di Pierluigi Savina
Da Trento a Ossana ci sono solo 72 km. Ma questo itinerario porta molto più lontano: fino all’XI secolo, quando e dove nacquero i più suggestivi castelli del Trentino. Visitabili oggi in un'unica giornata grazie al Trenino dei castelli
«Signori, in carrozza!». Ai tempi del Grand Tour, uno dei modi migliori per viaggiare e al tempo stesso godersi il paesaggio era la carrozza. Oggi la carrozza non si usa più, ma l’espressione è rimasta. Ed è rimasta per ricordarci che quando si viaggia in treno siamo passeggeri. Cioè ospiti: del viaggio – inteso come mero spostamento – si occupa qualcun altro. Al viaggio, inteso come scoperta del paesaggio, ci pensiamo noi. Perciò spegniamo gli smartphone e guardiamo fuori dal finestrino, ché avremo tanto da vedere: siamo sul Trenino dei castelli, un itinerario di visita per far conoscere quattro fortificazioni del territorio, ricche di storia e diverse una dall’altra: i castelli di Ossana e Caldes, in Val di Sole, Castel Valer e Castel Thun in Val di Non.
Il Trenino dei Castelli parte dalla stazione di Trento e punta deciso verso nord, destinazione Malé. Nel frattempo, attraversiamo la Piana rotaliana, quel Trentino che lascia a bocca aperta chi da queste parti è la prima volta che ci viene. Uno pensa “saranno tutte montagne”, e invece... vigneti e meleti a perdita d’occhio. E un’autostrada d’acqua, l’Adige, che fiancheggia la ferrovia. Sulla sinistra, uno dei castelli che visiteremo nel corso della giornata, Castel Valer, salta all’occhio per la sua insolita torre a pianta ottagonale, la più alta della provincia: 40 metri d’altezza.
Residenza privata dei conti Spaur, Castel Valer è chiuso al pubblico e viene aperto solo in rari casi. Uno di questi è appunto la giornata del Trenino dei Castelli, un appuntamento che si ripete anche nel 2016 ogni sabato estivo, dal 7 maggio fino al 16 settembre. Da Trento si raggiunge in treno Malé e da qui si prosegue in bus. A completare la giornata, una prima colazione con le mele, il latte e altri prodotti tipici della Val di Non la mattina, una tisana al tramonto, e naturalmente, a mezzogiorno, un pranzo che viene servito nelle sale di uno dei castelli.
Ma torniamo a Castel Valer, che vedremo per terzo: le prime notizie sull’edificio risalgono al 1211; con ogni probabilità il suo nome deriva dal culto per San Valerio, cui è dedicata la cappella del castello. Una doppia cinta muraria segue il profilo della torre centrale, gli dà la forma attuale e lo divide in Castel di Sotto e Castel di Sopra. Il resto, ve lo lasciamo scoprire sul posto.
Costeggiato il lago di S. Giustina, strada e ferrovia girano verso ovest e imboccano la val di Sole. Il trenino ferma a Malé: è il momento del trasbordo sul pullman che ci porta in fondo alla valle, al castello di S. Michele a Ossana, il primo che sarà visitato nel corso della giornata. Riaperto al pubblico solo due anni fa, sorge su uno sperone di roccia, in posizione strategica tra il Trentino e l’Alto Bresciano. Le prime notizie certe sono del 1191, ma il nucleo originario è senza dubbio più antico.
All’inizio della val di Sole si trova anche Castel Caldes, una grande casa-torre fortificata che permette di scoprire la stratificazione e l’intreccio delle diverse culture, veneta, tedesca e lombarda, tipico di questa zona di confine. Oggi è proprietà della Provincia di Trento, che lo ha restaurato e trasformato in sede espositiva. L’interno presenta soffitti a volte, rivestimenti lignei e sale superbamente affrescate. È proprio qui che si pranzerà, con un menu curato dall’Associazione Trentina Cuochi e arricchito da vini e bollicine della Cantina Rotari Mezzacorona. Ci manca una tappa, l’ultima in ordine di visita, di certo la più famosa.
Ecco Castel Thun, anch’esso proprietà della Provincia di Trento. Imponente e austero, in posizione panoramica rispetto all’intera Val di Non, è circondato da un complesso sistema di fortificazioni costituito da torri, mura, bastioni, cammino di ronda e fossato, risalenti al XVI secolo. L’interno non è da meno e conserva i ricchi arredi originari e un’interessante quadreria di famiglia. L’ambiente più pregevole è la cinquecentesca Stanza del Vescovo, interamente rivestita di legno di cirmolo. Racconta una delle guide, Marlies Schuchte, olandese di nascita e trentina d’adozione: «Una coppia venuta da Bologna non ha trovato posto in treno e ci ha seguiti in auto, tappa dopo tappa, per tutta la giornata. Sono questi i momenti in cui siamo orgogliosi del nostro lavoro e del nostro territorio». Se lo dice lei, c’è da crederle.