di Tino Mantarro
Un’istantanea del 1935 dall’isola greca di Kastellorizo: colonia italiana per oltre 20 anni, (ri)diventata famosa per le vacanze e per il film Oscar “Mediterraneo”. Oggi terra promessa per i migranti che cercano l’Europa
Li chiamano corsi e ricorsi storici. Era il 1912, il Regno d’Italia era in guerra con l’Impero Ottomano per conquistare la quarta sponda, la Libia. Nel mentre, giusto per forzare la mano al Sultano, occupava Rodi e un’altra manciata di isole dell’Egeo. Sull’isola di Kastellorizo, a due miglia dalle coste dell’Anatolia, i diecimila abitanti erano inquieti. E noi? Possibile che ci tocchi rimanere nelle mani degli infedeli? Così di punto in bianco chiesero di essere annessi al Regno. Niente da fare. Il generale Ameglio che comandava le forze di occupazione nel Dodecaneso rifiutò. I turchi iniziarono la rappresaglia. Ma a vivere su un’isola di 12 chilometri quadrati in compagnia di capre e muli si impara presto a essere cocciuti. Tempo un mese e il governatore turco fu imprigionato: gli abitanti avevano un governo provvisorio e autonomo. Ma non italiano. Furono anni di tiramolla: prima i greci, poi i francesi occuparono l’isola, ma nel destino di Kastellorizo c’era l’Italia.
Grazie al trattato di Sèvres nel 1921 l’isola fu assegnata all’Italia. Qualche anno di ritardo e gli abitanti vennero accontentati: entravano a far parte della colonia del Dodecaneso. L’isola venne ribattezzata Castelrosso: dopo la deportazione dei greci, i tremila abitanti rimasti erano riusciti a diventare finalmente italiani. Una palazzina rossa della delegazione dall’architettura razionalista, un tricolore con lo stemma sabaudo: questa foto del 1935 racconta com’era la vita nella Kastellorizo italiana. Durò fino al 28 settembre 1943: 18 giorni dopo l’armistizio i soldati italiani lasciavano l’isola. Lo racconta in Mediterraneo Gabriele Salvatores, premio Oscar 1992 che per ricostruire l’ambiente si è basato anche su questa immagine. Altro secolo, stessa storia. A Kastellorizo gli abitanti ufficiali sono 492, in realtà molti meno: circa 200. E che legame abbiano con l’Italia non è dato saperlo. Però come l’Italia l’isola è diventata porto d’approdo per migranti. Tre anni fa quattro siriani arrivarono a nuoto. Erano l’avanguardia: oggi ogni mese ne arrivano 700. Probabilmente non sognano di diventare italiani, ma cercano solo un buon posto dove vivere.