di Viviano Domenici
Dalle prime aree pedonali del 1399 alla city car del 1420; dagli occhiali del cardinale ai cannocchiali usati dagli Assiri 2.800 anni fa... Quando la storia anticipa la fantascienza
Sembra l’auto di Nonna Papera disegnata da Walt Disney, invece è il serissimo progetto di un carro automotore disegnato da Giovanni de Fontana, un ingegnere padovano che nel 1420 lo pubblicò nel suo Bellicorum instrumentum liber, oggi conservato nella biblioteca nazionale di Monaco di Baviera e praticamente sconosciuto al pubblico italiano. Come mostra l’immagine in alto a sinistra, il veicolo era pensato come una citycar monoposto decisamente ecologica, poiché il «motore» era costituito dallo stesso guidatore, che doveva tirare una corda per far girare le ruote. Non sappiamo se a de Fontana venne il dubbio che al progetto mancava qualcosa di fondamentale, ma di certo non riuscì a imporre la sua idea. Dovevano infatti passare alcuni secoli prima che sulle strade comparisse qualcosa del genere. Ai tempi della sua avveniristica macchina, nelle città rinascimentali circolavano così tante carrette (carrette a mulieribus) tirate da cavalli, utilizzate dalle signore dell’aristocrazia, che nel 1399, a Milano, le autorità cittadine furono costrette a vietarne il transito nei centri storici. Inaugurando così le aree pedonali.
Un’altra invenzione che all’inizio dovette sembrare una bizzarria da intellettuali fu quella degli occhiali, di cui nessuno sa indicare con certezza l’ideatore. Sappiamo però chi fu il primo a essere raffigurato con un paio di occhiali sul naso: il cardinale Ugo di Provenza, ritratto nel 1352 da Tommaso da Modena con altri 39 illustri frati sulle pareti della Sala capitolare dei Domenicani, nel seminario vescovile di Treviso (nella foto in alto a destra). Chi vorrà andare a vederlo tenga presente che il dipinto è un po’ in alto sulla parete e probabilmente serviranno gli occhiali. Le lenti ci riservano un’altra sorpresa che fatica a diventare di dominio pubblico proprio perché è tanto stupefacente quanto avveniristica: gli antichi astronomi assiri osservavano stelle e pianeti utilizzando cannocchiali provvisti di lenti, molti secoli prima che lo facesse Galileo. Il primo a trovare una di queste lenti fu, nel 1850, l’archeologo inglese Austen Henry Layard. Mentre scavava il palazzo reale della capitale assira Nimrud, in Iraq, rinvenne un cristallo di rocca molato e sagomato in forma di disco che potrebbe essere stato utilizzato come lente. Da allora in varie località del Vicino Oriente sono state scoperte decine di lenti simili, e Mario Fales, assiriologo dell’Università di Udine, ha individuato sulle tavolette assire incise con caratteri cuneiformi precise citazioni di lenti che venivano consegnate dai magazzinieri reali agli astronomi di corte affinché osservassero attentamente il cielo e interpretassero i movimenti degli astri. La notizia è quindi certa e corredata da prove inconfutabili ma, curiosamente, il fatto che gli astronomi assiri dell’VIII-VII secolo avanti Cristo studiassero il cielo con veri cannocchiali sembra a molti un inverosimile «ritorno al futuro».