Il Viaggiatore. Visione panoramica

A Trivero, sulle montagne biellesi, Ermenegildo Zegna, fondatore di una delle più famose industrie tessili italiane, ha creato una strada panoramica per lanciare il turismo i un'area dimenticata e quindi l’Oasi Zegna. Un paradiso naturale aperto a tutti

Trivero era un piccolo borgo nelle montagne biellesi, un gruppo di case, qualche gregge, molti torrenti e in ogni casa un arcolaio per filare la lana.
È il paese natale di Ermenegildo Zegna, il fondatore di una delle più famose industrie tessili italiane che ha tuttora qui la sua grande fabbrica. Non pago di aver costruito dal nulla il lanificio diventato famoso nel mondo, Zegna comprò negli anni Trenta l’intera montagna che sovrasta Trivero e vi costruì a sue spese una strada, la Panoramica Zegna, poi regalata allo Stato italiano. Era una terra brulla, povera, la prima cosa fu piantumarla con cinquecentomila conifere e centinaia di rododendri, azalee e ortensie, adatte al terreno acido del luogo, la montagna doveva vivere, trattenere i suoi abitanti con la prospettiva di un futuro.
L’infaticabile Ermenegildo curò la costruzione della strada in ogni dettaglio, il filare di ciliegi selvatici, il lungo muro a secco, i sentieri per camminatori, la Conca dei rododendri, una piccola valle amena che si incendia di rosa e rosso nel pieno della fioritura, tra maggio e giugno, mirabile esempio di paesaggio frutto di un disegno e di continue trasformazioni negli anni, sotto la guida degli architetti paesaggisti Pietro Porcinai e Paolo Pejrone. Saliti in cima alla montagna il panorama mantiene la promessa: lo sguardo corre a perdita d’occhio da un lato sulla Val Sessera con in fondo il Monte Rosa, una valle ancora selvaggia alla quale si accede solo a piedi, in bicicletta o a cavallo e dall’altro sulla Pianura Padana e le Alpi Liguri.

 

Negli anni Cinquanta è nata anche Bielmonte, una località sciistica con piste, alberghi, pattinaggio, dove da generazioni i bambini biellesi imparano a sciare. Era un’idea lungimirante quella di offrire la vista e la natura come svago, un’educazione alla bellezza che si sarebbe invocata solo molto più tardi, in forma di rimpianto per tutto ciò che era già andato perduto. La sfida, per la numerosa famiglia dell’imprenditore, i due figli Aldo e Angelo e gli otto nipoti, la terza generazione, indicata dalle statistiche sulla longevità delle famiglie-azienda come la più a rischio, era mantenersi all’altezza della sua visione, tenerla al passo con i tempi. I cento chilometri quadrati di montagna sono diventati un’Oasi, l’Oasi Zegna, dove innumerevoli iniziative attirano un numero crescente di visitatori, dal parapendio alla palestra di roccia per gli arrampicatori, dalla caccia alle erbe al forest bathing sul Sentiero del Sorriso (un’esperienza di contatto ravvicinato con gli alberi per assorbirne la diversa forza bioenergetica) per i salutisti, dalla rinascita degli alpeggi alla musica tra i fiori per i romantici, dal progetto All’aperto, opere d’arte contemporanea studiate per convivere con il paesaggio, alle mostre temporanee nello spazio attiguo alla fabbrica per chi non si accontenta dell’attività fisica.

L’Oasi è una riserva naturale, ma anche un luogo dove negli anni si sono tessute, è il caso di dirlo, relazioni tra associazioni, artigiani, giovani desiderosi di tornare ai vecchi mestieri o di lanciarne di nuovi, in un incessante lavoro di riconversione dei vecchi edifici adibiti alle opere sociali (il capostipite aveva costruito anche un ospedale, tuttora funzionante) in nuove realtà e di creazione, con gli abitanti della montagna, di una comunità produttiva.
Accanto alla fabbrica costruita in verticale, su piani diversi, la vecchia casa di famiglia è diventata Casa Zegna, un archivio aperto al pubblico che raccoglie preziosi campionari di tessuti, fotografie, documenti per raccontare gli oltre cento anni di vita del Lanificio.

Casa Zegna apre tutte le domeniche in primavera e autunno (14-18), ingresso gratuito con visite guidate, www.fondazionezegna.org. Per il programma delle iniziative: www.oasizegna.com.

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