di Silvestro Serra
A Mosca e a due passi dal Cremlino e dal Bol’sˇoj, questo hotel a cinque stelle è un gioiello di art nouveau, un compendio della grande storia e un vivace crocevia per artisti, scrittori, politici, dagli zar a Putin
Si chiamava Savva Mamontov. Era un ricco commerciante di vini alla fine dell’Ottocento ma come molti suoi connazionali si dimostrò anche un visionario. Aveva il senso degli affari di un Berlusconi antepolitica e l’immaginazione di un impresario teatrale alla Sergej Djagilev. Così nella grande Mosca zarista del suo tempo aveva immaginato quello che oggi si chiamerebbe un complesso multiculturale: un grande hotel di lusso, ma anche il primo teatro dell’Opera privato, una galleria d’arte con ristoranti, negozi, un cinema, un salone da ballo e un giardino d’inverno. Il tutto sotto lo stesso tetto, una vera città nella città. Era nato così il Metropol, capolavoro di stile art nouveau affacciato sulla piazza Teatralnaja all’ombra del Cremlino, nel cuore di Mosca.
Dalla fine del XIX secolo questo albergo che doveva lanciare artisti, teatranti e ballerini di prima grandezza (uno su tutti, Fëdor S˘aljapin) è stato palcoscenico e coprotagonista della grande, travagliata storia della Russia prima e dopo la Rivoluzione dell’ottobre del 1917; ma anche set di film (Il dottor Zivago); location di romanzi (Il Maestro e Margherita di Bulgakov); passerella per vip di passaggio nella capitale russa. Nelle 390 camere e soprattutto nelle 74 suite arredate con mobili di betulla di Carelia (detto “il marmo di legno”) sono passati scrittori come George Bernard Shaw e John Steinbeck, Bertold Brecht e Jorge Amado, hanno dormito (e firmato accordi internazionali importanti) politici come Mao, Golda Meir, Barack Obama, hanno sfilato musicisti del calibro di Prokof’ev, Elton John, Michael Jackson e David Bowie, e star del cinema, da Sophia Loren a Claudia Cardinale a Sharon Stone. Insomma, il mondo. Ma questo accade in molti alberghi storici. Quello che invece è accaduto solo al Metropol è di essere stato, dopo l’esordio glamour e supermondano, la prima sede dei bolscevichi arrivati nel 1917 da San Pietroburgo per prendere il potere. In quella meravigliosa sala teatrale dallo spettacolare soffitto di vetro decorato dove oggi un’arpista allieta le colazioni dei clienti, Lenin eTrotsky arringavano i primi soviet. Come ricorda una targa sull’elegante facciata, il Metropol fu la seconda casa dei soviet e forse anche per questo fu risparmiato dalla furia iconoclasta del nuovo potere sovietico deciso ad abbattere i simboli di tutto il mondo venuto prima dell’Urss.
Così il Metropol finì in un mondo a parte, in una specie di bolla protetta dove gli echi della storia arrivavano attutiti nei saloni arredati, tra gli affreschi alle pareti, nella saletta con tanto di gigantesco orso russo impagliato (che scandalizzò Brigitte Bardot, animalista della prima ora).
Covo di spie? possibile. Teatro di intrighi internazionali, probabile. Osservatorio speciale della Ceka prima, del Kgb dopo e della odierna Sfb, di stanza nella vicina Lubianka? Sicuro. Ma questo non impedisce all’ospite dell’hotel – o del ristorante Savva, dal nome del fondatore – di godersi un atmosfera unica e di respirare l’aria della Russia di ieri, salendo su uno dei primi ascensori costruiti nel Paese (1905, lo stesso anno dell’hotel), ammirando dall’alto il vasto salone-teatro illustrato con la creazione del mondo e i segni zodiacali e la grande fontana ornamentale al centro che in passato serviva come acquario... per i pesci del ristorante. E poi ancora gli stucchi simbolisti e rococò, le pareti della Sala rossa e di quella imperiale ricoperte di marmo e di onice fatti arrivare dal Messico, dagli Urali, da Carrara, dal Belgio, le statue di lupe in marmo serpentino.
Info utili: Metropol Moscow*****, 2 Teatralniy Proezd; tel. 007.495.2660170; http://metropol-moscow.ru/en/
Prezzi: da 171 (Standard Room) a 753 € (Deluxe Suite). Gestito dallo svizzero Nicolas Godat, è visitabile su prenotazione.