Il Viaggiatore. Nel bunker di Churchill

In tempi di Brexit, un’esplorazione sotterranea sulle tracce londinesi del grande statista

Dopo il referendum sulla Brexit, dopo la temuta schedatura dei lavoratori stranieri, il Regno Unito sembra voler mostrare il lato più chiuso della propria insularità. E torna in mente il leggendario titolo di un giornale britannico che pare recitasse: «Nebbia sulla Manica. Il continente è isolato». Scherzi a parte, cosa è successo a Londra nel giro degli ultimi mesi? La risposta è piuttosto prevedibile: praticamente ancora nulla, malgrado quella che molti hanno definito la «vergognosa» fuga dall’impegno europeistico. Certo è che questa guerra psicologica deve aver agito subliminalmente sui miei progetti, spingendomi a una visita che finora non mi era mai passata per la testa: quella al cosiddetto bunker di Churchill. Così ho deciso per quel sottosuolo dove, durante il secondo conflitto mondiale, si annidò lo stato maggiore inglese per operare al riparo dei bombardamenti nazisti. Aria di coprifuoco, dunque, malgrado lo splendore del vicino St. James’s Park.
L’ingresso al reticolo di gallerie si trova infatti accanto a Downing Street, sorvegliatissima residenza del primo ministro britannico, e non lontano dal magnifico slargo in terra battuta dedicato alla guardia a cavallo, la cosiddetta Parade. Al cospicuo prezzo di 19 sterline, l’Imperial War Museum offre sia le Churchill War Rooms (ossia le stanze del primo ministro e del comando), sia un museo dedicato al grande Winnie (questo il soprannome di Winston). Quanto alle prime, si tratta di un autentico complesso ipogeo, ma per i vivi, invece che per i morti. Venne aperto nel 1938 ma diventò operativo nel 1939: furono prese qui tutte le decisioni belliche del Regno Unito fino al 1945. Dotata di alloggi, uffici, apparecchiature di trasmissione, insonorizzazione e ventilazione, protetta da uno strato di cemento armato dello spessore di circa un metro e mezzo, la fortezza sepolta presenta oggi trenta stanze, con i dormitori degli ufficiali e la camera da letto di Churchill. Tutto è stato lasciato come allora, con i muri ancora coperti da mappe, e manichini che telefonano, scrivono o discutono i movimenti delle truppe.
Da segnalare la macchina da scrivere muta, appositamente fabbricata dalla Remington su volere del Primo Ministro, il quale, acerrimo nemico dei rumori, fece affiggere inoltre un cartello che vietava ai collaboratori di fischiettare nei corridoi.
Più prevedibile, seppure non meno interessante, il Churchill Museum, sempre sotterraneo ma sgargiante, luminoso, moderno e interattivo. Vi si trovano molti documenti personali, quadri, filmati e divise. Ma il troppo stroppia, e quindi, per bilanciare questa lunga immersione nella vita dello statista inglese più importante del secolo scorso, si consiglia una visita alla Tate Modern, il museo più visitato al mondo (è gratis). Inaugurata nel 2000, nel giugno scorso la sede è stata ampliata con l’inaugurazione della Switch House, un’audace piramide tortile in mattoni ideata dagli architetti svizzeri Herzog & de Meuron. Dopo tanti cuniculi e tunnel, niente di meglio che finire in bellezza sul suo spazioso terrazzo panoramico.