di Marta Calcagno Baldini
In Valcamonica, i borghi di Paspardo, Monno e Vezza d’Oglio si propongono come nuove mete per viaggi originali nell’artigianato e nella tradizione
Un’area che vuole diventare sempre più attraente. Fabio De Pedro è un sindaco di 37 anni, da quattro in carica nel suo paese natale, Paspardo, un Comune di circa 700 abitanti a quasi 1000 metri di altitudine. Siamo in Valcamonica (Bs): De Pedro ha scelto di tornare nel suo borgo dopo una laurea in architettura a Milano «perché vorrei portare queste località a essere più riconosciute, e stimolare gli stessi abitanti ad avere una maggiore consapevolezza delle meraviglie che racchiudono questi monti». Un sindaco con una spiccata vocazione al turismo consapevole, alla valorizzazione dei luoghi da cui proviene: «in estate e nei periodi festivi raggiungiamo i tremila abitanti, e voglio rendere quest’area sempre più attraente» continua. È anche grazie a lui che la valle sta cercando di diventare una meta attraente per gli appassionati di arte contemporanea, e non solo per i siti e le incisioni rupestri, che in questo territorio rappresentano un lascito fondamentale delle antiche popolazioni: sono oltre 250mila, dal V-IV millennio a.C., fino all’età del rame e alla conquista romana della valle, nel 16 a.C., sotto l’imperatore Augusto.
Così gli artisti contemporanei non cancellano, ma reinterpretano gli antichi creando nuove opere, graffiti e murales.
Se le incisioni rupestri hanno permesso alla Valcamonica di conquistare il primo riconoscimento in Italia di sito Unesco nel 1979, oggi, grazie all’intervento di cittadini della zona, l’area sta diventando un’attrazione per appassionati di arte contemporanea oltre che una meta per un viaggio insolito e originale.
A partire da Paspardo, dove si arriva dopo salite e tornanti: De Pedro indica il muro di una casa: «qui abita Paolina, 80 anni, non sapeva cosa fosse un’opera di street art, ma era entusiasta di mettere il muro della sua casa a disposizione di 2501, ovvero Jacopo Ceccarelli (Milano, 1981) per il progetto, che ha realizzato gratuitamente». 2501 è lo street artist che Ozmo (Pontedera, Pisa, nato nel 1975), pittore e direttore artistico dell’operazione (insieme a Sergio Cotti Piccinelli e Simona Nava), ha convocato in Valcamonica. Gli altri murales portano la firma di Gaia (street artist newyorkese con origini italiane) e dello stesso Ozmo: i loro lavori sparsi per la valle fanno parte del progetto Wall in Art, al suo secondo anno di vita.
Oggi infatti sul muro bianco della signora Paolina trionfa una rosa camuna (simbolo della Regione Lombardia) reinterpretata da 2501: l’artista si è ispirato alle tradizioni del luogo: «vorremmo che questa zona diventasse un vero e proprio distretto culturale a partire dalla storia» continua il sindaco. «come ha già fatto, l’estate scorsa l’artista Christo sul vicino lago d’Iseo».
Oltre a Paspardo i paesi camuni interessati da Wall in Art sono Monno e Vezza d’Oglio. L’opera di Gaia, artista che si ispira al fenomeno dell’immigrazione, si trova sul muro di un tornante di Monno che porta al passo del Mortirolo: si tratta di un grande murale il cui titolo è The Human Condition e rappresenta due emigranti italiani, mamma e figlio, al periodo della grande diaspora italiana verso gli Stati Uniti. A questo accosta il ritratto di San Cristoforo, protettore dei viandanti, che porta sulla schiena Gesù Bambino avvolto in una coperta simile a quelle ipotermiche che sono consegnate ai profughi raccolti in mare nel Mediterraneo. I volti degli emigranti ritratti sono quelli di persone che effettivamente hanno vissuto a Monno e che l’artista ha ritrovato in vecchie foto recuperate nella biblioteca.
L’operazione artistica in Valcamonica vuole unire l’arte contemporanea con le tradizioni del territorio. Se Gaia si è concentrato sui fenomeni migratori, Ozmo si è ispirato alla preistoria e alla natura della valle: su due pareti della Casa del Parco di Vezza d’Oglio ha realizzato un ritratto di un camuno e il profilo di un grande orso. Ma Wall in Art è anche un modo per valorizzare i giovani artisti dell’area: tre studenti della valle (Giulia Manella, Matteo Facchini e Tiziana Salvini) sono stati selezionati con un bando pubblico e hanno seguito i cantieri degli street artist replicando il modello della bottega rinascimentale. Tutte le classi del liceo artistico di Breno sono state coinvolte in incontri e workshop sulla street art.
Il progetto di riqualificazione della “Valle dei Segni”, ha un precedente nel 2011, Aperto: «Il nome nasce proprio dal desiderio di fare incontrare artisti e cittadini» dice Giorgio Azzoni, direttore artistico dell’evento. «È da lì che nasce il Distretto Culturale in Valcamonica». Aperto dal 2011 organizza giovani artisti che si confrontano sul territorio con dei senior, e realizza residenze e opere d’arte che poi rimangono sul territorio. Oggi le località toccate da questo progetto permettono di seguire un vero tour d’arte in Valcamonica: 29 lavori sparsi su 26 Comuni, su un totale di 50 esistenti nella valle.
Dal 2016 è aperto e visitabile anche il piccolo Museo etnografico di Monno, ricavato nel vecchio asilo: uno spazio a dir poco insolito. Qui Gina e Luigina Melotti, sono le depositarie della tradizione dei pezzotti, tipici tappeti realizzati su tre telai (in tutto il paese ce ne sono ancora una decina). Per Aperto, gli artisti contemporanei Stefano Boccalini, Umberto Cavenago, Ettore Favini, Claudia Losi, Angelo Scarleti e Wumkos hanno disegnato una fantasia per un pezzotto ispirata alle linee dei dati Istat dell’occupazione a Monno, che poi Gina e le altre donne di Monno hanno realizzato al telaio.
Gina è disposta a formare nuovi giovani all’arte della tessitura: «In un’ora si possono realizzare dai 2 ai 5 metri di pezzotto. È una bella tradizione e questo museo aiuta a tenerla viva».
E per questo nel piccolo museo si organizzano laboratori per ogni età. Tra le altre iniziative del Distretto Culturale, a Monno è proseguito senza sosta per tutto un fine settimana dello scorso autunno il laboratorio di intreccio del legno tenuto dal designer Blaise Cayol per Aperto, che ha visto protagonisti i ragazzi del paese e studenti della Naba (Nuova accademia di Belle arti di Milano). In due giorni la comunità, utilizzando l’antica arte dell’intreccio delle fibre di vimini, ha prodotto una capanna nel parco giochi, un pannello per rampicanti, cesti e graticci, che hanno reso il paese ancora più bello.
Prima di lasciare la valle, infine, non possiano non passare anche da Bienno (Bs), Bandiera arancione del Tci, rinomato nel passato per la lavorazione del ferro. Ma questa è un’altra storia...