di Stefania Marino
Gabriel Zuchtriegel, nuovo direttore del Parco archeologico campano, ci racconta come vuole rilanciare l’area: eventi speciali, app e wi fi, ma soprattutto templi più accessibili. Per vivere appieno la magia del sito
Con precisione tedesca, Gabriel Zuchtriegel il neo direttore del Parco archeologico di Paestum, ci attende alle 10 esatte all’interno del Museo archeologico nazionale. Zuchtriegel è uno dei venti direttori dei principali musei italiani nominati ad agosto 2015 dal ministro dei Beni culturali Dario Franceschini. Uno dei più giovani. Ha 35 anni, nato in Germania e con in tasca una laurea in Archeologia classica, Preistoria e Filologia greca conseguita alla Humboldt-Universität di Berlino. Nel suo ufficio, balza agli occhi la brochure con il nuovo logo del Parco archeologico di Paestum presentato alla Borsa Internazionale del Turismo: il protagonista è il famoso Tuffatore.
«È un’immagine magica, spirituale, metafisica – ci spiega -, un logo che racchiude tutta la forza del Tuffatore». L’immagine simbolo di Paestum, legata appunto alla Tomba del Tuffatore, eccelso esempio di pittura greca risalente al 480-470 a.C scoperta nel 1968 in una necropoli a sud della città. L’immagine del passaggio dalla vita alla morte. «Il Tuffatore deve diventare l’Ambasciatore».
Gli chiediamo come imposterà la gestione del Parco archeologico di Paestum, dove l’anno scorso sono giunti oltre 300mila visitatori. «Paestum ha una magia che vogliamo conservare e rendere accessibile a tutti – risponde –. Apriremo i templi, apriremo le porte dell’offerta culturale per tutti e quando dico per tutti intendo anche per i diversamente abili».
La possibilità di entrare in uno dei gioielli dell’architettura classica che dominano il Parco archeologico di Paestum è diventata realtà nel finesettimana di Pasqua, quando l’imponente tempio di Nettuno/Poseidone è stato aperto al pubblico. Realizzato nel V secolo a.C, meravigliosamente conservato e oggi oggetto di studio da parte della Soprintendenza archeologica della Campania con l’Università di Salerno e quella di Kassel, in Germania, per analizzare e comprendere le sue caratteristiche sismiche.
E poi c’è il Museo archeologico nazionale. «Nell’ottica dei lavori anche strutturali che ci saranno, occorre ripensare il percorso museale, allargare la prospettiva, raccontare in chiave moderna quel pezzo della storia, ciò che oggi ci lega all’antico adeguando anche il linguaggio per spiegare le opere che dovrà essere meno tecnico». Zuchtriegel pensa alla rete wi fi per tutti i visitatori e poi a una app che racconti il Parco archeologico sfruttando le moderne tecnologie. Allargare l’offerta: é questo l’obiettivo di Zuchtriegel. Pensare a un punto di ristoro, a un’area per bambini, accendere i riflettori sulle antiche torri perimetrali con mostre ed eventi culturali, far rivivere il percorso dei quattro chilometri di cinta muraria. Da quando è arrivato, si è messo subito all’opera affrontando la gestione di uno dei siti archeologici più importanti d’Italia attraverso il dialogo con tutti gli attori che dovrebbero concorrere al sistema turismo. E quindi immaginando anche un potenziamento delle vie di comunicazione per poter arrivare a Paestum: più treni, non solo regionali, e più corse. Non dimentica però il suo essere archeologo e punta a fondi privati per bandire borse di studio per continuare a fare ricerca. Scavare per conoscere.
Negli ultimi giorni, nell’ottica di un ampliamento dell’offerta ha lanciato l’iniziativa I venerdì dei depositi. Per alcuni mesi il Museo archeologico nazionale di Paestum ha aperto in maniera sperimentale ai visitatori i depositi, dove sono conservati migliaia di reperti tra cui centinaia di tombe dipinte del IV e III secolo a.C.
«È un patrimonio unico, caratteristico di Paestum – spiega –; e come osservò Mario Napoli, lo scopritore della Tomba del Tuffatore, le lastre di età lucana, non sono né lucane né greche, ma espressione di una cultura mista, ibrida, di contatti interculturali». Zuchtriegel punta al rinnovamento e punta a far conoscere Paestum non solo in loco: «È necessario diffondere anche all’estero la conoscenza di questo enorme patrimonio, attraverso mostre e iniziative dedicate». Una delle occasioni è data sicuramente dalla Borsa Mediterranea del Turismo Archeologico giunta alla sua 19ª edizione (vedi box a destra), «un evento di altissimo livello culturale e scientifico».