Targhe blu. Orengo in Liguria

In Miramare lo scrittore piemontese ricorda l'infanzia nei giardini della residenza di famiglia, villa Hanbury a Ventimiglia

«E allora in terra, intorno, ci vado a piantare nella terra tutta sparsa da prima ci vado a piantare il vischio parassita, il gittaione peloso, porporino e velenoso, gli stringoli glabri, il garofanino roseo, il fior di cuculo vischioso....»

In un furore nominatorio con pochi uguali nella letteratura italiana, e che prosegue elencando centinaia di erbe, il giovane Tomaso, prigioniero di un giardino botanico e figlio di amori illeciti dei proprietari, sogna di scappare, di fare invadere quella collezione di piante esotiche dalla flora selvatica che sta fuori. Finirà per dare fuoco alle serre, per uccidere il «padre-giardino». Il libro è Miramare del 1976, l’autore è Nico Orengo, il giardino protagonista adombra quello di Villa Hanbury tra la penisola di Mortola e Ventimiglia, nell’estremo Ponente ligure che confina con la Francia. Acquistata nel 1867 da sir Thomas Hanbury, esportatore inglese di tè a Shanghai, che vi eresse un giardino di piante tropicali fra i più noti d’Europa (dal 1987 lo gestisce l’università di Genova, che lo ha reso visitabile), la villa appartenne poi ai marchesi Orengo di Ventimiglia, patrizi di antica nobiltà che avevano fra gli antenati trovatori e corrieri dei papi avignonesi.

Giornalista e scrittore, cresciuto a Torino ma con salde e appassionate radici in queste terre, Nico Orengo diceva di sé: «Ero cresciuto in un giardino botanico con piante e fiori che venivano dai quattro punti cardinali. Io vedevo jacarande e brachichiti, peonie e dature, palme e bambù. Ed entravo in classe dalla finestra, dopo avere attraversato fasce di ulivi e garofani, di rose e fave e carciofi».

Illustrazioni di Gianluca Biscalchin