di Isabella Brega
La gloria degli Obizzi racchiusa nei 30mila metri quadrati di una delle più imponenti dimore d’Europa. Dopo anni di oblio il Catajo di Battaglia Terme, nei Colli Euganei, svela al pubblico i suoi segreti
Era abituato all’artiglieria pesante. Tanto da inventare e dare nome all’obice. Pio Enea I Obizzi non poteva certo accontentarsi di un palazzo qualsiasi. Ecco perché celebrò la propria gloria militare nella mole possente del Catajo. Un’architettura superba, merlata come i castelli medievali, eretta in soli tre anni (1570-73) e costituita da ben 350 stanze, incastrata con la forza (non poteva essere altrimenti) nello spazio ricavato scavando il monte Siesa a colpi di piccone. Un complesso compatto, appollaiato grifagno sul canale Rialto. Posizione cui, più che il fantastico Catai, la Cina di Marco Polo che richiama nell’architettura orientaleggiante, trae origine il nome Ca’ del tajo, cioè “casa del taglio”, lo scavo del Canale di Battaglia che divise molti terreni.
Più che una residenza una straordinaria operazione di marketing, una macchina propagandistica per questa dinastia di capitani di ventura smaniosi di salire all’onore del mondo. Il Cortile dei giganti, sede di feste, rappresentazioni teatrali e naumachie, le scuderie, le terrazze, il parco: tutto concorre a impressionare gli ospiti degli Obizzi, la cui autocelebrazione culmina nel grandioso ciclo di affreschi del piano nobile, realizzati da Giovanni Battista Zelotti. In quaranta riquadri nel salone principale e in cinque stanze sono immortalate le gesta della famiglia, da Obizzo I a Pio Enea II, iniziatore delle straordinarie collezioni del Catajo: la quadreria, la raccolta di strumenti musicali, l’armeria. Un mondo di grazia e bellezza che contrasta con il dna guerriero dei proprietari e con il sangue che segna anche la storia del Catajo. Se infatti, dopo l’estinzione degli Obizzi e il passaggio agli Asburgo-Este (che portarono a Vienna le magnifiche collezioni), il castello fu residenza di quel Francesco Ferdinando il cui assassinio a Sarajevo portò allo scoppio della prima guerra mondiale, l’immancabile fantasma che si aggira per le stanze è quello di Lucrezia degli Obizzi, assassinata nel 1654 da uno spasimante respinto. Acquistato nel 2016 da un imprenditore trevigiano, è aperto martedì, venerdì e domenica pomeriggio: www.castellodelcatajo.it.