patrimonio che appartiene alla nazione italiana; vi si lavora sapendo che si è ospiti temporanei e non proprietari. Il Quirinale oltre che storico palazzo è anche una sintesi delle varie fasi della vita politica. Le sale visitabili potrebbero essere considerate dal visitatore come altrettante tappe di una sorta di percorso “politico”, un palcoscenico attraverso il quale ricostruire alcune delle dinamiche della vita e dei rapporti istituzionali tra l’organo della Presidenza e gli altri poteri dello Stato (consultazioni, crisi...), con quelli dell’informazione (dichiarazioni, conferenze stampa...) o con i capi di Stato stranieri (incontri, riviste...).

Ha già trovato il tempo per visitarlo tutto?
In questi sei mesi di permanenza ho compiuto personalmente i due percorsi di visita che fanno i visitatori. Ma credo che per conoscerlo davvero e per apprezzarne ogni dettaglio ci vorrà del tempo.
 
Qual è la parte, la sala, l’angolo più suo, più congeniale o dove si trova meglio?
I giardini. Ma devo dire che, quando vengono in visita i capi di Stato stranieri e ammirano Roma dalla sommità del palazzo rimangono senza fiato.
 
Per personalizzarlo ha mai chiesto dei cambiamenti, all’arredo, alla disposizione delle sale o dei mobili, al cerimoniale?
Per quanto riguarda gli ambienti dove lavoro e vivo quotidianamente non ho richiesto nessun cambiamento. Ho sollecitato invece quegli interventi volti a rendere possibile l’apertura del Palazzo al pubblico – per esempio alle barriere architettoniche per consentire l’accesso ai disabili –, chiedendo anche di liberare alcuni ambienti, prima occupati da uffici, che oggi sono parte integrante del percorso di visita.
 
Che cosa vorrebbe che un cittadino portasse via, metaforicamente, da questa visita al Quirinale?
L’idea che le istituzioni lavorano con impegno e passione per il bene del Paese. E l’orgoglio di appartenere non solo a una nazione così ricca di storia, di arte e di bellezza, ma anche di far parte di un Paese che ha fatto della libertà, della democrazia e della pace i suoi valori fondanti.
 
Lei si considera un viaggiatore?
Ho viaggiato molto in passato, sia per la mia attività istituzionale sia con i miei familiari. Ora dovrò abituarmi all’idea di viaggiare soltanto per motivi legati alla mia funzione.
 
Che idea ha del Touring Club Italiano?
Un’idea molto positiva. Il Touring Club Italiano è un’istituzione antica e di grande prestigio che ha contribuito, tra l’altro, a diffondere l’idea del viaggio come fonte di conoscenza e di cultura. Fin dalla sua nascita ha promosso la comprensione e l’amicizia tra i popoli e il rispetto per l’ambiente e il patrimonio artistico.
 
Si è mai servito delle storiche Guide Rosse?
Sì. E anche delle Guide Rapide. Ho sempre apprezzato completezza e chiarezza delle informazioni e anche l’alta qualità della vostra cartografia.

foto dell'Ufficio per la Stampa e Comunicazione della Presendenza della Repubblica