Mugello. Nella culla dei Medici

È tra questi boschi e colline che nacque e prosperò la famiglia fiorentina più famosa del rinascimento. Del Magnifico restano ville e castelli (siti Unesco) ma tra pievi e vigne, laboratori artigiani e outlet, autodromi, trattorie e tracce di grandi artisti di ieri e di oggi quest’area rimane un inesplorato paradiso naturalistico

Per molti è solo un nome di un non luogo, da attraversare, si spera il più velocemente possibile, lungo il tratto più stressante dell’autostrada del Sole, spesso e volentieri descritto in radio su Onda Verde come una unica coda di traffico... Per qualcuno più ispirato alla poesia è un piccolo Vermont italiano con i suoi boschi che cambiano colore come nel foliage nella East Coast degli Stati Uniti. Qualcun altro più prosaico lo “vende” già come il fenomeno turistico di domani, ovvero come il Salento della Toscana. Stiamo parlando del Mugello (dal nome della tribù ligure dei Magelli?), quella fetta della Toscana a nord di Firenze, incastonata tra il parco nazionale delle Foreste Casentinesi a est, l’Appennino tosco-emiliano a nord e la piana di Prato a ovest. Non sarà del tutto vero che sia già un fenomeno di massa come è accaduto al Salento pugliese ma certamente ci sono segnali che danno il Mugello come una nuova destinazione turistica di una regione che non finisce mai di mettere in vetrina le sue bellezze, la sua natura, la sua storia. Prima il Chianti, scoperto dagli inglesi e divenuto in breve il Chiantishire, complici i viaggiatori del Grand Tour, affacciati sull’Arno in camere con vista a guardare il panorama del rinascimento, poi l’esplosione della Maremma con le sue spiagge vip, i suoi borghi chic e i suoi vini super stellati, poi ancora, accanto all’intramontabile Firenze, le altre città d’arte, Pisa, Lucca ora anche Pistoia, non a caso prossima capitale della cultura italiana del 2017. Ora effettivamente ci sono segnali che l’attenzione si stia concentrando sul Mugello. E a dare una mano alla riscoperta di questa zona collinare e montagnosa come destinazione di weekend e di viaggi nell’Italia meno nota sta contribuendo il successo globale ottenuto dalla serie televisiva I Medici. Contestata per le eccessive licenze poetiche e per le libertà storiche, non c’è dubbio che stia agendo in maniera incisiva come promozione territoriale dell’intera Toscana e di questa zona che è quella dove nacque e prosperò la famiglia dei Medici prima di conquistare Firenze e diventarne per secoli i padroni incontrastati della Signoria e generosi mecenati delle arti e degli artisti e cofirmatari dello sviluppo della pittura della scultura e della letteratura rinascimentali ancora oggi fonte di attrazione per i visitatori di tutto il mondo. 

Allora prima di veder file di turisti cinesi o americani inerpicarsi lungo gli argini dell’Elsa e del Sieve, disperdersi tra le faggete dell’Alpe di Vitigliano per poi riposarsi lungo le bianche spiagge del lago di Bilancino, siamo andati in cerca del fascino ancora poco noto di questa Toscana segreta. E di segreti il Mugello ne fa balenare tanti immerso in una natura che appare incontaminata nonostante sia punteggiata di imponenti ville, castelli, conventi, abbazie protette da fitti cipressi, di piccole pievi panoramiche (ma anche di rumorosi autodromi e di affollatissimi outlet contemporanei) e sia attraversata da un vecchio tracciato ferroviario, quello della Faentina che collega la Romagna con il capoluogo toscano. Risaliamo la statale 67, la strada che da Firenze segue il corso del fiume Sieve in direzione di Vicchio. La prima impressione è che qui la natura la faccia ancora da padrona: lungo la strada e accanto alle ordinate vigne e tra gli uliveti del fondovalle si affacciano prepotenti i boschi di castagni, regno dei caprioli, delle volpi e dei micidiali cinghiali. Ai nostri lati si intravedono i tracciati di sentieri (alcuni risalgono all’epoca etrusco-romana e medievale) che costituiscono un fitto reticolo frequentato da numerosi camminatori ed escursionisti: per gli appassionati del trekking è stato disegnato un grande anello circolare da cui si diramano ben 22 percorsi secondari collegati e attrezzati con cartelli. Superiamo Pontassieve dove il fiume confluisce nell’Arno e risaliamo tra Masseto, Rufina, Pomino, zone di vino Chianti e delle centenarie vigne dei marchesi Frescobaldi. Ogni tanto una rossa casa cantoniera, un circolo Arci, una casa del popolo, tracce di quella storica regione rossa, superiamo il surreale cartello di Dicomano, “territorio libero da ogm” e la storica fattoria il Forteto per fermarci sulla piazza dei Giardini a Vicchio. L’asilo infantile Beato Angelico ci ricorda che proprio qui nacque Guido di Piero, poi domenicano fra’ Giovanni da Fiesole, ma per tutti Beato Angelico, pittore rinascimentale («non meno eccellentissimo pittore e miniatore che ottimo religioso» scrisse di lui il Vasari) e unico artista elevato agli onori degli altari dalla Chiesa (anche se il processo canonico si è concluso soltanto nel 1983). La piccola piazza attira la nostra attenzione. È intitolata a un altro grande mugellano (nb: evitare di dire mugellese, aggettivo usato esclusivamente per le galline di quella razza): Giotto ovvero Angiolotto di Bondone che nacque nel contado di Vicchio. Cerchiamo la casa natia del mitico pittore duecentesco autore degli affreschi della chiesa di S. Francesco ad Assisi e della cappella degli Scrovegni di Padova. È dopo il ponte di Cimabue, sulla cima del colle di Vespignano, appena fuori dal paese in una posizione panoramica spettacolare. La casa restaurata e circondata di aiuole di aromi locali aperta solo nei weekend. Deviamo verso sud tra forre e stradelle a precipizio sulle pendici del monte Giovi alla ricerca della pieve e la chiesa di S. Andrea a Barbiana. Qui fu “esiliato”, per dissapori con la curia di Firenze, don Lorenzo Milani. Ebreo fiorentino-milanese di buona famiglia, convertito e fattosi prete ma considerato troppo liberal a quei tempi dal 1954, fu spedito a Barbiana come parroco. In questo piccolo eremo fondò la scuola per i figli dei contadini, un’esperienza che si trasformò in un libro best seller, Lettera a una professoressa, pubblicato nel 1967, e diventato un seguitissimo manuale di un metodo scolastico alternativo. La scuola, gestita dagli ex allievi del prete intellettuale, è ancora lì con i libri, il tavolone per le lezioni, il laboratorio con gli attrezzi per imparare i mestieri, la biblioteca, le carte geografiche. Non ci sono depliant, cartoline né souvenir.

