San Francisco. La diva del cinema

Clara VannucciClara VannucciClara VannucciClara VannucciClara VannucciClara VannucciClara VannucciClara VannucciClara VannucciClara Vannucci

Protagonista di migliaia di film, San Francisco ha un fascino da Oscar. Da Hitchcock a Superman, tour tra le location da non perdere

Acrofobia: paura delle altezze e dei luoghi elevati. Chi ne soffre non abita di certo in un attico di New York, né sale volentieri sul Duomo di Milano. Non dovrebbe nemmeno guidare a San Francisco perché a volte le strade sono così ripidamente in discesa da dare l’impressione semplicemente di non esserci, di non proseguire nel loro corso. Lo spirito sadico di Alfred Hitchcock trasformò queste caratteristiche della città californiana in un elemento cruciale di uno dei suoi film più noti La donna che visse due volte, anche noto come Vertigo, appunto. Il protagonista James Stewart insegue per la città Kim Novak nei panni sia dell’elegante Madeleine sia in quelli dell’apparentemente semplice commessa Judy. Si innamora di entrambe ovviamente (che poi sono la stessa donna), ma ne deve passare di momenti difficili soprattutto visto che è acrofobico. Eppure non può fare a meno di seguirla. La segue fino al cimitero di Mission Dolores dove Madeleine va a trovare la tomba della presunta bisnonna Carlotta Valdes (ricerca che oggi sarebbe vana perché l’elemento di scena è stato rimosso dopo la fine del film), la segue al McKittrick hotel, demolito poco dopo le riprese, la segue fino a Four Point, ai piedi del Golden Gate Bridge, dove la donna cade in acqua, ma lui si tuffa e la salva, la vera immagine icona dell’intero film. A Hitchcock San Francisco doveva piacere davvero molto. Ma non è l’unico regista che ha usato come quinta naturale la città sulla baia sfidando la nebbia che spesso l’avvolge.

San Francisco stessa è un personaggio a volte misterioso ed enigmatico, a volte solare e sfacciatamente divertente (a chi verrebbe in mente di progettare una strada come Lombard Street, una delle più pendenti al mondo, colorandola, a ogni curva, con mille aiuole e fiori, non fosse già abbastanza difficile da scendere senza rovinare freni e gomme?). Per questo sulle sue strade si sono alternate le sirene e le pistole magnum dell’ispettore Callaghan, e le bizzarrie antitecnologiche del Maggiolino tutto matto (che quando scende appunto per Lombard Street fa piuttosto ridere), i tentativi di fuga da Alcatraz (la visita dell’isola ex penitenziario è un’esperienza inquietante, ma rasserena vedere persone col windsurf avvicinarsi e allontanarsi quasi a dimostrare che bastano una tavola e una vela per fuggire) e un Grosso guaio a Chinatown. In quanti film sono state immortalate le celebri Painted Ladies, le case colorate e abbarbicate su Alamo Square? In quante la Coit Tower, punto panoramico per eccellenza della città (se non c’è nebbia altrimenti si rischia di fare qualche centinaia di gradini per niente)? E il Golden Gate Bridge che sicuramente se la batte con il ponte di Brooklyn a New York in quanto a celebrità? San Francisco è stata ed è un’icona per diverse generazioni: prima i beatnik che vivevano a North Beach (quartiere di immigrati spesso italiani), poi i figli dei fiori che scelsero in Haight Ashbury la loro zona di riferimento (e molti da allora non si sono mossi da lì, né si sono tagliati i capelli), oggi gli hipster che abbondano nel Mission District (dove se non qui lo scrittore Dave Eggers poteva aprire un negozio per pirati in attività?), e i nuovi ricchi che lavorano nella Silicon Valley che hanno comprato le case vista baia di Russian Hill (avviso agli acrofobici e ai pigri: è il quartiere più in pendenza di tutti).

Fondata nel 1776 da coloni spagnoli devoti a San Francesco d'Assisi, la città fu completamente rasa al suolo dal terremoto nel 1906. Una tragedia immane che però diede il via a una completa ricostruzione che rese San Francisco ancora più bella di prima e in grado di attirare frotte di scrittori (a partire da Jack London che raccontò e fotografò l’evento come raccontato a pagina 62), artisti, registi, creativi in generale che hanno garantito lo spirito liberal che si respira anche oggi. Sono trascorsi quasi 50 anni dalla celebre Summer of love che, nel 1967, portò nella Bay Area migliaia di giovani ribelli da tutto il mondo (un film icona di quel periodo Fragole e sangue, girato nel 1970 al City college di San Francisco), quasi 40 dall’assassinio di Harvey Milk, primo omosessuale dichiarato a ottenere una carica politica negli Stati Uniti (memorabile l’interpretazione del consigliere comunale da parte di Sean Penn nel film omonimo del 2008) che oggi è ricordato con un busto proprio nella City Hall dove fu ucciso. Anniversari importanti che hanno contribuito a caratterizzare San Francisco e, allo stesso tempo, a cambiare il mondo. Negli ultimi anni l’ultima rivoluzione, quella tecnologica. In città e nel raggio di poche decine di chilometri la concentrazione di cervelli è tale da averne nuovamente cambiato lo stile. Ancora non è stata realizzata la statua dedicata a Steve Jobs, ma poco ci manca (morto nel 2011, vanta all’attivo già due film biografici, un record). Gli inventori di AirBnb, Uber e altre mille applicazioni di successo sfrecciano sulle loro biciclette a scatto fisso incuranti delle discese vertiginose e pronti ad attaccarsi letteralmente al tram per risalirle. La città fu capitale mondiale degli hippy, poi degli omosessuali ora è quella dei cosiddetti geek che hanno modificato lo stile un po’ sfigato dei classici appassionati di computer anche grazie alle lezioni di stile del loro padre putativo Jobs. Difficile predire chi saranno i prossimi protagonisti della futura San Francisco, ma di sicuro dai qui continueranno a partire rivoluzioni, sociali o tecnologiche che siano.

Altrettanto certo è che San Francisco continuerà a essere protagonista al cinema. Il tentativo di contare quanti film hanno almeno un’inquadratura del Golden Gate Bridge è risultato un’impresa che meriterebbe un algoritmo degno della Silicon Valley. Attraversarlo a piedi, in bici o in auto è un’esperienza quasi mistica. Perché ci si perde nella nebbia (soprattutto in estate), perché è una delle location preferite dei registi, ma anche dei suicidi, perché, proprio stando alle scelte cinematografiche, è spesso devastato da eventi naturali, da terribili esplosioni e persino da piovre giganti. Nel 1978 è Superman a salvare i bambini di uno scuolabus bloccato sul ponte semi distrutto causa terremoto. Negli X-Men del 2006 il cattivo di turno Magneto sposta il Golden Gate verso Alcatraz dove è imprigionato un suo caro amico. Ben due volte il ponte subisce l’attacco di gigantesche piovre (Il mostro dei mari del 1955 e Mega Shark versus Giant Octopus del 2009, qui si accanisce anche uno squalo gigante), ed è minacciato da intenti terroristici sia nell’episodio di 007 Bersaglio mobile (meglio noto come A view to a kill, 1986), sia in Mission: Impossible (2011). Se si sopravvive a tutto questo, oltre il ponte torna la pace, da Sausalito alla Napa Valley fino a Sonoma, dove è sempre tutto pronto per un brindisi. Oltre la baia San Francisco resiste. Come una diva con qualche ruga ma che non prevede declino se non per forze di causa maggiore (catastrofobici avvisati...).