La bici in tasca

Comode, versatili e antifurto le biciclette pieghevoli rappresentano davvero il futuro della mobilità anche extra urbana? Ne abbiamo testate alcune per voi

In tasca lo smartphone, nello zainetto il notebook e come mezzo di trasporto una bicicletta pieghevole. Così la mobilità urbana cambia faccia: auto+bici, tram o metro+bici, oppure, quando il clima lo consente, pieghevole e basta. Trasporto intermodale, per sentirsi meglio nel fisico e nello spirito.
La bici pieghevole è versatile, antifurto e oggi anche veloce. Si chiude rapidamente riducendone sensibilmente gli ingombri, per infilarla nel bagagliaio dell’auto, trasportarla in metropolitana, o salire in treno. Un posto per la bici piegata lo si trova facile in un monolocale, in ufficio e al bar. Insomma, la pieghevole legata a un palo ci sta poco, così non si rovina ed è meno soggetta ai furti. E una volta che si è presa la mano, con la pieghevole si può anche viaggiare: tratti pesanti in macchina e poi scorribande in bici nella campagna. Un tempo c’era la Graziella, che ha fatto epoca: è passato mezzo secolo e la tecnologia ha fatto passi da gigante. Le pieghevoli moderne sono disponibili con telaio in alluminio, carbonio o titanio, componenti robusti e leggeri e cambi così ricchi da poter affrontare colline e persino montagne.

«Scorda la Graziella, prendi un paio di queste e provale, in città ma anche in salita...» suggerisce Davide Maggi, che dal 2003 guida La Stazione delle Biciclette, “velostazione” (vendita, riparazioni, noleggio, pezzi unici e componenti sfiziosi) ideata con il comune di San Donato Milanese (www.lastazionedellebiciclette.com). Eccoci in sella alla Birdy, prodotta dalla tedesca Riese e Müller. Sportiva, la Birdy ha il telaio in alluminio monoscocca, potenti freni a disco idraulici, sospensione anteriore, cambio da 8 a 24 rapporti. Diverse versioni con prezzi da 2.200 a 3.500 euro. I primi approcci non sono idilliaci, ma è uno scotto da pagare: le ruote piccole sentono più le asperità, lo sterzo è leggero, le operazioni di apertura e chiusura richiedono una sequenza che va ben compresa prima di eseguirla con disinvoltura. Un po’ alla volta mi accorgo del posteriore ancorato all’asfalto, dell’ottima posizione in sella e di quanto sia facile zigzagare nelle code al semaforo. La bici va forte e anche fuori città ci si prende gusto. Mantenere una buona andatura sul piano non è un problema; in salita sono le gambe che contano, ma il cambio ricco aiuta parecchio. Non si possono pretendere sprint da bici da corsa e sono sconsigliate le discese a rotta di collo, ma non è per questo che si sceglie una pieghevole che forse non è una bicicletta per tutti, ma per tanti, di tutte le taglie ed età.

Come sceglierle? Il consiglio è spendere bene, ma non per forza il minimo possibile. E di non comprare alla cieca senza effettuare una prova. Ritrovarsi in sella a un mezzo scomodo, insufficiente per la propria taglia, che non permette di trasmettere tutta la potenza della pedalata e sbanda in velocità vuol dire troncare il rapporto sul nascere. Conta molto la praticità del sistema di chiusura/apertura specie se la useremo quotidianamente. Chiedere al commesso di mostrarci come si fa è un diritto: se non ci riesce lui meglio guardare altrove. Le pieghevoli non sono tutte uguali. Alcune si lasciano trascinare come trolley, stanno in piedi da sole, hanno ganci che impediscono l’apertura accidentale o sono più leggere (tra 9 e 15 chili) e perciò più pratiche se dovremo sollevarle più volte al giorno magari per salire le scale. Anche le dimensioni delle ruote contano. Quale scegliere, 16, 20, 24 pollici? In linea di massima le ruote piccole riducono gli ingombri e consentono zig zag più arditi, mentre quelle più grandi garantiscono maggiore stabilità in velocità e sullo sconnesso. Non occorre spendere una fortuna: a far salire i prezzi telai ultraleggeri e componenti. Per l’impiego in città va bene la pieghevole a una sola velocità. Dahon, tra i marchi più celebrati, propone Mu Uno: essenziale, senza cambio, con freno posteriore a contropedale, si chiude facilmente e pesa 9,9 chili, prezzo sui 600 euro. Costa un migliaio di euro la Tern Verge P9, pieghevole da 11 chili con telaio in alluminio, pneumatici ad alta pressione, cambio a 9 rapporti.

Mondo a parte le Brompton, pieghevoli “british” sul mercato dal 1979. «I nostri clienti sono orgogliosi di chiamarsi “bromptonians”, si ritrovano nei raduni e acquistano i componenti dedicati» dicono da Bikingdays, negozio monomarca a Milano (www.bikingdays.com). Su un’intera parete un caleidoscopio di Brompton di tanti colori e nelle diverse versioni. Moda a parte, se Brompton ha retto la concorrenza dal 1979 a oggi è perché contiene soluzioni geniali. A partire dal meccanismo di chiusura: la ruota posteriore si ribalta in un attimo e la bici sta in piedi senza cavalletto e la si può trascinare comodamente grazie alle apposite ruotine scorrevoli. Il bloccaggio a vite del telaio e dello sterzo possono sembrare macchinosi, ma hanno dimostrato di reggere nel tempo: è questione di prenderci la mano, si apre e chiude la bici in 10 secondi. Consigliata la dinamo nel mozzo che mantiene la luce posteriore accesa a lungo quando si è fermi. Il configuratore permette di scegliere la bici tra migliaia di combinazioni (colori, manubrio, sella, pneumatici). Prezzi da 1.100 euro (base, senza cambio, 10,4 chili) a oltre 2.500 euro.

Una pieghevole dalle forme originali (telaio in alluminio triangolare con un vertice in alto) è la Strida (da 500 euro). Ha il cambio interno sequenziale a 3 marce, i freni a disco, la cinghia in kevlar al posto della catena (si viaggia puliti) e un sistema di piegatura originale, con blocchi magnetici, che richiede solo 3 secondi. Per un uso cittadino moderato la Strida è più che sufficiente. E le pieghevoli “da supermercato”? Possono andar bene se rinunciamo al peso piuma e non puntiamo sulla tenuta dei componenti. Le pieghevoli con mini ruote? Occupano poco spazio, ma è meglio lasciar perdere se serve un mezzo di trasporto metropolitano e non solo. Quelle a pedalata assistita? Ingombri maggiori, peso raddoppiato e versatilità che quasi non c’è più.