«Da qui non si porta via niente» ripete l’anziana guida, un ex allievo del don. Lui, don Milani, è sepolto sotto una semplice lastra di pietra nel minuscolo cimitero accanto alla chiesa. Dopo questo momento di intensa partecipazione tra studenti silenziosi e interessati, puntiamo su San Piero a Sieve, il cuore del Mugello, non prima di aver fatto onore ai piatti veraci sotto le pergole della trattoria di Giorgione a Sagginale. Il borgo ci accoglie in un’atmosfera di allegria. Nelle strade circostanti rombano i motori di un manipolo di appassionati di moto d’epoca. La seconda domenica del mese in piazza Colonna si tiene il mercato delle pulci. È l’occasione per una visita e poi per una sosta nel dehor della Felicina. L’albergo si affaccia proprio sulla piazza ed è una graziosa locanda e una storica stazione di posta costruita su un’antica torre di guardia, che da un secolo accoglie viaggiatori in marcia verso l’Appennino. Ora l’albergo, piacevole e accogliente e originale (nelle vetrine, collezioni di aeromodellini e nel giardino due veri superleggeri di legno e tela, usati e funzionanti, passione aviatoria del proprietario) è il cuore di una accademia culturale internazionale (con sede nel vicino ex asilo delle suore) per condividere esperienze e conoscenze, dalla cucina all’arte, all’artigianato. La vocazione culturale contemporanea è diffusa nello storico paese tanto che anticipando i kolossal tv ha organizzato un Mugello Mediceo con Vittorio Sgarbi che mette in scena un altro mugellano illustre, quel vescovo monsignor Giovanni Della Casa autore del notorio Galateo che già dal 1500 insegna al mondo le buone maniere. E, sempre qui, da due secoli fioriva la manifattura Chini di ceramiche artistiche ma soprattutto nel museo si possono ammirare i capolavori di ceramica e le vetrate firmate agli inizi del ’900 da Galileo Chini uno dei massimi esponenti del liberty italiano chiamato in tutto il mondo, persino per il palazzo del trono a Bangkok.

 

Riprendiamo il cammino tra file di butteri a cavallo nella tenuta tradizionale e ci fermiamo a Scarperia, dal 2014 Comune unico con San Piero. Sulla centrale via Roma si staglia il palazzo dei Vicari, un turrito castello mediceo avamposto della Signoria, con la facciata completamente ricoperta dagli stemmi delle famiglie fedeli ai Medici. Scarperia è anche la sede storica di rinomati coltellinai, eredi di una secolare tradizione dei “ferri taglienti”, le armi da guerra del tempo, ora le botteghe sopravvissute si sono convertite a eseguire batterie di coltelli da cucina, virtuosistici “coltelli dell’amore” o lame al titanio tempestate di brillanti per facoltosi sceicchi arabi. Richiamati dal rombo dei motori diamo un veloce sguardo al circuito automobilistico del Mugello poco lontano, una volta usato per le prove dalla Ferrari, dove si svolge un’estenuante gara di Porsche da competizione. Poi decidiamo di fare una sosta al lago artificiale di Bilancino. Sulla riva sud, lungo la strada panoramica, biancheggia la spiaggia attrezzata di sdraio e ombrelloni con il caffé Bahia gestito come “chiringuito” o “aperituffo” da Alessandro che lo tiene aperto fino all’alba. È il momento del tour dei castelli e ville medicee, tutte entrate nel 2013 nella lista Unesco del patrimonio mondiale dell’umanità: dalla villa di Cafaggiolo amata da Lorenzo il Magnifico, che ospitò Poliziano e Pico della Mirandola, al castello del Trebbio, sempre sulla via Bolognese, abitato da Giovanni dalla Bande Nere capitano di ventura, che ospitò anche un giovanissimo Amerigo Vespucci in fuga dalla peste di Firenze; alla fortezza di S. Martino voluta da Cosimo I e “firmata” dal Buontalenti. Le suggestioni e gli spunti offerti da questo paesaggio così vario e da questa natura così forte sarebbero ancora tante ma non si può andare via senza fare una puntata verso nordest lungo la strada 302 fino a Marradi, quasi al confine con la Romagna sulla vecchia Linea Gotica, patria delle castagne e teatro di battaglie e rappresaglie naziste per vedere il paese natio del poeta Dino Campana, autore dei celebri Canti Orfici, una di quelle figure avvolte da un fascino misterioso, in bilico tra genio e follia. A lui, a questo poeta mugellano doc, è dedicato il Museo che raccoglie tante opere di artisti italiani e internazionali ispirate ai suoi testi.

Fotografie di Massimo Pacifico