Sardegna: Paradiso per sub

La costa occidentale dell’isola riserva agli appassionati subacquei, ma solo esperti, relitti di navi romane e tante altre emozionanti scoperte naturalistiche

Nuotare immersi in una danza di tonni, ammirare anfore, dolie e antichi lingotti, fotografare baffute aragoste mimetizzate tra praterie di margherite di mare, coralli e banchi di posidonie. Ecco un tour di spettacolari passeggiate acquatiche, lungo la costa occidentale della Sardegna, da godere anche in piena estate, lontano dalla folla.

Carloforte, le tonnare. L'antica tonnara di Carloforte, dal punto di vista storico-culturale la più sostenibile fra quelle del Mediterraneo, è l'unica dove viene praticata la pesca del tonno rosso. Immersioni da brivido sono possibili all’interno delle “camere”, grandi spazi subacquei circondati da alte reti, dove i tonni vengono ammassati poco prima della mattanza per ammirare la danza di questi giganti del mare che possono superare anche i 400 chili di peso. Giorgio Siotto, responsabile del Carloforte Tonnare Diving Center, consiglia questo tipo di immersioni a sub esperti: «Ci si immerge anche fino a 40 metri di profondità, accompagnati dalle guide, in piccoli gruppi di cinque persone. Una volta arrivati, lo spettacolo è emozionante: un vorticare di pesci luna, pesci spada, aguglie imperiali e mante. Tonni giganteschi si muovono vorticosamente a spirale, proprio come i barracuda, e danzano inghiottendo i piccoli pesci che ruotano attorno».

Carloforte Tonnare diving center, tel. 349.6904969, immersioni da 40 a 80 euro.

Oristano. relitto di Pontilieni, isola di Mal di Ventre, area marina protetta della Penisola del Sinis. Sono rimasti immobili per duemila anni, perfettamente impilati e assemblati, nel silenzio più profondo, nel braccio di mare compreso tra la costa del Sinis e l’isola di Mal di Ventre. Si tratta di un migliaio di lingotti di piombo appartenenti a una nave romana, naufragata tra l’89 e la metà del I sec. a.C., e affondata lentamente, a circa 30 metri di profondità.

Il relitto del Pontilieni fu trovato nel 1988 dal subacqueo cagliaritano Antonello Atzori. Gli uomini della Soprintendenza archeologica di Cagliari e Oristano, coordinati dall’archeologa Donatella Salvi, lavorarono ininterrottamente dal 1989 al 1997 con numerose campagne di scavo. Sott’acqua, i resti lignei e parte dell’antico fasciame sono visibili a circa sei miglia dalla costa, e sono ancora materiale di lunghi e accurati studi portati avanti negli anni da Ignazio Sanna, appassionato funzionario della Soprintendenza.

Corona Niedda. A vederle affiorare dall’acqua sembrano davvero corone di spine. Gigantesche spine scure, che il vento ha sparpagliato tra le onde dall’impressionante colore cobalto. Corona Niedda è uno dei siti più affascinanti e selvaggi del tratto di costa che da Santa Caterina di Pittinurri porta a Bosa. Ci si immerge davanti allo scoglio più grande: Raimondo Pili, titolare del Korakodes diving a Cala Su Pallosu (Or), ci accompagna lungo l’esplorazione. Dopo poche decine di metri, tra gli anfratti scavati nel basalto, appaiono innumerevoli rami di corallo rosso, non particolarmente grandi ma molto fitti. Korakodes Diving, Marina di Putzu Idu, Cala Su Pallosu, Oristano, tel. 333.2736627.

Secca di su Puntillone. Accompagnati sempre da Raimondo Pili andiamo alla scoperta di un’altra spettacolare secca della zona di Bosa: una parete orientata a ovest, alta rispetto al fondo dai 15 ai 10 metri. Profonde spaccature emozionano per la visione di numerose cernie brune, varie specie di sarago e tanute. Si tratta di un sito bellissimo per il paesaggio, probabilmente unico per l’insediamento di organismi come il sargasso e la laminaria. Lungo il percorso, sul fondo, appaiono gronghi, corvine e diverse aragoste. Ma la secca del Puntillone ha una particolarità di enorme valore: scendendo verso il fondale sabbioso, si rimane folgorati dal viola intenso delle rocce affrescate dal prezioso anemone gioiello.

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Fotografie di Delia Chiappe e Raimondo Pili/Korakodes diving