Focus. L'altro versante

Maurizio BiancarelliMaurizio BiancarelliLuciano GaudenzioBruno D'AmicisBruno D'Amicis

Tre fotografi, tre anni di lavoro e un grande progetto comune: raccontare “l’altro versante” di Alpi e Appennini

Chi se ne intende di fotografia naturalistica sa che Maurizio Biancarelli, Bruno D’Amicis e Luciano Gaudenzio sono tre pezzi da novanta. E non fa fatica a immaginare quali risultati possa produrre un loro progetto comune. Ve lo presentiamo in queste pagine: si chiama L’altro versante (www.laltroversante.com) e vuole raccontare in modo nuovo le montagne italiane. Obiettivo: valorizzare il paesaggio montano del Belpaese, che di vette e colline è fatto per il 70 per cento. I numeri sono impegnativi: cento missioni, tre anni di lavoro, 700 giorni sul campo (o meglio, sulle cime), una troupe televisiva al seguito (il regista è Marco Rossitti). Ma i risultati già si vedono. E il Touring - che dà il suo patrocinio all’impresa - è felice di mostrarveli in anteprima.

Campi di papaveri e rocce eterne
«L’altro versante è nato a casa mia, bevendo una birra» spiega Luciano Gaudenzio, 45 anni, friulano. «Io e Bruno D’Amicis riflettevamo sul modo in cui la fotografia naturalistica potesse far conoscere posti che noi riteniamo scontati ma la gente comune non ha mai visto, anche se li ha vicino a casa. E dato che gran parte d’Italia è fatta di montagne, ecco l’idea: raccontare l’altro versante delle nostre montagne». Le foto di queste pagine sono emblematiche di tre situazioni diverse in cui si è trovato Luciano: un luogo poco famoso da far conoscere (le cascate dell’Arzino, nella Carnia friulana); una visione inconsueta di un grande massiccio (le cime trentine del Brenta dall’elicottero); un panorama noto immortalato da un altro punto di vista (il Pian Grande di Castelluccio nei Monti Sibillini, in Umbria).

Il paese che spunta dalle nuvole
«Pensa: le Gole della Rossa e di Frasassi, nelle Marche, sono a due passi da casa mia, ma non c’ero mai stato!» racconta Maurizio Biancarelli, 65 anni, umbro. «È un luogo che racchiude in sé l’anima del progetto: non è troppo conosciuto, condensa molte caratteristiche della natura dell'Italia centrale, è stato modificato dall’uomo nei millenni ma rimane pur sempre selvaggio. Mi sono imbattuto in alcune vallette solitarie, isolate, silenziose che mi hanno sorpreso. E ho trovato nel paese di Pierosara al tramonto una sintesi perfetta di questa integrazione uomo-ambiente». Nelle foto di Maurizio la grande biodiversità delle montagne italiane: dalla macchia mediterranea della riserva Cavagrande del Cassibile, in Sicilia, ai rododendri e alle conifere del parco Alpe Veglia e Alpe Devero, in Piemonte.

La natura selvaggia del Meridione
«Prima di andare in un posto dove non sono mai stato, mi documento molto» racconta Bruno d’Amicis, 36 anni. «Per esempio studio su Google Maps per capire come si illumineranno nel corso del giorno i versanti delle montagne. Ma nessuno mi aveva preparato alla natura selvaggia della Basilicata!». Per fotografare la Murgia di Sant’Oronzo, Bruno s’è fatto strada tra la vegetazione lungo il fiume Agri, fino a entrarci con gli stivali. «Vedevo le tracce del lupo, della lontra, sopra di me volavano rari rapaci... sono tornato nel buio tra i cinghiali che grufolavano attorno. È davvero uno dei più altri versanti che si possono raccontare!». Abruzzese d’adozione, Bruno ha cercato altri versanti anche nel parco nazionale della Majella (i ghiaioni di Cima dell’Altare) e in quello d’Abruzzo, Lazio e Molise (saliceto allagato).    

Foto di L'Altro Versante